Casa in Valtellina
Una casa di Alfredo Vanotti in Valtellina – a dominio dei vigneti del Sassella – ci mostra la possibilità di procedere dalla materia all’idea, in direzione opposta al principio meta-progettuale platonico.
Lo fa a partire da una sintesi analitica, geometrica e ultra-materica degli elementi naturali di contesto: il granito su cui è fondata l’orografia del suolo, la trama mistilinea delimitata dai filari vitati, la giustapposizione casuale di pieni e vuoti del borgo di Castione che vi fa da sfondo.
La tettonica: una piattaforma aggettante sul dosso scosceso verso il fondovalle, incisa da una vasca e da sapienti quadrature di verde, definisce una corte murata capace di proteggere il dispiegamento di volumi che contengono l’abitazione.
La texture: una ritmica di doghe in pino lariccio segna le facciate e la corte aperta, in contrapposizione dialettica con la continuità traslucida e riflettente delle ampie vetrate a sud, delle aperture a nastro e dei parapetti in cristallo a garanzia di una perfetta compenetrazione fra interno ed esterno.
Il fondale: il rapporto soggetto-sfondo è a tutto vantaggio della veduta da mezzogiorno, dove la villa sembra voler integrare le emergenze monumentali retrostanti come il campanile, le aie e i barracani di antiche baite, le creste delle Alpi Retiche svettanti oltre il mantello cangiante dei boschi e del paesaggio naturale.
Alcune sapienti operazioni di ritaglio e svuotamento della scatola muraria fanno il resto, consentendo il dispiegarsi di forme aperte e forme conchiuse che dall’esterno procedono verso il cuore dell’edificio, generando sussulti plastici – nell’incontro/scontro fra setti verticali e parti intradossate della copertura – traslazioni di materiale – calcestruzzo sbalzato in lastra contro paramenti a doghe lignee – opposti cromatismi – gli accessori total black di bagno e cucina e le superfici riflettenti delle chiusure esterne -.