I simboli appartengono all’uomo, al suo linguaggio e alla sua capacità di produrre segni significativi. Essi hanno una funzione collettiva, ci spingono a riflettere, ragionare, pensare, e anche se incapaci di risolvere tutte le questioni che ci riguardano hanno la forza di smuovere le nostre coscienze. La parola “simbolo” viene del latino symbolum che a sua volta si origina dal greco symbolon che significa “mettere insieme” due parti distinte.
La nostra proposta mette insieme due approcci apparentemente lontani, ma fondamentali nel periodo che viviamo come quello della sostenibilità e quello della comunicazione. L’idea e’ di trasformare la piazza antistante il Mi.Co in un bosco urbano cangiante. Un luogo unico nel centro cittadino di Milano. Una stanza verde in cui le persone possono andare nel tempo libero, sostare all’ombra, sedersi, chiacchierare, vedere i propri bambini giocare, godere degli eventi organizzati dal Mi.Co.
LAND ART COME LUOGO
La ripetizione dello stesso elemento come l’albero su una griglia 5x5m crea una nuova identità, riorganizza e riqualifica lo spazio del piazzale oggigiorno frammentato. La piazza ospiterà circa 300 alberi distribuiti sull’area di progetto tenendo conto dei flussi di attraversamento pedonale e degli spazi di manovra necessari per carico e scarico merci.
Attraverso l’uso di due tipi di essenze arboree come la betulla e l’acero rosso, il bosco acquista un carattere mutevole e comunicativo. La betulla infatti assume un colore giallo ocra d’autunno e verde chiaro d’estate a differenza dell’acero rosso che pur variando di intensità durante le stagioni mantiene la colorazione rossa delle foglie. Questi ultimi vengono disposti in modo da comporre la scritta AMICO: un chiaro riferimento a MiCo-Milano Congressi, ma anche un forte messaggio universale rivolto verso il cielo e verso le nuove frontiere del terzo millennio.
Il sistema vegetale del Bosco Amico inoltre aiuta nella creazione di uno speciale microclima, produce umidità’ e ossigeno, assorbe particelle di CO2 e polveri sottili oltre a migliorare la biodiversità urbana. L’utilizzo di un elemento naturale è la chiave del progetto, il risultato è un’”architettura viva”, un nuovo simbolo per la città di Milano.
IL TAPPETO COLORATO
Il paesaggio urbano è in generale sempre una superficie. Essa nel nostro progetto è l’artificio in contrasto con la naturalità del bosco. Un grande tappeto di asfalto colorato che si estende in maniera uniforme su entrambi i livelli della piazza e permette di dare ordine e uniformità mettendo in connessione i vari spazi del Mi.Co.
Il pattern triangolare, ispirato alle ricerche formali e grafiche dell’architetto milanese Gio Ponti, disegna uno parterre attivo e funzionale agli eventi organizzati nella piazza, trasformandolo in uno spazio unico in cui il colore gioca da protagonista attraverso continue variazioni cromatiche e percettive.
Verso la porta Carlo Magno variazioni topografiche, dislivelli ed estrusioni del pattern definiscono la nuova piazza di ingresso, che permette di introdurre i visitatori verso un nuovo spazio tutto da scoprire.
IL BORDO-FACCIATA RIFLETTENTE
La piazza del Mi.Co dialoga in maniera variabile con le architetture e gli elementi di connessione che la definiscono e racchiudono. Il limite dell’area diviene quindi un tema progettuale fondamentale dal punto di vista spaziale e percettivo. Una nuova quinta scenica riflettente cinge le facciate e gli elementi architettonici prospicienti sulla piazza. Il bosco viene quindi deformato e amplificato, attraverso la sua riflessione nelle superfici verticali. Un continuo dialogo tra natura e architettura, portano quest’ultima alla mimesi ma allo stesso tempo a divenire elemento attivo dello spazio urbano.
Pannelli di acciaio inossidabile lucido costituiranno la nuova pelle, del Mi.Co LAB e dell’edificio sede dell’Accademia, Archivio storico e degli uffici, attraverso la diretta applicazione sulle facciate senza alcuna variazione strutturale e delle aperture esistenti.