Completamento dei lavori di restauro del Teatro Petruzzelli di Bari
Tra qualche settimana sarà restituito alla città di Bari, dopo il lungo percorso della ricostruzione, il Teatro Petruzzelli.
Icona artistica ed architettonica della città nel secolo scorso, il teatro e la sua produzione appartengono ormai alla storia di questi luoghi, ai quali ha dato rilievo e fama internazionale.
Il teatro, tra i quattro più grandi d’Europa all’epoca della sua costruzione, venne realizzato su iniziativa di due imprenditori, i fratelli Onofrio ed Antonio Petruzzelli, esperti ed attivissimi commercianti.
Affidarono la redazione del progetto all’ing. Angelo Messeni, capo dell’ufficio tecnico del Comune di Bari, nonché cognato dei due imprenditori e decisero di proporre la realizzazione di un grande teatro polifunzionale (politeama) in grado contestualmente di accogliere un pubblico numeroso (circa 3.000 spettatori) e soddisfare istanze elevate sotto il profilo architettonico, attraverso un apparato decorativo altamente qualificato.
Per una città di circa 50.000 abitanti si trattò certamente di un investimento di valore strategico, anche se apparentemente estraneo alle logiche imprenditoriali tradizionali rivolte generalmente ad investire capitali in terreni e speculazioni edilizie.
Su un’area ottenuta in concessione dal Comune, il teatro fu eretto in un luogo all’epoca isolato, ai margini dell’edificato ottocentesco, ed occupò un’area più ampia di quella prevista per un intero isolato nel programma di espansione murattiana. L’edificio ed il luogo, oggi cuore della città moderna, divennero da subito simboli delle capacità di sviluppo di un contesto socio-imprenditoriale, che ambiva a confrontarsi con le realtà ben più avanzate dell’Europa del nord.
Il progettista, l’ing. Messeni, attinse a modelli formali di teatri molto noti. Egli si recò in Italia e all’estero, specie a Parigi. Dal confronto del tipo di pianta, nonché della distribuzione dei percorsi e dalla sistemazione dei palchi, si scorgono importanti segni che legano l’Opera di Parigi al Teatro Petruzzelli di Bari..
La prima pietra del “Politeama Petruzzelli” fu posata il 29 giugno 1898. L’inaugurazione avvenne il 14 febbraio 1903 con l’opera “Gli Ugonotti” e da subito accadde che un grande teatro e la comunità che gli aveva dato vita diventassero una sola cosa.
Il Rogo.
Il 27 Ottobre del 1991 il Teatro Petruzzelli, venne distrutto nottetempo da un terribile rogo.
Per un lungo periodo, speso nella ricerca delle cause del disastro, l’edificio si ergeva monumentale con il suo involucro esterno grottescamente indenne, mentre all’interno si presentava l’immagine spettrale delle macerie a lungo fumanti e del gigantesco “ragno” costituito dal collasso della struttura d’acciaio della cupola.
La cavea e la torre scenica vennero divorate dalle fiamme, che invece risparmiarono le strutture degli ordini dei palchi ed alcuni resti dell’apparato decorativo di proscenio; si salvarono inoltre, gran parte del Foyer e molti altri ambienti di notevole qualità architettonica dell’articolata struttura.
Il progetto di recupero architettonico e funzionale.
Per quanto premesso, ed in particolare in relazione alla funzione rappresentativa del Teatro Petruzzelli per la città di Bari, l’obiettivo principale del progetto è stato la conservazione “dell’identità” architettonica dell’edificio, intendendo per questa gli elementi fondamentali della sua riconoscibilità e cioè le spazialità della cavea e del foyer ed i relativi apparati decorativi. Sia nel recupero che nelle indispensabili trasformazioni di adeguamento funzionale alle necessità di una moderna e produttiva struttura teatrale il progetto architettonico è stato articolato intorno a due temi fondamentali:
- la conservazione del monumento e delle sue qualità spaziali e materiali;
- l’integrazione delle parti incomplete o destinate ad accogliere nuove funzioni, nel rispetto dei criteri d’impostazione dell’impianto originario e di adeguamento agli standards di sicurezza.
Il progetto della conservazione del monumento è stato affrontato con la convinzione che l’autenticità degli spazi e dei materiali costituisca il valore fondamentale degli edifici antichi. Da tale premessa è scaturita la necessità, per la parte del teatro nella quale sono sopravvissute esclusivamente le spazialità, di riconfigurare l’apparato decorativo con i materiali e le tecniche originarie, in accordo, per quanto possibile, con le esigenze della sicurezza.
Nelle aree da rifunzionalizzare, il progetto ha previsto nuovi inserimenti architettonici, sia di tipo puntuale (guardaroba, biglietteria, bar, ingresso addetti) che estesi (apparato scenico). Assolutamente riconoscibili nel loro aspetto “contemporaneo”, essi sono stati affrontati secondo criteri di leggerezza, reversibilità, innovazione tecnologica, con inserimenti discreti all’interno del corpo di fabbrica riportato agli antichi splendori.
Anche l’adeguamento alle norme di sicurezza vigenti ha rappresentato un aspetto rilevante dell’intervento di rifunzionalizzazione del teatro: è stato necessario prevedere l’inserimento di nuove scale di sicurezza per il deflusso degli spettatori dalla sala (opportunamente collocate nel rispetto del razionale e simmetrico schema distributivo che caratterizza l’impianto) e l’adeguamento di vani scala preesistenti nella zona dei camerini e a cavallo tra la sala e l’area scenica. Una strategia distributiva che, attraverso passaggi di servizio filtrati, collega tra loro tutte le scale di sicurezza, garantendo agli spettatori un sistema di vie di fuga assolutamente sicuro, di comoda percorrenza e di facile individuazione.
Particolare attenzione è stata inoltre dedicata al problema del superamento delle barriere architettoniche: la meccanizzazione dei collegamenti verticali nei punti nodali del percorso consente ai portatori di handicap la più completa e comoda accessibilità in qualsiasi area dell’edificio teatrale, compresi gli spazi tecnici destinati agli addetti quali palcoscenico e camerini.
Gian Luigi Sylos Labini