I sistemi insediativi delle aree montane e dei contesti isolati hanno storicamente sviluppato edifici plurifunzionali in grado di ospitare più attività spesso complementari tramite l’utilizzo versatile di spazi talvolta limitati. Il progetto vuole riproporre questa integrazione, sviluppando piccoli insediamenti in cui convivono spazi destinati a funzioni abitative e produttive - in relazione alla filiera del legno e ad altre risorse della foresta - a cui si possano progressivamente affiancare spazi per la formazione, la ricerca e l’impiego dei materiali o per l’accoglienza di visitatori. L’operazione ha lo scopo di fornire supporto e motivo alla stanzializzazione di abitanti e di attività legate al contesto, rafforzando un flusso ancora limitato, ma già presente, di nuovi residenti e turisti attratti dal pregio naturalistico e dall’autentica ruralità del parco. Per l’intervento pilota è stato selezionato un sito che si trova ai margini della foresta e comprende una preesistenza che ospitava la stazione di testa di una strada ferrata, oggi convertita in strada forestale e spazi di stoccaggio del legname; questo luogo potrà essere in futuro facilmente adibito allo scambio di mezzi di trasporto a propulsione elettrica.
Il progetto colloca in un’area vicina alla stazione, ma leggermente sopraelevata, l'edificio multibrido, il cui profilo è la sintesi formale dei criteri ispiratori dell’intervento. Le molteplici funzioni quali la produzione, la residenza, spazi di accoglienza e di promozione culturale, definiscono le diverse dimensioni e qualità degli ambienti e sono unite da una grande spazio per la collettività. I volumi sono definiti da una matrice strutturale che può essere replicata liberamente e che si adatta ai dislivelli del terreno grazie ad appoggi puntiformi che soprelevano l’edificio rispetto al suolo. L'architettura proposta utilizza la materia del luogo tramite lo sviluppo della ricerca sull’essenza del faggio, mantenendo il plus-valore della seconda trasformazione del legno in prossimità dell’ estrazione. Oltre all’ edificio principale, si prevede lo studio di un modulo indipendente adatto alla dislocazione in luoghi impervi in cui innescare nuovi insediamenti o installare attività complementari a siti già attrezzati.
Ibrido Sperimentale
Il lavoro di progettazione è stato sviluppato con la collaborazione di un gruppo di consulenti in diversi ambiti, che hanno contribuito alla formazione di un insieme di idee e pareri costituenti l’architettura. Il progetto sulle Foreste Casentinesi ha visto come maggiore problematica l’isolamento, affrontato nelle tematiche della mobilità, della fruizione culturale e del servizio sanitario. L'idea di un ibrido che contenesse un sistema di funzioni differenti è stata avvalorata dallo studio dei complessi religiosi che, da secoli, formano nel territorio una rete di centri polivalenti: per questo l’edificio si relaziona con la popolazione esistente e futura offrendo spazi di accoglienza legati ad un programma che sostenga la proposta culturale locale e un presidio sanitario che promuova uno stile di vita sano tipico della vita di montagna.
La consulenza in materia di trasporti ha suggerito che il sorgere di nuove tecnologie impone flessibilità nel progettare i movimenti di cose e persone: le strade forestali di oggi potrebbero trasformarsi e assolvere nuove funzioni un domani in cui tronchi e legnami saranno movimentati da droni.
Architettura
L’edificio si compone tramite l’aggregazione di diverse funzioni e si ispira a sei criteri: favorire e dare luogo alla trasmissione del sapere, riproporre l’armonia e le proporzioni degli edifici religiosi, consentire la convivenza e l’integrazione di attività lavorative e residenziali, praticare l’empatia verso la foresta e l’ambiente circostante nella scelta dei materiali e delle geometrie, offrire adattabilità nel tempo attraverso l’ampliamento o lo smontaggio di parte del costruito. Il profilo è il risultato di una sintesi formale che applica i sei criteri ispiratori ed è generato da una matrice strutturale che può essere replicata liberamente. Le funzioni ospitate definiscono le diverse qualità dimensionali degli spazi che si attestano a loro volta su un’area comune, freespace che accoglie tutte le attività collettive. Rispetto alle configurazioni definite nel progetto è possibile immaginare un’evoluzione proiettata nel futuro che nasce dall’assenza dell’edificio stesso e quindi dall’impronta che rimarrà dalla sua dislocazione.
L'ibrido sperimentale si attesta in un’area rialzata rispetto al piazzale centrale in cui confluiscono i percorsi pedonali e veicolari, che si diramano verso il deposito merci, l’accesso principale e il sentiero che si inoltra nella foresta alla struttura adibita all’ospitalità. I dislivelli del terreno sono superati grazie ad appoggi puntiformi che la soprelevano i volumi permettendo di mantenerne gli impalcati alla stessa quota a vantaggio della flessibilità di uso degli spazi interni. Un sistema di doppie travi in microlamellare in faggio genera la forma strutturale, caratterizzata da geometrie chiuse che consentono minori appoggi e da nodi a scomparsa.
Le funzioni sono ospitate separatamente da volumi a sezione triangolare che si allineano ad uno spazio connettivo esteso su tutta la lunghezza dell’edificio; la scuola per la trasmissione del sapere artigiano del legno e per
la ricerca sui materiali prosegue il volume della caffetteria che ha anche funzione di ingresso principale. Il volume di dimensioni maggiori ospita gli spazi produttivi, con aree adibite alla lavorazione del legno (seconda fase post-taglio), alla ricerca e la direzione. Sul versante esposto alla foresta si trovano le residenze stanziali per i lavoratori.