Città Alessandrina
Centro culturale integrato.
Affrontare il tema della progettazione di un centro culturale nel quartiere Alessandrino è sostanzialmente affrontare il problema della riqualificazione urbana di una parte del settore della periferia est di Roma. Ex borgata abusiva, il quartiere si è sviluppato a partire dall’inizio del secolo scorso tra la via Casilina e la via Prenestina, grazie proprio alla presenza delle consolari che consentono un collegamento diretto con il centro. La struttura orografica è caratterizzata dai tratti morfologici tipici dell’agro romano, la cui successione di rilievi e avvallamenti è misurata dal filo orizzontale dell’acquedotto Alessandrino. Lacerti di agro romano, intramezzati a brandelli di città, caratterizzano la struttura del tessuto urbano fino a ricomporsi in sistemi di maggiori dimensioni dove è ancora percepibile il rapporto originario dell’acquedotto con il proprio contesto naturale. La struttura urbana è composta quasi esclusivamente da piccoli nuclei di edilizia residenziale compatta con spazi pubblici e infrastrutture carenti o fortemente degradati.
La scala urbana
L’area di progetto è un luogo interstiziale compreso tra l’ultimo brandello del tessuto della borgata abusiva e il vasto Parco Alessandrino. Rimasta ai margini dell’edificato, questa parte del territorio è oggi solcata dal tracciato lineare di un cannetto, ultima memoria di un fosso che ha costituito una naturale frontiera all’edificato. Due tra le principali strade di strutturazione del quartiere si interrompono proprio in prossimità di questa linea di confine, rimanendo sospese in una dimensione urbana tutta irrisolta, salvo il fatto di costituire il naturale accesso al Parco di Tor Tre Teste. La riqualificazione di tessuti cresciuti in modo spontaneo e al di fuori di qualsiasi programmazione organica della città, non sembra possa avvenire attraverso l’inserimento di una architettura che possa manifestarsi come un oggetto autoreferenzial, benché di qualità. È questo il motivo per cui il progetto rinuncia a mostrarsi all’esterno e sceglie di porsi, da una parte, come l’estrema propaggine del Parco verso il tessuto esistente e, dall’altra, come il punto nodale tra il Parco stesso e quel sistema di spazi pubblici che l’Amministrazione rintraccia nei frammenti interstiziali del tessuto lungo l’acquedotto Alessandrino. Disposto longitudinalmente lungo la linea di confine oggi tracciata dal canneto, sull’impluvio naturale della valle, l’edificio – con il suo sistema di percorsi che prende avvio dalla nuova piazza dell’Acquedotto Alessandrino quasi ad esserne la sua naturale prosecuzione sia sul piano funzionale che paesaggistico – intende risolvere anche l’interruzione di via degli Olmi e via dei Meli in prossimità del Parco, reinserendo le due strade in una strutturazione organica del sistema delle percorrenze.
L’andamento orografico e la modellazione del territorio libero dall’edificazione, assumono un ruolo fondante nell’organizzazione morfologica dell’intervento: l’incontro tra la massima depressione altimetrica e la sommità del pianoro offre l’occasione per trovare il luogo di edificazione del Centro Culturale. Se da un lato, questa scelta sembra seguire le connaturate e già predisposte condizioni morfologiche del sistema naturale, dall’altro, la cavità ipogea che ne risulta permette l’articolazione dei luoghi del Centro Culturale: lo spazio compresso tra le due quote si dilata orizzontalmente fino a risolversi nell’articolazione degli spazi alla quota più depressa, mentre alla quota sommitale viene garantita una continuità d’uso pubblico; la presenza di corti intorno alle quali si articolano i luoghi del Centro Culturale, garantisce, invece, soleggiamenti e ventilazioni naturali che qualificano la condizione ipogea dell’edificio.
Il Centro Culturale: articolazione funzionale
Un lungo percorso pedonale prende lentamente avvio dall’esistente piazza dell’Acquedotto Alessandrino e offre l’occasione sia per salire sulla copertura del giardino pensile che per discendere all’interno del Cento Culturale, dove un grande atrio d’ingresso mette immediatamente il fruitore in contatto visivo con un giardino strutturato in filari regolari di alberi da frutto e raccolto in una dimensione quasi privata di verde attrezzato a servizio del Centro Culturale. Alla quota dell’atrio si articolano le principali funzioni del Centro, ordinate in nuclei autonomi che si coagulano intorno alle corti secondo funzioni tra loro assimilabili: un centro per le attività culturali ed associative; un centro per l’orientamento nelle professioni; un centro di aggregazione per anziani e un bar/ristoro. I diversi nuclei si configurano come spazi fortemente caratterizzati e definiti da un punto di vista architettonico, ma assai flessibili nella distribuzione e strutturazione interna; gli “spazi residuali” e il “giardino privato” sono pensati, invece, come i luoghi dove si incentiva l’aggregazione e le attività temporanee ed integrative. Dall’atrio, una lenta rampa discende fino alla quota interrata e si configura come una grande voragine che mette in rapporto diretto il piano principale con quello interrato, dove si sviluppa il centro per le attività sportive e le cure fisioterapeutiche. Sostanzialmente circoscritto alla quota più bassa dell’edificio il nucleo delle attività sportive partecipa comunque del Centro Culturale nel suo complesso, trovando nella grande rampa e nello spazio a doppia altezza della palestra, l’occasione per una organica integrazione con tutto lo spazio architettonico. Alla stessa quota del centro per il benessere e lo sport, si sviluppa anche il parcheggio pertinenziale del Centro Culturale (di circa 1100 mq) e trovano una coerente collocazione gli spazi di sevizio: depositi, locali tecnici e una cisterna per la raccolta e il riutilizzo compatibile delle acque meteoriche.
Struttura portante, elementi di distribuzione verticale e sistemi impiantistici
La struttura portante dell’edificio è realizzata con un sistema misto di setti e pilastri in calcestruzzo, travi realizzate in opera ovvero in c.a. precompresso per le grandi luci e solai in calcestruzzo armato prefabbricato, realizzati con strutture a forma di TT. I nuclei funzionali che ospitano le diverse attività alla quota +35.00mt, sono misurati dai volumi serventi in cui sono stati inseriti i servizi igienici, gli elementi di distribuzione verticale e i sistemi di ventilazione necessari per il corretto funzionamento igrometrico dell’intero edificio. Riferendosi in particolare al centro per le attività sportive posto al piano interrato, il progetto intende affrontare e risolvere in modo organico le condizioni poste dal corretto funzionamento dall’impianto sportivo e in particolare dalla piscina. Come è noto, quest’ultime producono una notevole quantità di vapore acqueo che innalza il livello di umidità relativa negli ambienti circostanti, causando disagio termico. L’eliminazione di grandi quantità di vapore in eccesso costituisce il problema tipico del condizionamento dell’aria degli impianti coperti. Ricorrendo a grossi camini a sezione rettangolare viene innescato un flusso ascendente di aria calda ed umida che sottrae agli ambienti sottostanti l’eccesso di umidità, favorendo al tempo stesso la ventilazione naturale. Tali camini, che costituiscono le pareti che delimitano la sala conferenze, rendono inoltre possibile l’illuminazione naturale della piscina e di una porzione della palestra.
Le materie e l’immagine architettonica
La scelta dei materiali non può che riferirsi a quel principio generale che vede prevalere sull’eccezionalità l’omogeneità, sull’individualità la condivisione congrua dei caratteri fisici, meterici e cromatici che connotano con coerenza il luogo: l’Acquedotto, la cisterna e, per ultimo, la piazza dell’Acquedotto Alessandrino che già testimonia una sensibilità architettonica contemporanea ma, nello stesso tempo, delineata verso questa scelta culturale. In ragione di questo, tre materie – il mattone, il travertino e il calcestruzzo trattato – gestiscono l’intera immagine architettonica cercando, quindi, il più possibile di rendere l’edificio organicamente connesso con la parte più qualificata di questo territorio. La grande lastra di copertura del Centro Culturale – ovvero la piazza e i grandi assi di attraversamento – saranno pavimentati in grandi lastre di travertino bocciardato: una superficie luminosa inserita nello sfondo del paesaggio naturale. Una scelta, quindi, che intende connotare fortemente lo spazio pubblico, affidando alla tradizione del materiale anche il valore simbolico legato alla tradizione urbana di Roma. Gli elementi costituenti il Centro Culturale, invece, saranno realizzati con strutture in calcestruzzo armato rivestite in mattoni: vere e proprie stanze monomateriche emergenti dal suolo, anch’esso rivestito con lo stesso materiale. Gli infissi saranno in acciaio e legno con grandi partiture in modo da potenziare il rapporto con l’esterno; le finiture saranno in legno di rovere. Tutte le sistemazioni esterne carrabili saranno realizzate con calcestre stabilizzato, in modo da integrarle nel verde e da garantire la permeabilità all’acqua.