Photo essay by Aldo Amoretti
There are places and projects where time expands, where the border between reality and imagination seems to evaporate.
Every so often I happen to find myself in one of these places, real or imaginary: in the Norwegian forest that houses the Zumthor museum or in the seaside landscapes of Carrà and Ghirri.
I recently went back to Aldo Rossi's cemetery in Modena, and there I felt the same feeling. I could actually be there or in one of his designs. It didn't change much.
So, I tried to convey this subtle presence, one foot inside the urban and ethical space of the cemetery, one foot inside the lyrical and aesthetic space of the drawing.
The images were made by hand, with film and chemical development in a limited series of fine art.
Ci sono luoghi e progetti dove il tempo si dilata, dove la frontiera fra realtà e immaginazione sembra evaporare.
Ogni tanto mi capita di trovarmi in uno di questi luoghi, reali o immaginari: nella foresta norvegese che ospita il museo di Zumthor o nei paesaggi sul mare di Carrà e Ghirri.
Recentemente sono tornato nel cimitero di Modena di Aldo Rossi, e lì ho provato la stessa sensazione. Potevo essere lì realmente o dentro un suo disegno. Non cambiava molto.
Così ho cercato di trasmettere questa sottile presenza, un piede dentro lo spazio urbano ed etico del cimitero, un piede dentro lo spazio lirico ed estetico del disegno.
Le immagini sono state realizzate a mano, con pellicola e sviluppo chimico in serie limitata fine art.