Concorso per il Centro culturale con annessa biblioteca mediateca di Olivadi
L’edificio proposto cerca di risolvere con il suo disegno morfologico i temi delineati in rapporto al tessuto urbano: edificio come “porta” ovvero come limite fra città e campagna, come passaggio fra tessuto urbano e natura; edificio come riconnessione di un “vuoto” urbano in posizione d’angolo, collocato sul punto di fuga delle strade.
Il disegno in pianta ed in alzato dell’edificio cerca di colmare il vuoto urbano lasciato dal demolizione di Palazzo Turrà, realizzando tuttavia una distanza dagli edifici al contesto.
Il filo di facciata in planimetria riprende l’allineamento della cortina edilizia, tuttavia la giacitura planimetrica in profondità del corpo principale dell’edificio si discosta dal contesto, piegando lievemente verso ovest.
La giacitura principale dell’edificio accompagna quindi la direzione del passaggio, dell’attraversamento dell’edificio stesso. Il volume realizzato dal corpo principale risulta avere una direzione precisa, come un cannocchiale puntato verso la campagna, verso nord-est. Questa direzione, questo sguardo verso la collina viene sottolineato dal progetto architettonico dell’edificio, come sguardo privilegiato, quasi come unico affaccio.
Il disegno dell’edificio prende avvio dalla volontà di conservare, per quanto possibile, la memoria del luogo, la memoria del palazzo Turrà ed il suo significato di porta di passaggio: la conservazione degli archi di accesso al palazzo e di attraversamento dello stesso, risulta un elemento importante sia come testimonianza storica ma anche come simbolo per l’identificazione del luogo da parte della comunità, come elemento di riconoscibilità.
Si sceglie di inserire i volumi del nuovo edificio in rapporto al contesto cercando di scostarli lievemente, di separarli per quanto possibile dalla cortina edilizia: realizzando piccoli vuoti, un piccolo cortile, un terrazzo.
Il fronte principale su via Virello, dove è collocato l’ingresso, viene mantenuto il più possibile chiuso, lapideo, privo di affacci e aperture, “volume pieno”. All’opposto il fronte verso la collina viene aperto per massima parte, come un “cannocchiale” puntato sul territorio circostante.
La struttura portante dell’edificio attraverso la concentrazione dei servizi in un nucleo compatto, aiutano la distribuzione delle funzioni in uno spazio fluido, sommamente flessibile a tutti i piani.
L’edificio presenta facciate rivestite in pietra, con bisellature per definizione di grandi campiture. La memoria storica viene perpetuata con il permanere degli archi e con l’impiego di una texture che ricorda la composizione del paramento murario con le sue bucature per i paletti in legno delle strutture di epoca medievale.
Il tema delle travi in legno di castagno dei solai dell’edificio storico viene ripreso dalle pavimentazioni esterne delle strade di cui si propone la riqualificazione realizzando attraverso l’infissione di sezioni di tronchi di castagno locale componendo un disegno a terra piacevole.
GRUPPO DI PROGETTAZIONE:
arch. PIER ALBERTO FERRE’ (A+C architetti) CAPOGRUPPO
arch. CAROLINA FRANCESCA ROZZONI (A+C architetti)
arch. ANGELO BIRAGHI
ing. ANDREA CASTIGLIONI (strutture)
ing. EMILIO PANZERI (impianti)
arch. LINDA BERTIN (collaboratore)