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Il progetto consiste nella demolizione di un edificio dismesso dal 2014 e nella sua ricostruzione per l’ampliamento di un’attività logistica. Attraverso l’utilizzo di una matrice che analizza le caratteristiche degli agenti climatici (vento, calore, sottosuolo e soprasuolo) e degli obiettivi architettonici (ricostruzione e spostamento edificio) il progetto scaturisce da una strategia per scenari di trasformazione e reazione, permettendo di creare spazi covalenti che offrono anche benefici psicobiologici e sociali dei fruitori degli spazi di lavoro.
L’intento è l’applicazione di nuovi principi progettuali sperimentali, attraverso una simbiosi con il contesto per un’antifragilità territoriale mirando ad un nuovo approccio per l’architettura produttiva.
Il cuore del progetto è l'idea di un parco logistico potenziato.
Il committente chiede di pensare a una possibilità di evolvere la situazione attuale, ottimizzando il vuoto: il rapporto vuoto costruire scaturisce in uno spazio più ampio tra altri due magazzini, in cui si troverà il nucleo del parco logistico. È stato progettato anche un vuoto in grado di catturare le quantità di pioggia attuali e future precipitazioni, liberando le superfici impermeabili esistenti e convogliando
l'acqua in una striscia di vegetazione reattiva, uno spazio ipernaturale che offre anche un luogo di qualità ai lavoratori. Il processo, oltre a soddisfare i parametri urbanistici richiesti dal regolamento comunale, i C.A.M. e il programma Agenda 2030, innesca una anti-fragilità climatica del paesaggio preesistente, attraverso la creazione di una superficie verde di qualità e con aumento dell’infiltrabilità del suolo, costituente i fronti urbani.
Alla scala architettonica i canoni compositivi declinano il principio del tempio in chiave profana in architettura industriale, come nuovo tempio della produzione: chiusure c.a.p. con partitura verticale dei pannelli, morfologia di copertura a due falde, celebrazione del timpano e degli elementi tecnologici e costruttivi utilizzati, messi in risalto dagli spazi e dalla scelta dei materiali, che, alternandosi tra pieni e semiopachi, generano un gradiente dall’attacco a terra alla copertura, efficientando ed ottimizzando le condizioni termo-igrometriche e di illuminazione naturale dello spazio interno del lavoro.
Il rendimento dell’ambiente viene garantito dall’utilizzo del cemento armato precompresso, avente peculiarità architettoniche poliedriche e flessibili, capaci di sopportare condizioni climatiche e geologiche con diversi stress atmosferici e sismici, garantendo elevati tassi di sicurezza ed efficienza misurati negli standard di aerazione, illuminazione e resistenza.
Calcestruzzo, acciaio e impianti tecnologici come elementi complementari in una composizione di elementi puri.
Il flusso progettuale utilizzato è considerato trasponibile e multiscalare, diventando quindi un modello progettuale a scala pianificatoria per le aree produttive, migliorando il ciclo di vita dell’opera nella temporalità climatica esistente e futura.