Residence VILLA OMBROSA_ AGOPUNTURA PER INTERNI
Un progetto di agopuntura per interni; una serie di dispositivi di arredo modifica il paesaggio interno e le modalità d’uso di una serie di stanze in una villa storica a destinazione ricettiva.
L’approccio al progetto per gli interni del Residence Villa Ombrosa a Spotorno tiene conto della volontà di intervenire in maniera puntuale all’interno di un manufatto architettonico di origine borghese da anni utilizzato come residence e strutturato nelle sue divisioni, secondo necessità.
La nuova gestione intende riscoprire l’edificio attraverso un lavoro sistematico su tutte le stanze; la portata degli interventi dev’essere però assolutamente limitata nelle opere murarie e deve cercare di dotare ogni ambiente degli elementi funzionali di base (tavoli,armadi angoli cucina).
La prima fase del progetto ha permesso di prendere atto delle condizioni reali del manufatto con l’intenzione del mantenimento delle stesse ove il tempo e l’usura lo ritenessero possibile. Pavimenti, rivestimenti, porte e serramenti sono stati considerati come elementi dati e immutabili.
Il progetto si è quindi orientato nella definizione di una serie di dispositivi che si potessero inserire all’interno di ogni singola stanza.
L’inserimento di questi elementi intende modificarne radicalmente le modalità d’uso e al tempo stesso, vuole ridisegnare il paesaggio interno delle camere.
In una sorta di ricerca d’identità, il progetto opera in un regime di agopuntura inserendo dei dispositivi d’arredo che condensano in poco spazio diversi utilizzi.
La densità delle azioni nello spazio ridotto diventa tema di progetto.
Ogni elemento di arredo necessita di modalità costruttive semplici e veloci; per questo motivo, il progetto individua due materiali che caratterizzano tutti gli arredi di ogni singola stanza.
Il multistrato di legno e il tubolare quadrato di metallo sono gli unici materiali che costruiscono il progetto. Tavoli, sedute, armadi sono costruiti con semplici pannelli di multistrato assemblati fra loro; una serie di contenitori a parete sono invece realizzati come scheletri di metallo dalle varie dimensioni e possibilità d’uso in abbinamento a diverse funzioni.
Le sedute diventano contenitori che di possono aprire dall’alto o utilizzare frontalmente,oppure permettono un uso su entrambi i lati; i tavoli riducono al minimo la loro dimensione, gli armadi contenitori occupano spazi residui o si costruiscono attraverso una semplice anta.
Il progetto denuncia un’assonanza con gli interni delle barche, in cui muoversi all’interno di uno spazio ridotto diventa poco a poco naturale; in una sorta di conquista, data dell’esperienza dello spazio stesso.
I dispositivi di arredo, costruiti attraverso il semplice affiancamento di superfici orizzontali e verticali, accolgono il colore. Ogni stanza si distingue attraverso un colore. I toni variano dal blu, all’azzurro, al verde al viola; alla ricerca dei colori della terra e del mare che ci ospita. Ma i colori riempiono superfici limitate, a volte orizzontali, a volte verticali; porzioni di arredi, di ante, di porte o di pareti.
In un gioco di contrapposizioni, il colore caratterizza il piano orizzontale del piccolo tavolo, l’interno di una panca o la parete di fondo; diventa materia che permette la lettura immediata dell’arredo.
Anche qui, gli smalti che rifiniscono gli arredi rimandano a quelli utilizzati per le barche.
Le parti metalliche, smaltate di bianco, scompaiono e rimangono come segni; volumi svuotati in contrapposizione alle parti piene in legno.
I nuovi paesaggi interni ottimizzano quanto è disponibile e si costruiscono attraverso l’innesto di piccoli dispositivi che nascono dalle geometrie date delle stanze e dalla modalità d’uso delle stesse.