NUOVO COMPLESSO PARROCCHIALE DELLO SPIRITO SANTO
Rapporto con l'ambiente urbano
Il progetto prova a esprimere con chiarezza ed efficacia un appropriato rapporto con il territorio circostante, ricorrendo a un sistema di forme chiare, familiari, riconoscibili quali elementi di rafforzamento dell’identità dell’intero territorio della parrocchia. La costruzione del nuovo complesso parrocchiale dello Spirito Santo potrà costituire, tra l’altro, un elemento primario per una strutturazione più ordinata del territorio nell’area interessata in contrada Pezzapiana, dove, alla pur evidente valenza ambientale e paesaggistica del luogo non ha corrisposto nel tempo una trasformazione sempre controllata dal punto di vista qualitativo.
L’area destinata alla realizzazione del nuovo complesso parrocchiale è un pezzo di campagna periurbana posto al centro di un “ventaglio” aperto verso ovest, nord ed est, che racchiude il territorio della parrocchia. Il principio insediativo del nuovo complesso parrocchiale e la sua complessiva forma architettonica cercano di interpretare criticamente le tracce significative del sistema orografico e di quello insediativo originario del territorio abitato, nonché le peculiarità e le valenze identitarie sedimentatesi nei tempi brevi o lunghi della storia, insieme agli elementi significativi dell’ambiente e del paesaggio. Queste scelte fanno sì che il territorio di riferimento del nuovo complesso parrocchiale sia molto ampio, non racchiuso nei confini del lotto ma esteso oltre i suoi limiti fisici fino all’intero territorio della parrocchia a nord, al massiccio del Taburno-Camposauro a ovest e ai rilievi del Partenio e alla città consolidata a sud-ovest.
Le creste dei rilievi montuosi, l’orografia del suolo, la relazione con la città, la luce, l’alba e il tramonto, e poi la pietra calcarea chiara, il cemento, il legno, la vegetazione sono i materiali di cui è fatto il nuovo complesso parrocchiale.
La forma del lotto, il contesto agricolo in cui si trova e la conformazione orografica del sito – un unico piano inclinato in direzione nord-sud – suggeriscono un principio insediativo aperto che si sviluppa parallelamente alle curve di livello, messo in opera da una chiara sequenza di elementi architettonici e di spazi, ciascuno con il suo ruolo ed il suo significato, chiaramente riconoscibili e connessi al territorio e alla comunità.
Riconoscibilità dell'edificio sacro
La riconoscibilità dell’edificio sacro è affidata a elementi formali chiari, da considerare come dispositivi spaziali universali a cui affidare la trasmissibilità dell’immagine di una chiesa come mistero di comunione e popolo di Dio pellegrinante verso la Gerusalemme celeste.
La forma della chiesa, perfettamente ovale, è impostata su due anelli murari concentrici che originano da un movimento circolare che si sviluppa intorno all’Altare. La costruzione geometrica dell’ovale è ottenuta da tre cerchi dello stesso raggio che si intersecano in modo tale che il centro di ogni cerchio si trovi sulla circonferenza di quello successivo. A due a due, l’intersezione dei cerchi genera la forma di una Vesica piscis. Al tempo stesso, l’intera pianta dell’aula liturgica è un esplicito rimando al simbolo ogivale della Vesica piscis, la cui forma è in relazione con la dedicazione della chiesa allo Spirito Santo.
La geometria scelta si fonda così su una triplice centralità che pur senza alterare l’unitarietà dello spazio, scandisce una precisa e fluida articolazione spaziale, che è anche una dinamica rituale, che parte dalla porta e dall’atrio, prosegue nell'aula liturgica e si conclude nel presbiterio, intesi come spazi singolari ma non separati.
Lo spazio interno si presenta come un unico volume definito dalla doppia parete perimetrale, nel cui spessore trovano collocazione gli ingressi, l’abside, il battistero, la penitenzieria, la cappella del Santissimo e la cappella mariana. Esso è illuminato dalla luce proveniente da lucernari a livello del tetto e da alcune bucature poste in alto, sulla parete dell’anello murario più interno. Qui, la luce della finestra a sud, in alto, attraversa l’oscurità e illumina l’ambone collocato sul lato nord; un’apertura ad ovest, segnalata sulla facciata della chiesa dall’ alternanza vuoto-pieno del rivestimento lapideo, cattura l’ultima luce del tramonto.
Impianto liturgico
La progettazione dell’aula liturgica parte dall’Altare. Esso rappresenta Cristo, pietra angolare sulla quale siamo edificati come pietre vive (1 Pt 2, 4-9). Su di esso il Padre invia lo Spirito Santo per operare il mirabile scambio di doni tra Lui e la Chiesa: la Celebrazione eucaristica, in cui noi offriamo la nostra povertà e del pane e Dio offre in cambio se stesso. È il culmine di tutta la Liturgia, dal quale discendono l’energia, la grazia e la santificazione di Dio e al quale sono orientate anche le altre attività della Chiesa, le quali glorificano Dio nel Mondo. Coerentemente con questa visione teologica del numero dieci della Costituzione Conciliare Sacrosanctum Concilium, l’altare è il fulcro dal quale, anche architettonicamente, prosegue tutto il resto dell’opera. Le pareti a forma ovale, con le croci della consacrazione in bronzo, ruotano attorno all’Altare come un’orbita che dipende dal proprio centro. Anche nei momenti in cui l’Eucarestia non è celebrata, l’Altare ne rappresenta la memoria grata e il desiderio di celebrarla ancora e ricorderà contemporaneamente la mensa, l’ara del sacrificio e la persona di Cristo. L’altare parla di Cristo che si è donato e della nostra attesa di riceverlo ancora. L’Altare indica anche l’esistenza di una comunità di fedeli (Cfr. Nota Pastorale). Lo stesso si può dire per il focolare all’esterno della chiesa: si utilizza per la veglia pasquale, tuttavia, la sua permanenza ricorda che tutto l’anno liturgico scaturisce dalla celebrazione della Pasqua del Signore e anela a quella successiva.
L’Altare è anche il centro del mondo, in quanto punto d’incontro tra Dio e l’Uomo in un punto particolare della Terra. Nel progetto, è sopraelevato e a se stante. Ecco perché, idealmente, ogni lato è orientato verso un punto cardinale: per rappresentare che la discesa di Dio su di esso guarda verso tutto il Mondo. Da lì emana la luce e la grazia di Dio verso tutti i punti cardinali, cioè in tutti gli ambiti della vita e del Mondo. Per questo motivo, esso ha quattro lati di pari dignità, anche se non necessariamente identici. Questo lo si vede anche iconograficamente, in quanto rappresenta un evento delle Sacre Scritture visibile da ogni lato, che prefigura la Celebrazione eucaristica: il sacrificio di Abramo. Secondo la logica di tipo e antitipo che si trova nella Sacra Scrittura e nella liturgia, il sacrificio di Abramo prefigura e aiuta a comprendere quello di Cristo. È uno dei tre “tipi” del sacrificio di Cristo citato dal Canone Romano, che l’Altare rende visibile. È come se improvvisamente si materializzasse un fotogramma del Canone Romano: «Volgi sulla nostra offerta il tuo sguardo sereno e benigno, come hai voluto accettare i doni di Abele, il giusto, il sacrificio di Abramo, nostro padre nella fede, e l’oblazione pura e santa di Melchisedek, tuo sommo sacerdote». I fedeli, pietre vive fondate sulla Pietra angolare che è Cristo (1 Pt 2, 4-12), costruiscono nel Mondo il Tempio di Dio, portando nella Società la luce del Risorto e ne diventano sale e lievito. In questo modo, l’Altare diventa faro anche per chi ha una fede diversa o non crede, poiché tutta la comunità civile ne beneficia tramite l’operato dei fedeli. Perciò è come se la forma circolare della chiesa invitasse tutto il vicinato a seguirne l’esempio nell’orbitare attorno all’Altare, è come se fosse il primo di molti centri concentrici. La liturgia, come tutta l’azione della Chiesa, non è orientata verso un punto cardinale come l’oriente, anche se le sedute lo sono. Essa neanche è orientata verso un astro come il Sole, non verso il Sacerdote, non verso una raffigurazione di Cristo come un crocifisso. Essa è orientata verso Cristo stesso, rappresentato dall’Altare, l’unico oggetto impregnato di Spirito Santo in quanto consacrato.
Il sagrato, dal lato dell’ingresso solenne in asse con l’Altare, non è solo un luogo di passaggio e di filtro dalle altre attività umane, ma è un luogo in cui l’interno e l’esterno si interfacciano e luogo d’incontro tra i fedeli e con tutti. Inoltre, sul lato sud vi è un doppio ingresso ordinario che passa attraverso un Nartece.
I posti per i fedeli permetteranno non solo di sottolineare la centralità dell’altare, ma anche la visibilità dell’Assemblea all’Assemblea stessa e lasciando la possibilità per i dialoghi intra assembleari.
Il coro, parte dell’assemblea, ha una posizione di “triangolazione”, in quanto deve essere orientato verso l’altare e allo stesso tempo dialogare con il resto dell’Assemblea. Esso e anche in relazione con l’ambone.
L’area opposta all’ingresso, il “fondale presbiterale”, rappresenterà il significato escatologico e conterrà una croce con il crocifisso in bronzo, come richiesto. Sarà uno spazio che evoca un “oltre” dal quale arriva la luce e in questa luce si staglierà un crocifisso. Tale luce dall’alto evocherà la funzione di “ciborio”, nel senso della discesa dello Spirito Santo sull’Altare, in quando la Chiesa è a Lui dedicata. Il crocifisso avvolto dalla luce ricorda che la passione avviene già nella luce della vittoria della risurrezione. Inoltre, Cristo morendo emana un forte grido, che richiama il dono dello Spirito Santo soffiato sugli Apostoli dopo la risurrezione. I padri hanno anche interpretato la fuoriuscita di acqua e sangue dal fianco del Crocifisso come nascita della Chiesa e dono del Battesimo e dell’Eucaristia. Lo Spirito Santo nella Liturgia è simbolizzato dall’Acqua del Battesimo e dagli oli, specialmente il Crisma. Perciò il Crocifisso e lo Spirito Santo insieme e in relazione all’Altare sono perfettamente integrati. L’Eucaristia non è solo la celebrazione in cui riceviamo regolarmente il Corpo e il Sangue di Cristo, ma anche quella in cui riceviamo regolarmente lo Spirito Santo, in quanto il sacerdote lo invoca anche sul Popolo nella preghiera eucaristica.
Lo spazio sacramentale di fronte all’Altare, l’onfalos, è sufficientemente ampio.
Il fatto che l’altare sia isolato determina che anche l’ambone e la sede lo siano. Questi punti focali sono elevati, ma l’Altare maggiormente. L’assetto usuale di un presbiterio ricalca quello teatrale, che separa i fedeli rendendoli spettatori. Inoltre, il termine “presbiterio” sembra riservare l’area al solo secondo grado del sacramento dell’ordine, mentre il vero protagonista è l’Altare, cioè Cristo. Il sacerdote è parte dell’Assemblea, anche se la sede ne sottolinea la particolarità di essere in persona Christi capitis, mentre l’Assemblea in persona Christi corporis. Capo e corpo vivono insieme, ma ognuno ha la sua funzione precisa.
L’Ambone, con accanto il cero pasquale, rappresenterà il luogo in cui risuonò il primo annuncio della risurrezione da parte dell’Angelo, la pietra rovesciata del sepolcro, nel giardino vicino al Calvario.
La collocazione del fonte battesimale, in marmo bianco statuario, con la possibilità delle varie forme del rito, infusione o immersione, con la vicinanza degli oli sacri e con il cero pasquale, non sarà all’ingresso, poiché il rituale prevede che all’ingresso ci siano i riti di accoglienza per poi avviare una processione verso il fonte. Inoltre, non sarà neanche in asse con l’Altare, poiché quest’ultimo è una tappa successiva dell’Iniziazione, perciò sarà tra l’ingresso e l’Altare, in relazione con l’Area penitenziale ad indicare la correlazione tra i due sacramenti. Il battistero è caratterizzato dalla presenza dell’acqua viva che scorre lungo le pareti.
L’area penitenziale sarà visibile per essere d’invito, ma assicurerà riservatezza. Il penitente avrà chiara la possibilità di scelta tra anonimato o visibilità. Infatti, il rito non prevede contatto, poiché descrive le mani o la mano del sacerdote nel gesto epiclettico come al di spora (super) del capo, non sopra (supra) il capo del penitente. Anche la scelta della posizione in ginocchio, seduto o in piedi sarà prevista.
La sacrestia rispetterà le richieste del bando, ma ci sarà anche uno spazio analogo presso l’atrio, per non precludere che in alcune eventuali possibilità sia punto di partenza e/o di arrivo delle processioni d’ingresso e di congedo.
Il Tabernacolo, in bronzo, sarà in una cappella laterale ben visibile dall’Aula celebrativa e immediatamente visibile entrando dall’atrio-nartece (ingresso sud). La cappella permette di prepararsi alla Messa nel raccoglimento, mentre alcuni si possono salutare nell’Aula principale o concordare i canti, ecc. Nella nostra fede, la preghiera non è semplicemente svolta “insieme”, ovvero individualmente pur se riuniti.
La Beata Vergine Maria del Rosario di Pompei, è una scultura in marmo a mezzo tondo, incassata in una nicchia nella parete; essa avrà un luogo dedicato, una cappella laterale per la devozione.
Le quattro campane, che spesso assumono più una funzione civica, richiamano l’argentea voce benedicente di Dio, che diffondendosi per cerchi concentrici invita a lui. Anche visivamente, il campanile simboleggia il richiamo e sarà separato per evidenziare il ruolo della voce invitante di Dio e della Chiesa.
Il programma iconografico integrerà le opere richieste, all’insegna dello Spirito Santo, in un insieme stilisticamente coerente. Maria e lo Spirito Santo hanno una chiara integrazione già a partire dal momento dell’Annunciazione. Maria sarà in relazione all’Altare, come se ci accogliesse per invitarci a proseguire verso l’Altare. L’evocazione dell’Effusione dello Spirito Santo ai lati della chiesa, tramite le croci della consacrazione, si integra perfettamente con la Pentecoste raffigurata in basso rilievo nel fondale presbiteriale e attivata tridimensionalmente dalla luce che scende dall’alto, in cui anche Maria era presente. La consacrazione è come la Pentecoste della comunità parrocchiale. Lo stesso crisma sulle pareti simbolicamente le fa brillare (Cfr. Salmo 104, 15), poiché l’olio ha molte caratteristiche che rappresentano le molte funzioni dello Spirito Santo, tra cui quella di illuminare. Le opere iconografiche, perciò, saranno in relazione all’Altare e all’insegna dello Spirito Santo, nella coerenza data dall’artista.
La Via Crucis del progetto si integra con la liturgia e ad essa porta. È costituita da 14 bassorilievi di 40x40 cm, scolpiti nella pietra e incastrati con una inclinazione tale da facilitarne la visione, nella parete esterna nord della chiesa. Inizia nella parte orientale della parete esterna e prosegue verso occidente, cioè verso il Sole ucciso, verso il tramonto, simbolicamente verso la morte. Tuttavia, il perimetro ovale dice che tutto ruota come in un’orbita attorno a un centro che è l'altare. Il fatto che la Via Crucis termini vicino al portone solenne, anche se nel punto più occidentale, significa che dopo la morte il percorso prosegue dritto verso est, cioè verso l'altare.
Aspetti funzionali e tecnologici
I materiali del nuovo complesso parrocchiale sono la pietra calcarea di colore chiaro per il paramento esterno del volume dell’ovale maggiore dell’aula e per tutti i volumi dei locali di ministero pastorale. Anche il paramento interno dell’ovale minore dell’aula sarà realizzato con la stessa pietra, così come il campanile. Per lo spazio interno dell’aula compreso tra i due ovali concentrici, e per gli interni dei locali di ministero pastorale, della sacrestia e della casa canonica si prevede un rivestimento in intonaco sabbiato. Il pavimento dell’aula sarà in graniglia di marmo composto da frammenti marmorei e pietre di lunghezza fino a 30-40 mm, con calce di ciottolo o cemento come legante mescolata ad altri piccoli frammenti di marmo fini e cocciopesto. La pavimentazione del sagrato e delle aree esterne pedonali sarà in pietra calcarea. I viali esterni e i patii saranno in ghiaia o prato. Gli infissi e le aperture verso l’esterno saranno realizzati in legno di quercia. Anche il portale della chiesa sarà in legno di quercia; su di essa sarà incisa una grande croce dorata. Le coperture presenteranno, se piane, manti in ghiaia, se inclinate, pannellature in lega di zinco-titanio. La presenza viva della natura ha un ruolo importante, per mezzo del verde e degli alberi opportunamente selezionati e collocati in rapporto agli edifici e agli spazi aperti. Gli aspetti funzionali si concentreranno sull’equilibrio e sull’armonia del quadro funzionale e distributivo. Nell’aula gli spazi liturgici sono chiaramente definiti nelle relazioni e nei ruoli; gli spazi del complesso parrocchiale nel loro complesso hanno le flessibilità necessaria per un uso esteso del complesso in tutte le fasi della giornata. La realizzazione del nuovo complesso parrocchiale procederà, come richiesto, per lotti funzionali. Il primo lotto ad essere realizzato sarà quello dei locali di ministero pastorale (salone e aule), nell’area più bassa del lotto a sud- ovest, quindi in una posizione di maggiore prossimità con la chiesa esistente; questo perché, nella prima fase, i due edifici, seppur distanti costituiranno un unico complesso. Nella successiva fase di realizzazione saranno realizzate la sacrestia – come completamento del secondo piano del blocco delle aule più interno al lotto – l’aula liturgica e l’atrio che li collega, il campanile e il sagrato. Infine, nell’ultima fase si realizzerà la casa del parroco. I diversi edifici, contigui e formanti un unico complesso, saranno accostati mediante appropriati giunti strutturali. Tutti gli spazi, come si evince dai grafici del progetto, soddisfano i dettami delle normative vigenti sul superamento delle barriere architettoniche e quelle della normativa antincendio (ciò anche in considerazione dello stesso principio compositivo che promuove una evidente relazione di continuità tra spazi interni e spazi esterni).
Le tecniche costruttive e i materiali impiegati saranno di tipo tradizionale coerentemente con il linguaggio architettonico adottato, che sarà chiaramente contemporaneo ma con evidenti riferimenti al luogo; la qualità e la sostenibilità dell’opera saranno garantite da un’attenta selezione dei materiali e da un loro utilizzo compatibile con le funzioni degli spazi, nonché da soluzioni progettuali orientate al risparmio delle risorse naturali e all’abbattimento delle emissioni inquinanti. Il progetto prevede l’uso di sistemi costruttivi semplici ed economici, in grado di assicurare qualità estetica e funzionale, sostenibilità e durevolezza a costi ragionevoli. La struttura portante dell’aula è prevista con 8 setti, alti 12 metri, in calcestruzzo armato C25/30 di spessore cm 40. La struttura portante dei locali di ministero pastorale, della sacrestia e della canonica sarà in c.a. Le fondazioni saranno con plinti in c.a. su pali diametro 16 e profondità 12 metri. Il solaio di copertura dell’aula liturgica sarà in legno lamellare realizzato con travi principali di altezza 150 cm e spessore 25 cm. Le travi secondarie saranno anch’esse in legno di dimensioni 36 x 16 cm poste in opera con un passo di 90 cm; su di esse poggerà un tavolato di spessore 4 cm. I solai dell’aula compresi tra i due ovali concentrici e tutti gli altri solai piani saranno realizzati mediante predalles in c.a.p. e riempimento alleggerito in materiale espanso isolante di spessore 35 cm, isolato all’estradosso e impermeabilizzato mediante manti in poliolefine zavorrati con pietrame. Il pavimento dell’aula è alla veneziana con giunti di dilatazione per assecondare le dilatazioni dovute al riscaldamento a pavimento radiante, il cui impianto sarà alimentato da una pompa di calore elettrica posizionata in copertura che potrà anche svolgere funzione raffrescante. Sempre in copertura si prevede un impianto a pannelli fotovoltaici e di solare termico. Il campanile è costituito da due setti in c.a. a faccia vista, collegati in testa da una soletta, e zavorrati su una piastra di opportuna larghezza, di spessore 50 cm anch’esse su pali.