FestiWall 2018 - Cose dell'altro mondo
Gli architetti Giuseppe Gurrieri e Nunzio Gabriele Sciveres hanno condotto uno studio sul recupero dell’area di archeologia industriale dell'Ex Lanificio per FestiWall 2018, il festival di arte urbana che da quattro anni invade la città di Ragusa.
Oltre alla realizzazione di opere di arte urbana, insieme allo svolgimento di workshop e concerti musicali, al fine di potenziare momenti di aggregazione sociale, FestiWall quest’anno ha deciso di abbracciare il campo dell’architettura.
Gli organizzatori del festival hanno individuato un’area industriale attualmente dismessa e solo parzialmente utilizzata, sita nella zona Nord della città di Ragusa. L’area in questione è quella del Lanificio: un’ex fabbrica tessile realizzata agli inizi degli anni ’60 da un imprenditore illuminato, con sistemi costruttivi e architetture all’avanguardia.
Festiwall si è affidato agli architetti Giuseppe Gurrieri e Nunzio Gabriele Sciveres per individuare una metodologia di intervento.
Il duo ha coinvolto un team di giovani professionisti composto da Alessandro Bontà, Salvatore Formica, Marzia Iacono, Serena Pappalardo, Giorgio Antonio Russo, Orazio Saluci e l’agenzia di comunicazione GO Marketing&Co. per redigere un masterplan dell’area alla ricerca di nuove ed inedite strategie urbane.
Il masterplan redatto, elaborato su una superficie di circa 6.000 mq, prevede il riuso dell’area attraverso vari scenari possibili ed in particolare di quello previsto da FestiWall dettando le linee guida che serviranno ai curatori per progettare ed allestire gli spazi del Quartier Generale.
L’ambizione di questo progetto è quella di riutilizzare un’area privata, per generare anche solo temporaneamente, nuovi spazi di aggregazione in un quartiere di Ragusa che, pur essendo di recente costruzione e molto popolato, non contiene spazi di socializzazione.
L’attenta analisi ha evidenziato tutte le peculiarità morfologiche e distributive dell’area, indicandone criticità e potenzialità. Gli edifici dismessi, il verde incolto e l’innumerevole quantità di materiale di scarto rinvenuta, possono trasformarsi così in nuove opportunità. Aprendo cancelli e abbattendo barriere (anche architettoniche) si possono creare i presupposti per un’inversione di tendenza al degrado delle periferie e per realizzare così qualcosa di unico.
IL MASTERPLAN
L’area in questione appare come un grosso vuoto urbano delimitato a sud da strutture industriali, a nord e a est da zone di nuova espansione urbana e ad ovest dall’ingresso principale di Via Feliciano Rossitto. La presenza di fitta vegetazione la rende completamente estranea al tessuto odierno della città.
L’idea principale si basa sull’ambizione di rendere utilizzabile un’area verde privata e dei fabbricati oggi inutilizzati, da parte della collettività. Ciò è possibile rendendo l’area accessibile da più parti e innestando attività in grado di attivare meccanismi attrattivi virtuosi che lavorino sinergicamente con il privato. Le architetture industriali presenti saranno riconvertite in spazi commerciali o espositivi e a seconda della loro posizione acquisiranno un’identità rigida o variabile.
In tutti gli scenari indagati è emersa la funzione ricorrente e necessaria di un bar, attività capace di generare economia per il soggetto privato e di incentivare la collettività a vivere il luogo. Il bar quindi assumerà un’identità fissa.
Saranno invece variabili le altre funzioni possibili all’interno dei vari edifici recuperati: potrebbero essere presenti attività espositive, commerciali o ludiche che rispondano ai reali bisogni del quartiere.
Una grande attenzione è stata data alla riqualificazione del giardino, principale attrattore dello spazio, potenziato anche dall’introduzione di una nuova superficie vegetale posta a sette metri di altezza.
Questa superficie vegetale ha la funzione di ombreggiare l’area esterna relativa al bar e di restituire simbolicamente il verde sottratto dalle costruzioni esistenti.