WIGGLY HOUSE
Wiggly house è una abitazione monofamiliare situata a Ponte Lambro (Co) in un difficile contesto caratterizzato da edifici multipiano che la circondano.
A causa di questa promiscuità, la casa cerca di proteggersi riducendo al massimo le aperture verso l’esterno, compensandole con ampi o più piccoli patii, chiusi e aperti, che danno luce in maniera più adeguata agli spazi interni.
Il rivestimento ribadisce questo principio. Il granito grigio canadese copre tutto l’edificio, pareti e copertura, a ribadire questa idea di protezione ad eccezione delle pareti in corrispondenza ai volumi sottratti, che sono realizzate in intonaco grigio.
Grandi diaframmi vetrati completano queste aree semichiuse.
Rifiutando le aperture in facciata, l’edificio cerca di aprirsi verso l’alto:
la falda del tetto si piega irrequieta alla ricerca della luce zenitale in un atteggiamento quasi gestuale, generando tre camini di luce in corrispondenza del soggiorno, della cucina e della camera matrimoniale.
È una sequenza di sezioni in cui le pendenze si alternano tra loro, generando questo aspetto “dimenante” (wiggly) dell’edificio.
Negli spazi interni si enfatizza il valore della luce. Le piramidi raggiungono tutte l’altezza di 5mt, lo spazio più grande è quello del soggiorno 3,50x4 mt mentre quello della cucina, che contiene anche l’evacuazione dei fumi, misura 3,5x0,60.
Il più piccolo, 1x1mt, illumina la stanza della meditazione nella parte notte della casa.
Piastrelle ceramiche rivestono in maniera selettiva alcune pareti della cucina e dei due bagni. Viene utilizzato lo stesso tipo di composizione casuale con una variazione cromatica.
Dal punto di vista tipologico il progetto investiga nuove combinazioni in funzione del cambiamento della struttura della famiglia contemporanea e dell’uso degli spazi abitativi, che sembra essere radicalmente mutato nel corso degli ultimi anni.
Così come Cesare Cattaneo ipotizzava nel progetto per “la casa per la famiglia cristiana” una ipotesi di crescita dell’organismo edilizio, i nuovi paradigmi su cui si ipotizzano le nuove forme o meglio le evoluzioni dei nuclei famigliari del nostro tempo impongono una riflessione profonda sullo statuto delle nuove abitazioni.
Mutano le situazioni, le combinazioni fra i componenti, cambiano le modalità di lavoro: ciò che è rappresentato dalla domanda attuale del committente sembra non essere in grado di fornire una sola risposta spaziale e d’uso.
La nostra casa deve essere pronta a recepire nel corso del tempo combinazioni molteplici.
Condizioni lavorative, necessità di gioco o di studio dei ragazzi che crescono, inclusioni di nuovi componenti anziani - ahimè separazioni - sono tutte condizioni che sembrano verificarsi con crescita esponenziale nell’abitare quotidiano.
Quanto si propone è una capacità di sopravvivere a configurazioni susseguenti, quantomeno di alcuni spazi-chiave dell’abitazione.
L’organismo architettonico è dotato di una struttura spaziale che sia in grado di crescere nel futuro.
Così il progetto non satura completamente la capacità volumetrica del lotto, occupandolo alla maniera di una matrice che lascia degli spazi vuoti e pieni imbandierati ad un asse distributivo nord-sud, come nell’attesa di essere completato, immaginando addizioni centrifughe ai corpi attuali.
In prossimità dell’ingresso si trova una piccola stanza, pronta ad essere occupata in maniera flessibile come studio professionale oppure stanza dei giochi o ancora camera degli ospiti. Un piccolo patio separa l’atrio dall’asse giorno-notte della casa. L’ampio soggiorno è lo spazio principale ed affaccia sul patio aperto verso sud. Il corridoio vetrato sui due lati separa le due zone, ma anche i due patii contrapposti. Le tre camere e due bagni completano l’abitazione.