FIENILE COCCHI
UNA STORIA La stretta correlazione tra le evoluzioni di un complesso architettonico e il contesto socio-economico ed urbano nel quale esse accadono è particolarmente evidente ripercorrendo la storia dell’ex Distelleria Cocchi, già Casa Corradini: una corte rurale dei primi anni del ‘700 posta sulla direttrice che dalla città conduceva verso la montagna e del quale l’ex fienile costituiva uno dei corpi funzionali allo sviluppo dell’attività.
La sua storia si è intrecciata saldamente alle vicende dell’ex Stradone di San Pellegrino, oggi Viale Umberto I, sin dai tempi in cui grazie alla deviazione del torrente Crostolo, lo Stradone assurse ad un rilevante ruolo urbano, quale asse viario di connessione tra la città murata e le Ville suburbane.
L’affievolimento dell’attività agricola in questa porzione di territorio e il conseguente indebolimento del rapporto con la campagna, culmina nel 1856 con l’acquisizione dell’intero complesso da parte della famiglia Cocchi che qui installa l’omonima distilleria di liquori.
Il nuovo uso e il conseguente sottoutilizzo dei fabbricati a servizio dell’attività agricola, tra i quali l’ex fienile, ha favorito negli anni il loro progressivo degrado. Una condizione che ha raggiunto il suo culmine quando, intorno agli anni ‘80 del secolo scorso, la Liquoreria cessa la produzione e il complesso cade in una condizione di abbandono.
Per il valore storico-artistico e testimoniale del complesso e con l’intento di preservarne le caratteristiche, nel 1992 è stato oggetto di vincolo di tutela da parte del Ministero per i beni culturali.
Sul finire degli anni ‘90 è stata restaurata la palazzina d’angolo, anch’essa versante in condizioni critiche e che oggi ospita abitazioni e spazi commerciali al piano terra. Più recentemente sono stati completati i lavori di restauro anche della porzione che un tempo ospitava i braccianti impiegati nei campi, oggi destinata ad uffici. In questo quadro, quello dell’ex fienile risultava l’ultimo tassello da ricomporre e recuperare, per continuare a garantire a questo complesso architettonico altri secoli di storia.
UNA STORIA NUOVAIl progetto di restauro è stato sin da subito orientato ad esaltare i valori spaziali e le caratteristiche fisiche dell’ex fienile Cocchi: un passo strutturale molto leggibile nei suoi elementi costitutivi (le paraste perimetrali e la fila di alte colonne centrali), un grande volume diviso in due aree disposte su livelli differenti ed un imponente copertura composta da capriate e travi in legno di rovere. La principale criticità relativa al riutilizzo a fini residenziali dell’ex fienile era certamente l’esiguo numero di aperture presenti, con la conseguente scarsità di luce e aerazione naturale. Questo elemento, unito alla necessità di non modificare la morfologia compositiva dei fronti urbani oggetto di vincolo, ha imposto la necessità di intervenire principalmente dall’alto, agendo sulla copertura del fabbricato.
Se per le camere e gli ambienti di servizio sono state realizzate delle nuove finestre a tetto, il simbolo dell’intervento, per la sua rilevanza, è certamente il patio centrale: non solo un foro nella copertura, ma un’operazione di addizione realizzata tramite l’inserimento di un grande volume di luce totalmente vetrato attorno al quale si articolano i nuovi ambienti e capace di rimarcare una chiara distinzione tra il nuovo e l’esistente.
Anche la proposta di layout si articola sulla lettura dell’impianto strutturale e spaziale: la suddivisione del volume è mantenuta con la collocazione della zona notte nella parte superiore (di altezza interna più ridotta) e della zona giorno in quella inferiore. La disposizione della zona notte segue lo schema strutturale del fabbricato ed è organizzata sull’alternanza tra camere e ambienti di servizio, connessi da un generoso spazio di distribuzione in continuità fisica e percettiva con il grande open space dalla zona giorno, caratterizzato dalla storiche capriate lignee ed organizzato in due aree attorno al patio centrale. Per la scelta dei materiali e delle finiture interne ci si è basati sulla rilettura dell’esistente, costruendo intorno alle caratteristiche materiche dell’edificio una palette limitata, coerente e capace di esaltarne il valore storico ed estetico: per la definzione dei nuovi ambienti si è optato per l’utilizzo di pareti in mattone faccia a vista, intoducendo nella fascia superiore un sistema rivisitato di gelosie, mentre le pareti perimetrali esistenti sono state trattate con una finitura a calce naturale a grana grezza di tonalità calda, così come i pavimenti, sempre in calce mista a resina. Il nuovo blocco scale, così come i serramenti ed altri elementi di dettaglio sono stati invece realizzati in metallo brunito. A completare la palette si è scelto il legno in una colorazione naturale per gli elementi di arredo progettati e realizzati su misura, per integrarli quanto più possibile nell'architettura.