Case di Stefano
Il complesso delle Case Di Stefano era una masseria tipica a doppia corte, sorgeva in posizione dominante rispetto al feudo di cui costituiva il centro amministrativo e dall'esterno aveva un aspetto di luogo fortificato.
L'elemento centrale era costituito da un largo spazio aperto e in pendio (Baglio, corte) limitato, a monte dal più grande dei magazzini, a valle da edifici più bassi destinati ad uffici per l'amministrazione mentre trasversalmente e digradanti erano disposti i vari locali per la conduzione agricola e la residenza per il personale stabile. L'edificio padronale, posto in mezzo, separava le due corti definendone anche il carattere: la corte più bassa riservata alla famiglia e quella più alta, per gli usi agricoli, con un suo ingresso indipendente per il passaggio dei carri, provvista di pozzo e pinnata. (tettoia)
Gli ingressi e i passaggi da una corte all’altra, erano segnalati da torrette.
Accanto al baglio vero e proprio altri recinti servivano al ricovero degli animali.
Separato dalla masseria sorgeva il giardino ornamentale, secondo una pratica diffusa nella campagna siciliana, che voleva la costruzione del giardino riservato al puro piacere contemplativo in contrapposizione al verde produttivo della campagna.
Cinto da mura, definito da un fitto filare di alberi, vicino o lontano dalla casa, scandiva l'assolato paesaggio dell'entroterra siciliano; un segno antico della presenza della casa, dell'acqua, dell'uomo.
Anche qui nelle Case Di Stefano, adagiato alla base del pendio, separato e cinto da muri, il giardino era organizzato da viali a croce disegnati dalle siepi di bosso e confluenti in un nucleo centrale dove era posta la statua di un antenato. Dove il giardino si sfumava verso la collina, una passeggiata sopraelevata, definita da un doppio filare di palme washintonie, punteggiata da luoghi di sosta, vasche e panchine, anticipava il sentiero che conduceva alla torretta di controllo (guardiola) posta sul punto più alto.
Il terremoto del 1968 non fa che accelerare un’opera di distruzione destinata comunque a compiersi dal momento in cui la masseria perde il territorio e tutte le attività a cui aveva fatto da centro.
Al momento dell’incarico poco rimaneva degli edifici che costituivano il Baglio e alcuni frammenti erano di difficile lettura.
Un primo lavoro è consistito nel fare contemporaneamente un disegno di ricostruzione dell’aggregazione degli edifici ed uno di descrizione dell’orografia del posto.
Il progetto lavora all’adattamento degli edifici alla nuova destinazione di Museo e Centro culturale mettendo a punto una strategia di interventi che, per sottrazioni, scollamenti, ricostruzioni, coinvolgendo gli edifici e gli spazi aperti, modifica l’impianto generale del baglio: da costruzione chiusa ad un insieme di edifici, definiti funzionalmente e formalmente, le cui relazioni generali sono affidate ad una trama di percorsi, corti, terrazze passanti, patii , passaggi. Lo stesso paesaggio circostante viene coinvolto nella definizione dell’insieme per l’apertura delle due corti verso la campagna, e per l’altezza dei muri delle terrazze che, allontanandolo, lo includono nello spazio interno.
La casa padronale, costituita al piano terra da magazzini affiancati ed accessibili solo dall'esterno, viene modificata con l'apertura di gallerie longitudinali che ne permettono l'uso dall’interno; cosi come la sequenza degli spazi domestici della foresteria al piano superiore viene disimpegnata da un percorso galleria che trova la sua conclusione negli ambienti di testata: da un lato nella torretta sul passaggio laterale a dall’altro nella corte alta e con un’uscita verso la passeggiata delle palme. Questo nuovo tipo a stanze e galleria con l’aggiunta di un mezzanino, viene utilizzato per disegnare l'edificio dei laboratori, interamente nuovo, allineato, a valle della corte bassa, lungo la strada poderale; i suoi disimpegni interni ed esterni sono interrelati con gli attraversamenti trasversali.
Il nuovo lato a nord, ricostruito interamente affiancando edifici funzionalmente diversi, propone una virtuale chiusura del baglio, ma il suo tracciamento distaccato dagli edifici esistenti, permette l’introduzione di un nuovo attraversamento: una strada interna, parallela al vecchio accesso assiale che modifica la gerarchia tra gli edifici e la sequenza degli spazi aperti.
La strada ordina gli edifici recuperati ed i nuovi ricostruiti, attribuisce un valore urbano alle costruzioni ed agli spazi che vi si affacciano, e questo serve a rafforzare la nuova funzione pubblica dell'intero insediamento.