Ricostruzione postbellica di Via Nuova Marina
Il tratto di strada compreso tra via Cristoforo Colombo e l'incrocio con il Corso Garibaldi è denominato come via Nuova Marina, in ricordo della precedente arteria litoranea aperta dal re Carlo di Borbone nel 1748. Come per via Cristoforo Colombo, via Nuova Marina fu interessata dalla ricostruzione postbellica attuata attraverso stralci del piano regolatore del 1946 di Luigi Cosenza che in questo settore sviluppò un piano particolareggiato esecutivo molto interessante, in grado di connettere, attraverso una particolare tipologia di edificato, le istanze preesistenti ereditate dall'edilizia storica ed ottocentesca con quelle più moderne proposte dai CIAM (Congressi Internazionali di Architettura Moderna), legate al problema del corretto soleggiamento risolto con l'impiego delle tipologie a stecca. Cosenza qui elaborò un modello standardizzato di tipo caratterizzato fondamentalmente da un basamento porticato costituito da una piastra che occupa tutto il lotto da edificare e da u corpo lamellare che sfrutta la profondità del lotto e rispetto alla piastra occupa circa un terzo della superficie di quest'ultima, dove la restante parte poteva essere impiegata come parcheggio o come tetto giardino. In fase esecutiva le cose andarono per un altro verso, del piano di Cosenza restano immutate le tipologie, applicate per quasi la totalità del tratto di arteria, ma dal punto di vista urbano vennero compromesse le originali giaciture dei vicoli medioevali della città bassa sopravvissuti al Risanamento e alle distruzioni della guerra e che Cosenza mantenne nel piano. Gli usi delle nuove costruzioni dovevano caratterizzarsi dall'uso misto delle funzioni abitative, impiegatizie, commerciali e professionali, ma ciò non avvenne per tutti gli isolati da edificare, che in breve tempo furono investiti dalla speculazione laurina. Il caso più eclatante di questa devastazione dei suoli è il palazzo Ottieri al Mercato, edificato da Mario Ottieri con un progetto definito da Carlo Migliardi nel 1958. Il palazzo, realizzato in difformità delle prescrizioni del piano particolareggiato con un uso intensivo del suolo che ha generato un volume del tutto anomalo caratterizzato da un lungo fronte alto undici piani che piega su piazza del Carmine e noncurante delle precedenti relazioni urbane tra piazza mercato e la fascia litoranea che ha determinato la profonda cesura tra i due spazi urbani. Edifici di maggior pregio si ritrovano nel tratto a monte, quello che origina da via Cristorforo Colombo. Il primo edificio che s'incontra è il massiccio palazzo del Provveditorato alle Opere Pubbliche realizzato dallo stesso ufficio come propria sede operativa. La sua costruzione avvenne nel 1935 e risente del linguaggio delle opere di regime, si tratta di una delle poche opere sopravvissute dai bombardamenti bellici della costa napoletana. Contiguo ad esso c'è l' ex palazzo ISVEIMER (Istituto per lo Sviluppo Economico dell'Italia Meridionale), esso il primo edificio che s'incontra a rispettare le linee guida del piano di Cosenza. Il progetto è di Luigi Moretti che deroga parzialmente il piano con una gestione compositiva più aperta che include, nella piastra, una piccola corte di benvenuto oltre al canonico basamento porticato lungo via Nuova Marina. Questo elemento assume indipendenza compositiva rispetto al resto, svincolandosi dall'immagine classica del porticato iperstatico. Gli altri edifici, realizzati tra gli anni Cinquanta e il Duemila, a causa della lentezza delle pratiche di esproprio, furono realizzati da altri enti pubblici e/o privati e da costruttori senza scrupoli. L'edificio della Facoltà di Giurisprudenza, realizzato negli anni Novanta su progetto di Michele Cennamo, è un chiaro esempio di architettura post-moderna che si diffonde in città tra la fine degli anni Ottanta e gli anni Novanta. Di questa corrente architettonica rappresenta il migliore esempio lungo tutta la strada. Di più recente costruzione, e in deroga al piano di Cosenza, è il Palazzo Mediterraneo, una delle sedi dell'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale". Il progetto di riqualificazione del precedente edificio, realizzato sul finire degli anni Novanta, fu affidato a Massimo Pica Ciamarra. Il restante tessuto edilizio ricorre al linguaggio pseudo-razionalista degli edifici residenziali a quello post-moderno degli edifici pubblici, ma con qualità espressive non particolarmente esaltanti dal punto di vista compositivo ed architettonico.