L’edificio, che risale alla prima meta del ‘900, ospitava una distilleria rimasta attiva per molti anni e successivamente un’officina meccanica. Posto sulla via Fiorentina, alle porte della città, il complesso, ampliato a più riprese durante il periodo di attività, è rimasto privo di una vera e propria funzione.
La posizione lungo un importante asse di comunicazione, ben servito anche dai mezzi pubblici e dotata di parcheggi, ha suggerito di sviluppare un’ipotesi di recupero dell’immobile per destinarlo a spazio espositivo e di ricerca, legato principalmente alle arti visive.
Il progetto, già tracciato nelle linee principali nel suo complesso, sarà realizzato per stralci a partire dal recupero del grande spazio aperto della sala espositiva.
All’esterno, un grande ‘portale’ in ferro grezzo segnala, sulla piccola corte privata, l’ingresso allo spazio espositivo.
Lo spessore di pochi centimetri dell’infisso esistente in sottili profili di ferro e vetro è sostituito da uno di quasi due metri.
Il ‘portale’ raccorda i due spazi, assumendo il ruolo di tramite fisico tra interno ed esterno, dilatando sensibilmente la soglia.
Nella grande ‘aula’ sono ancora leggibili i caratteri dell’originario edificio industriale, il suo linguaggio, i segni delle trasformazioni, degli ampliamenti.
L’ampia copertura a volta e il pavimento, seppure molto usurato, sono stati conservati in una filosofia progettuale che intende riflettere con attenzione al possibile rapporto tra ‘preesistente’ e ‘nuovo’.
Il ‘nuovo’ si sovrappone al ‘preesistente’ seguendo il principio della ‘stratificazione’.
Sulle pareti perimetrali un rivestimento ‘leggero’, ad altezza variabile, predispone la sala ad accogliere la nuova funzione.
L’assenza di partizioni interne consente di accogliere ogni volta soluzioni di allestimento studiate appositamente.
Lo spazio, sostanzialmente immutato nella struttura, ne risulta comunque rinnovato.