CASA D'ARTE MILER - MILO MILER E JULIA KESSLER
La nostra avventura iniziò con la motivazione di salvare l’antica Tipografia Elvetica a Capolago. L’idea che un simile storico immobile fosse li li per essere raso al suolo e rimpiazzato dal solito ecomostro ci diede la forza per affrontare un lavoro che non era il nostro: architetti-restauratori.La missione si presentò con due facce. Una attrattiva che andava felicemente verso un finale di salvaguardia positivo.
L’altra faccia, più presente, prevedeva un duro lavoro che ci sfidava:
„vediamo cosa sapete fare…“.
La prima fase fu presa di petto: eliminare tutto ciò che nei decenni si era accumulato incongruamente. Adattamenti posticci, abbassamenti dei soffitti dal triste risultato, salotti divisi in stanzette, teorie di docce in stile brutalista e chi più ne ha ne metta...
Uno sgombero massiccio durato mesi, ben eseguito da una squadra balcanico-bellinzonese che aveva una gran voglia di fare! In seguito le idee cominciavano ad affluire ed il risultato voluto ci appariva sempre più chiaro. Il ripristino degli spazi originali diventò la prerogativa del restauro.
Visto lo stato disastroso dei pavimenti optammo per un suolo uniforme in cemento. Il riscaldamento a serpentine ci obbligò a rinforzare tutta la travatura esistente. L’esperienza dell’ingegner Enzo Vanetta ci fu preziosa e ci sentimmo guidati da un professionista di rango. Ancor oggi lo ricordiamo con riconoscenza.
Nel frattempo lottavamo continuamente contro i numerosi personaggi dell’edilizia che si avvicendavano a Capolago e non si capacitavano del fatto che lavorassimo senza architetto, senza piani o disegni e senza una direzione lavori. Noi però perseverammo, timidamente sicuri. Progettammo alcuni interventi „forti“ nei bagni e per il camino principale. Enfatizzammo le porte al primo piano che prese proporzioni più logiche. Riducemmo gli affacci sul lago riportandoli alle origini. Aprimmo tre nicchie che avrebbero ospitato sculture e riempimmo alcuni sottofinestre onde armonizzare ulteriormente le stanze. Al secondo piano, tolta una tristissima perlinatura si presentò l’opportunità di godere dell’antica travatura originale. Visto e deciso: qui, in questo flair montano verremo ad abitarci. Le decisioni si susseguivano con naturalezza grazie anche ai tempi di riflessione che ci prendemmo. Nulla veniva svolto senza una convinzione personale ed i ritmi del cantiere seguivano unicamente la nostra logica, senza interferenze.
Il nostro desiderio era di avere una casa di semplice manutenzione. I volumi ampi e puliti ospitano ora sia la nostra collezione che le varie esposizioni d’arte in un ambiente caldo-minimale.
Julia Kessler e Milo Miler