Restauro EX MOF
A seguito del sisma che ha colpito l'Emilia Romagna nel 2012 viene bandito un concorso di progettazione per restaurare la Palazzina dell'EX MOF di Ferrara. Nel gennaio del 2018, dopo quasi due anni di cantiere, viene inaugurato l'edificio. Il risultato coincide al progetto vincitore del concorso
STORIA
L'edificio fu progettato dall'ing. Savonuzzi e realizzato nel 1937 per ospitare la sede del Mercato Ortofrutticolo di Ferrara. Al suo interno, nella sala voltata principale, ora dedicata a Carlo Bassi, arch. ferrarese recentemente scomparso, sono presenti due grandi affreschi a firma di Galileo Cattabriga.
L'edificio è situato in posizione baricentrica rispetto ad un grande progetto di riqualificazione e trasformazione urbana che sta interessando la zona sud ovest della città.
Nel 1992 l'edificio venne chiuso in seguito allo spostamento del mercato. Da quel momento riaprì le sue porte nuovamente ai tecnici incaricati di verificare i danneggiamenti provocati dalle scosse di terremoto che colprono l'Emilia Romagna nel 2012.
I danni erano ingenti, vennero così stanziati circa 800.000 euro, tra fondi europei e assicurazione Comunale per riqualificare l'intero edificio.
Nel Gennaio del 2014 viene bandito il concorso con consegna dei progetti a metà Febbraio. Il 3 Marzo dello stesso anno viene svelato il progetto vincitore.
Dopo un anno e mezzo di iter autorizzativo nel luglio 2016 inizia il cantiere.
Nel Gennaio del 2018 l'edificio viene consegnato alla città.
PROGETTO
Valorizzazione, integrazione e accessibilità sono stati i tre criteri fondanti attorno ai quali abbiamo definito la strategia di intervento.
Valorizzazione: l'edificio presentava (scommessa fatta guardando le immagini storiche) una serie di elementi di pregio estrememente forti, caratterizzanti. Gli affreschi del Cattabriga e le tesserine che con trame sempre diverse arricchiscono ogni ambiente dovevano essere mantenute, valorizzate. Tutti gli interventi che avrebbero poi garantito le prestazioni di un edificio contemporaneo sarebbero dovuti rimanere in secondo piano; elementi semplici, dalle forme lineari, riconoscibili come nuovi ma collocati in modo da valorizzare la preesistenza.
Così abbiamo pensato ad una ifrastruttura capace di servire ogni ambiente e strutturare lo spazio a seconda delle necessità. Due materiali: il legno e il vetro.
Un altro aspetto importante è quello strettamente legato al restauro, essendo questo edificio vincolato come bene di interesse artistico architettonico. Siamo intervenuti sull'intonaco esterno, riproducendo il "terranova", definendo una texture che fosse riconoscibile, diversa dall'originale, ma al contempo simile per non creare un'eccessiva disimogeneità. I cornicioni caduti invece che ricrearli in muratura sono stati realizzati con scatolati di ferro.
Sono tutti interventi che puntano a ridare l'immagine complessiva della palazzina particolarmente simile a come era stata pensata, ma un occhio attento potrà rileggere la vita dell'edificio in tutti questi particolari
Accessibilità: l'edificio doveva essere accessibile a tutti. Garantire l'accessibilità ci ha permesso di ripensare l'accesso posteriore della palazzina, quello verso il parcheggio. Li un sistema di rampe, integrate alle gradinate definisce un ambito di protezione donando valore ed importanza all'accesso
Integrazione: tutto il progetto doveva risolversi attraverso parti leggibili, in armonia con l'edificio, montante a secco e quindi smontabili, permettendo così di tornare, in un prossimo futuro, a quella situazione "originale" da cui siamo partiti. Questo è stato possibile privilegiando sistemi costruttivi a secco. Il cappotto interno (realizzato con materassini termoriflettenti), le pareti che infrastrutturano lo spazio, dentro le quali passano tutti gli impianti, gli irrigidimenti dei solai, realizzati con intelaiature metalliche.