LA CASA DEI CITTADINI. UN LUOGO PER LA CURA DELLA BARBAGIA
16ª BIENNALE DI ARCHITETTURA. VENEZIA 2018
PADIGLIONE ITALIA. TESE DELLE VERGINI
"Ottana è un centro urbano della Sardegna noto per lo sviluppo industriale mancato ma anche per la sua posizione strategica alle porte della Barbagia, un'area geografica nota per la longevità dei suoi abitanti. In quelle zone è necessario lavorare sul tema della salute e sulle nuove modalità di cura. Un prototipo per il Paese intero". Mario Cucinella, curatore del Padiglione Italia.
La narrazione come pensiero progettuale. Strategia d’intervento.
L’attività di progetto può essere paragonata ad una narrazione fondata sulla riscrittura della storia e della cultura, anche quando i legami con il passato sembrano indeboliti da un’identità in crisi. La narrazione è lo strumento per rivelare gli elementi e le strategie del progetto.
La prima narrazione descrive lo scontro tra civiltà nuragica e romana che ha generato un limes ancora oggi presente in cui mondo antico e nuovi rapporti fissano una struttura territoriale e culturale.
La seconda consente di risalire alle radici medioevali della forma insediativa moderna e alla presenza della Cattedrale. Il senso di comunità riunita in un nuovo spazio e il ruolo di “nodo” territoriale sono elementi che il progetto coglie e sviluppa.
I paesaggi agrari delle bonifiche raffigurano la rinascita del territorio dopo un abbandono durato diversi secoli. Ieri come oggi, la terra e l’acqua sono gli elementi di questa rigenerazione in una cornice di modernizzazione complessiva delle strutture produttive.
La vicenda dell’industria narra dei forti squilibri sociali e delle problematiche ambientali ma anche della crescita socio-economica, seppur effimera, con la possibilità di una nuova industria sostenibile coesa con le risorse ambientali e locali.
Infine, l’immagine di un paesaggio contemporaneo fondato su un nuovo concetto di salute pubblica effetto di un progetto di sviluppo sostenibile, ambientale e di coesione sociale.
La presenza costante dell’acqua e della terra rappresentano simbolicamente rigenerazione, coesione con la natura, benessere. Il progetto coglie nella valorizzazione delle risorse termali, del patrimonio idrico e dei sistemi produttivi rurali la strategia fondamentale per il rilancio territoriale.
La materia come memoria. La memoria come materia. Ibrido sperimentale e progetto.
Il progetto, come se si trattasse di un racconto, si accende e si attiva dichiarando e mostrando alcune necessità rilevate nei luoghi e tra abitanti della Barbagia. Esigenze che si trasformano in intenzioni e opportunità, generando a loro volta nuove risorse. La materia si converte quindi in supporto di queste idee.
Raffigurare in maniera univoca l’oggetto architettonico e la strategia territoriale porterebbe a minare la concezione e l’idea del progetto complessivo come ibrido. L’ibrido è come l’arte: lascia sempre una porta aperta all’interpretazione.
L’edificio si basa su delle misure compositive minime: l’immagine stabile ed elementare della corte/patio e dei suoi portali. Questi, ripetendosi nello spazio, così come nel tempo, intrecciano l’arcaico con il contemporaneo. Le organizzazioni spaziali e funzionali proposte pongono in crisi l’automatismo del funzionamento tipologico del patio, perché questo è usato in maniera frammentaria. L’approccio al progetto induce una lettura che muta il punto di vista alternando positivo e negativo, invertendo pieno-vuoto, scambiando dentro e fuori. Quest’aspetto scardina concetti, scontati o acquisiti, se si interpreta come un’organizzazione spaziale identica tra le sue parti.
Il sito scelto, che occupa uno dei nodi che compongono l’asse territoriale strategico di riferimento (fiume – ciminiera – cattedrale - casa della salute - montagna) ed il tema funzionale, esprimono le interrelazioni tra comunità, identità, cultura, ambiente e salute.
Il programma è suddiviso sinteticamente in tre grandi blocchi: percorso sanitario, promozione della salute, ricerca.
Le funzioni si combinano tra loro e i diversi usi previsti si adattano, e si adatteranno, alle necessità già espresse o che nasceranno nel tempo, al contesto esistente e quello futuro, lasciando ampia libertà per l’incontro tra le persone, consentendo che in questo crocevia accadano le più svariate cose.
Asilo, laboratori, ambulatori, spazi per mangiare assieme, studiare, leggere un libro, prendere un caffè e chiacchierare si tessono tra loro dando origine a luoghi non definiti, imprecisi, aree comuni di mediazione, meticce.
L’edificio è dinamico nell’interno e rigoroso nell’esterno. La diversità degli affacci consente accessi e percorsi non unici ma molteplici, offrendo la possibilità di attraversarlo in maniera inaspettata. Il movimento stesso tiene in piedi il filo del discorso, definendo una possibile linea della salute a seguire, passeggiandovi al suo interno, in modo meditativo, come cura terapeutica, in forma ludica o culturale.
La sequenzialità variabile tra gli spazi aperti e chiusi, coperti o scoperti, interni o esterni, che proteggono e allo stesso tempo favoriscono il passaggio di luce, pioggia, dei raggi del sole e della luna assieme al vento, è una costante nel progetto.
È un edificio ibrido perché la collettività può riconoscersi in un tutto che assume e offre connotazioni differenziate e libere per ospitare i desideri di ciascuno. Un tutto che non tende all’entropia, ma dove la somma delle parti genera effetti supplementari rispetto ai vari elementi presi singolarmente evidenziando un processo che arriva alla complessità mediante figure e concetti elementari.
Il progetto offre un luogo dove la comunità e il singolo si rispecchino, nel quale sia possibile appropriarsi di una sequenza di ambiti che formano parte di un sistema complesso, collocato come una cerniera-soglia tra paese e territorio, così come Ottana si propone “centroide” rispetto alla Barbagia.
È un edificio ibrido se usato e vissuto dai 0 ai 100 anni in 24 ore.
Team Sardegna