L’ultima stanza
The house built at the start of the century was a building for the Swiss Customs built at a high point of a village in a valley of the Canton Ticino, right where the few houses finish and the green mountains that divide Switzerland from Italy begin.
A fascinating container for art, this was the thought of the couple, art collectors, that decided a few years ago to renovate the many rooms of the building respecting their origins and character, making it their home that is a sequence of small luminous rooms distributed around a grand central staircase conceived at the time of its construction for the multiple collective and public functions of the building.
We are presenting a successive work, the last and definitive, an exception, a small measured intervention that revolutionizes the whole, flooding the staircase in natural light transforming it into a vertical art gallery and also influencing the rapport of the house to its setting and that of its setting to the house. The visual beauty of the external valley and sky or compressed in the interval of the perimeter of the original traditional roof and the new horizontal terminal which is a glass box placed upon it.
A room of light offered by the last precious space, the highest, the most loved because the most desired, dedicated to Judd and illuminated at night by Flavin who with his colored light radiates his halo of light in the silent darkness of the night. The room is profoundly and simply architectural, almost a small church. It seems the Porziuncola di Assisi having its own sacredness it being so measured and contained. You breathe order, equilibrium, harmony. A walled atmosphere was needed to value the works. What is lacking is the roof, its there but glass, and its steel structure is so thin to not dominate the whole.
To lovers of Judd’s rigor and Flavin’s light this offer of a special room. The last room.
La casa edificata all’inizio del secolo era una caserma delle guardie di confine, costruita in cima ad un paese del Canton Ticino, proprio dove finiscono le poche case e comincia la montagna verde che divide la Svizzera dall’Italia. Il sito conserva intatto il fascino dei luoghi solitari e dal passato non ancora così lontano da essere dimenticato.
Un contenitore affascinante per l’arte, ha pensato la coppia di collezionisti che alcuni anni fa ha deciso di ristrutturare rispettosamente le tante stanze dell’edificio, facendone la propria abitazione che è tutta un susseguirsi di piccoli, luminosi locali distribuiti attorno ad una grande scala centrale, concepita all’epoca in funzione della dimensione collettiva e pubblica dell’edificio.
Quello che presentiamo è il lavoro successivo, l’ultimo e definitivo, un’eccezione, un piccolo, misuratissimo intervento che rivoluziona tutto, inonda di luce naturale la scala, la trasforma in una galleria d’arte verticale, e influenza anche il rapporto della casa nel paesaggio, e del paesaggio nella casa: la visuale della bellissima valle esterna e del cielo viene compresa nell’intervallo tra il perimetro sagomato del vecchio tetto tradizionale e il nuovo termine orizzontale che è segnato dalla scatola vetrata appoggiata sopra.
Una stanza di luce che offre l’ultima, preziosa stanza, quella più in alto, quella più amata perchè desiderata, quella dedicata a Judd e illuminata alla sera da Flavin, che con la sua luce colorata irraggia il suo alone di luce nel buio silenzioso della notte.
La stanza è profondamente e semplicemente architettonica, è quasi una piccolissima chiesa, sembra la Porziuncola di Assisi, ha in sè una sua sacralità tanto è misurata e raccolta. Si respira ordine, equilibrio, armonia . Serviva un carattere murario, per poter valorizzare le opere . Quello che manca è il tetto, che c’è ma è di vetro, e la struttura in ferro è così sottile da non dominare sull’insieme.
Ad amanti del rigore di Judd e della luce di Flavin, andava offerta una stanza speciale. L’ultima.