Memoria in Movimento
Memoria in movimento invita la collettività a riflettere sull’idea di ambiente e di paesaggio, naturale e antropico, interiore ed esteriore, reale e immaginifico, e sul ruolo della comunità rispetto al contesto urbano e territoriale della città di Matera.
Il progetto proposto prevede la realizzazione, nell’area del parco di Serra Venerdì, di un sistema di innesti che articolano lo spazio e lo rendono vivibile per gli abitanti del quartiere e della città di Matera e fruibile per il visitatore occasionale. Memoria in Movimento costruisce un percorso labirintico che si snoda tra gli alberi del parco di Serra Venerdì ed è pensato per essere un luogo privilegiato di fruizione del paesaggio, un punto d’incontro per la comunità che abita nel quartiere, un’opera visitabile dai turisti, e un luogo dove svolgere diverse attività come eventi, performance e laboratori.
Il progetto si articola mediante una successione di 3 diverse tipologie di spazi circolari: il giardino segreto; il pozzo dei desideri e il mausoleo dell’acqua. Ciascuna di queste tipologie ha delle specifiche dimensioni e funzionalità.
La proposta progettuale ha origine dallo studio dei sistemi insediativi della città di Matera e, più in generale, di tutto il territorio Murgiano. Conosciuta con il nome di Città dei Sassi, Matera deve la sua fama mondiale al suo centro storico scavato nel tufo, l’antico rione Sassi, uno dei nuclei abitativi più antichi del mondo. Il rione Sassi è un’emblematica testimonianza storica dell’integrazione tra insediamento antropico e paesaggio naturale. La complessità spaziale di questo luogo appare palese percorrendone i vicoli e osservando: la gerarchia di spazi e di collegamenti, il rapporto tra pieni costruiti e vuoti scavati, la spazialità semipubblica delle camere urbane, le antiche cisterne scavate in profondità nella pietra calcarea, l'uso dei materiali locali. Durante il corso della storia, la città di Matera ha manifestato una costante persistenza di questi caratteri principali. Tale equilibrio ha vissuto una profonda frattura negli anni Cinquanta del XX secolo quando le estreme condizioni di sovraffollamento, accentuate dai trascorsi bellici, determinarono un processo di abbandono dei Sassi, che furono definiti da Togliatti «vergogna nazionale» per le precarie condizioni igienico-sanitarie in cui versavano. In questa fase storica si avviò il cosiddetto “sfollamento” degli antichi rioni. Matera divenne il caso-studio in cui confluì l'ambizione di programmi politici e culturali, nazionali e internazionali, per la costruzione della città nuova per il trasferimento dei contadini. Il Movimento Moderno pianificò nuovi quartieri (Serra Venerdì, Lanera, Spine Bianche, Villalongo e Piccianello) e borghi rurali (La Martella, Venusio, Picciano e Agna). Le moderne espansioni sperimentarono possibili soluzioni antropologiche, sociali, culturali e architettoniche per la risoluzione dello stato di sottosviluppo del Mezzogiorno d'Italia.
Ma se i Sassi attualmente si riducono semplicemente alla forma di un “museo diffuso”, dove sono i Materani? Dov’è la comunità? Trasferendo la popolazione dei Sassi nei quartieri moderni, tra i quali lo stesso Serra Venerdì, si è trasferita anche l’anima della città, che non risiede più tra le cordonate e i vicinati. I materani si sono adattati a uno stile di vita “in linea”, lontano dalla dimensione domestica dei vicinati, le cosiddette “camere urbane” dei Sassi.
Cosa resta quindi dei Sassi e nei Sassi? Pietre senza anima, luoghi eterni nel tempo, ma privi di memoria sociale. Infatti se da un lato il cuore più antico della città si concentra tra cordonate, vicinati e chiese rupestri, dall’altro, oltre i Sassi, si trovano i focolai della memoria, i luoghi dei racconti. Sono porzioni di una città abitata che racconta di sé, da scoprire e valorizzare attraverso azioni, iniziative e attività artistico-culturali. I Sassi sono anche Spine Bianche, sono Serra Venerdì, sono Lanera, sono Piccianello!
Pertanto il progetto Memoria in Movimento si propone di creare, nell’ambito della città moderna, degli spazi ispirati all’unità di vicinato, per riproporre l’archetipo insediativo della città antica, proprio nei luoghi in cui oggi vive lo spirito storico delle comunità contadine vicinali. Si risale all’origine del vicinato studiandone le prime esperienze, che diventano linee guida per l’ideazione della proposta progettuale. In particolare si osserva come, in età protostorica, l’unità abitativa fosse costituita da recinti di forma circolare che fungevano da abitazioni, stalle o sepolture. L’elemento principale di questi primi insediamenti era la presenza dell’acqua, raccolta in pozzi circolari in cui si concentrava per fenomeni di condensazione e di infiltrazione. Sono state anche ritrovate tracce degli attacchi a terra di capanne, sempre di forma circolare, dove torna preponderante il tema dell’acqua, raccolta in vasche.
Proprio a partire dall’analisi di questi elementi appartenenti alla storia del luogo è stata elaborata una proposta progettuale, connubio tra la memoria dei luoghi e degli abitanti di ieri e di oggi.