POLO SCOLASTICO DI ECCELLENZA ALBERGHIERO ED AGROALIMENTARE AD ARIANO IRPINO
La demolizione dell'hotel Giorgione ha determinato una lacuna urbana nel tessuto di Ariano Irpino, che offre l'occasione di ripensare una parte di città, da destinare a servizi e spazi pubblici, in stretto rapporto con il contesto che l'accoglie.
Il nuovo edificio, collocato tra la strada matrice di crinale e la parallela di mezzacosta, è sensibile ai temi della città storica e ne assume i caratteri.
Conforma gli invasi, in linea con la tradizione della piazza storica italiana in condizioni collinari, come a Gubbio, Viterbo, Todi.
Risolve lo scarto orografico con rettifiche basamentali a sostegno delle fabbriche in elevazione.
Ridisegna il profilo della città assumendo l’assetto del palazzo pubblico in un sistema che alterna schiere a palazzi.
Descrive il rapporto tra organizzazione sociale e architettura della città, tra forma della costruzione e rappresentazione dell’istituzione pubblica, come la Cattedrale, il Municipio, il Castello.
Città e sito
Nella città antica lo studio della morfologia urbana si configura come il risultato di una serie di rapporti di necessità tra l’ambiente naturale e l’organizzazione dell’architettura della città, delle piazze, delle strade, dei monumenti e dell’edilizia di base.
Il caso di Ariano Irpino si presenta come un modello esemplare al fine di identificare i processi di crescita indotti e conseguenti la natura del luogo: processi che hanno impresso carattere e riconoscibilità alla forma della città.
La struttura urbana segue la direttrice naturale definita dall’andamento lineare del crinale collinare prodotto dall’alternarsi di cime e selle: una direttrice marcata da emergenze monumentali raccordate, l’un l’altra, dal tessuto edilizio costituito di case a schiera e palazzi isolati. Un organismo urbano adattato alle ripide pendici naturali ordinate in terrazzamenti.
Agli assi matrice (la via di sopra, di mezza costa e di sotto), che si distendono da Est a Ovest, si contrappone una fitta rete di collegamenti trasversali che, da Nord a Sud, attraverso vicoli, scalee, rampe e slarghi, ordina la trama edilizia, aprendo le visuali sul paesaggio irpino dell’intorno.
Agli invasi stradali chiusi dal progressivo succedersi di fronti edilizi (delle chiese, dei palazzi nobiliari), si contrappone un sistema di viabilità minuta che si insinua nei tessuti edilizi, condizione che scopre l’intimità domestica accompagnata dall’irruzione della luce.
In questo contesto si inquadra l’odierno piazzale San Francesco posto lungo la direttrice di via Mancini in posizione mediana tra la piazza Plebiscito, la Cattedrale di Santa Maria Assunta ad Ovest, e il Castello Normanno dominate il versante orientale della città.
Importanti le trasformazioni urbane che hanno interessato Piazzale San Francesco nell’ultima fase del processo storico conseguenti gli eventi sismici. L’area assumeva all’origine l’identità di piazza-sagrato, messa a servizio della facciata della chiesa di San Francesco e del Convento; un invaso chiuso, luogo di confluenza di strade e vicoli.
Da questa fase l’invaso assume una configurazione a piazzale: uno slargo privo d’identità dominato dal Centro Pastorale per la Gioventù (un modesto fabbricato isolato nel bel mezzo della piazza), chiuso verso Sud, dall’Hotel Terrazze Giorgione, una smisurata volumetria di contrappunto al palazzo signorile Bevere, ultima reliquia dell’antica piazza. Un servizio della città destinato a viaggiatori e forestieri in visita ad Ariano Irpino, che disponeva di straordinarie vedute panoramiche sul paesaggio: terrazze orientate sull’orizzonte Sud, che si spalancavano svelando l’uomo e il territorio nel tempo e nello spazio.
Infine lo stato attuale, in cui l’area d’intervento si presenta come uno slargo disperso nel vuoto lasciato dalla demolizione dell’Hotel Giorgione; uno stato delle cose che apre verso nuove logiche insediative in grado di valorizzare il contesto urbano attraverso significative relazioni tra nuovi e vecchi edifici, tra la piazza e il paesaggio all’intorno.
Da piazza chiusa a piazza belvedere
Una lunga tradizione permea il carattere della piazza italiana quando, per ragioni altimetriche, di forte asperità del terreno, si presenta sulla scena urbana come un luogo di osservazione privilegiata, dominate gli orizzonti. Una condizione comparabile ad un belvedere aperto sui colli più lontani e al paesaggio dei tetti che digradano, terrazzamento dopo terrazzamento, fino ad incontrare il territorio agricolo circostante.
È questo il caso della Piazza pensile di Gubbio, di quella del Palazzo dei Papi di Viterbo, della piazza di Pienza, o della piazza-loggiato di Castel Fiorentino. Quella dimensione colta dallo sguardo e fissata nelle rappresentazioni pittoriche del primo Rinascimento (come nel caso del Perugino, del Bellini, di Leonardo) in cui gli spazi della città, le piazze, sospingono l’osservatore sino ad incontrare il paesaggio delle belle contrade. Luogo del bel vedere, ma anche luogo passante, in grado di orientare gli itinerari che organizzano la città.
Il nuovo complesso scolastico si inserisce nel contesto urbano cercando, attraverso la forma delle sue parti e l’ordinamento dei modi d’uso, di ri-significare e valorizzare le qualità dell’ antico invaso (ormai perduto), contribuendo, insieme agli edifici preesistenti, a definirne una nuova identità della piazza, da vivere risalando la dorsale di via Mancini.
Il nuovo invaso urbano è configurato in modo da favorire la condizione del rallentamento e della sosta: assume da un lato i caratteri della piazza chiusa, regolare, dominata dal complesso pastorale, punto di riferimento tra centro e architetture di bordo (Palazzo Bevere e il nuovo complesso scolastico) e dall’altro, attraverso l’apertura sul fronte Sud del belvedere e della cordonata di connessione con via D’Afflitto, offrire nuovi punti d’orientamento visivo e nuove relazioni tra parti di città.
La definizione della piazza è chiara: da un lato si è cercato l’equilibrio, la stabilità, la regolarità degli allineamenti tra volumi e masse e, dall’altro, nella ricerca del contrappunto, si è perseguito il contrasto, l’irregolarità, la dissonanza prodotta dalle relazioni tra valori d’orientamento visivo, d’esposizione, di connessione. Luci, ombre, enti, suoni, le tracce degli itinerari descrivono le dinamiche inarrestabili che irrompono nel grande palcoscenico della scena urbana.
La piazza e l’organizzazione dell’edificio
La concezione architettonica del nuovo complesso scolastico è quindi fortemente connessa alla natura urbana e topografica del sito. L’edificio si rappresenta come un’architettura della città: un’organizzazione geometrica semplice, a fronte di un contesto complesso, costituito da molteplici relazioni tra elementi che, a diverse scala, concorrono alla descrizione del luogo.
Una concezione unitaria articolata da un basamento in grado di compensare le differenze altimetriche presenti lungo la via D’Afflitto, e da due volumi emergenti, i palazzi, concepiti come due grandezze simili e complementari rispetto ad un vuoto interposto: la terrazza belvedere dalla quale scaturisce la rampa cordonata di connessione con via D’Afflitto.
La struttura è inscritta nel perimetro trapezoidale corrispondente all’area d’intervento ed è contenuta in un prisma idealmente unitario in cui i vuoti generati dai distacchi edilizi si rivelano, da un lato come un importante accorgimento di mitigazione della volumetria del fabbricato, dall’altro come opportunità di aperture visuali sul paesaggio: un’unità in cui i vuoti si rivelano come elementi necessari alla ricucitura dei pieni.
Assume grande rilevanza sul piano delle connessioni urbane, la presenza, in progressiva successione dalla piazza belvedere, di un sistema di risalita pubblico - costituito da una rampa cordonata - che dalla piazza san Francesco discende lungo il basamento dell’edificio consentendo di raggiungere la via D’Afflitto.
Sul piano distributivo e tipologico il complesso scolastico da un lato privilegia lo scambio con la città collocando le funzioni a vocazione collettiva all’interno del volume/basamento; dall’altro, nei palazzi sommitali, più facilmente illuminabili e aerabili, organizza le attività di didattica normale e laboratoriale, suddivisa in ciclo biennale e triennale, assicurando flessibilità ed efficienza distributiva.
L’atrio principale, agorà d’accoglienza, è stato collocato lungo via D’Afflitto, in corrispondenza dell’alto basamento e ordinato all’interno di una galleria passante disposta tra l’area destinata all’educazione fisica, gli uffici amministrativi e i laboratori specialistici. Una strategia distributiva che, in coerenza con l’idea di scuola aperta sul modello del centro civico, consente di incentivare l’uso da parte della comunità dei servizi collettivi al di fuori degli orari curricolari.
Su piazza San Francesco, in corrispondenza del distacco dal fabbricato conventuale, oggi spazio a parcheggio, è stato ubicato un secondo atrio d’ingresso, destinato alla distribuzione della sala per conferenze, della biblioteca e al bar-ristorante didattico, rafforzando così, anche in corrispondenza della piazza, lo scambio tra la vita della città e quella della scuola.
Il sistema distributivo, in coerenza con l’assetto tipologico e spaziale, presenta due sistemi di risalita scala/ascensore, dislocati in posizione contrapposta lungo il muro di contenimento, in corrispondenza con gli edifici destinati alla didattica in modo da garantire una autonomia distribuzione delle attività rivolte al biennio e al triennio.
Ogni piano è dotato di un nucleo di servizi igienici ed è organizzato integrando attività didattica normale con attività specialistica laboratoriale in modo tale da garantire flessibilità e integrazione nei curricula formativi. Per il dimensionamento e l’organizzazione degli spazi ci si è avvalsi delle linee guida fornite dal Ministero.
Motivazione delle scelte progettuali e architettoniche
Il complesso scolastico è concepito attraverso l’unione di due principali componenti volumetriche: un basamento/platea e due palazzi in elevazione. Il primo si struttura come elemento di regolarizzazione topografica occupando la cavità prodotta dalla demolizione dell’Hotel Terrazze Giorgione; i secondi si elevano in singole unità volumetriche dalla quota di calpestio di piazza San Francesco fino a raggiungere l’altezza corrispondente alla quota di gronda della copertura del complesso pastorale, minimizzando gli effetti di scala sull’invaso della piazza.
In corrispondenza del basamento/platea, (componente funzionale più in diretto contatto con la mobilità e viabilità pubblica e quindi più sensibile a interagire con la vita della città), è collocato l’atrio d’ingresso, la palestra, l’aula magna, il bar pizzeria, l’agorà e egli uffici, mentre le attività didattiche destinate al biennio e triennio, normali e specialistiche (aule e laboratori), sono destinate ai quattro piani che ordinano lo sviluppo in altezza dei due Palazzi.
Un organismo architettonico suddiviso in due entità identificabili sia sul piano funzionale che tettonico, tenute insieme da una razionale logica geometrico-modulare che regolamenta lo sviluppo dell’intero impianto.
Una concezione che si esprime attraverso l’integrazione tra due principi costruttivi (struttura muraria e struttura a telaio), così da assicurare sul piano funzionale il controllo delle diverse esigenze poste dal programma: spazialità flessibili e fisse; spazialità collettive e di gruppo. Una duplicità che si risolve in una composizione unitaria, attuata nel controllo armonico dello sviluppo in altezza del fabbricato.
Un basamento/platea sostenuto da rigide strutture in setti di cemento armato (contrafforti di contenimento), sul quale si elevano gli edifici/palazzo progettati con struttura a telaio ligneo, in grado di assicurare maggiore flessibilità in coerenza con il progetto pedagogico e con l’organizzazione dinamica del curricolo formativo. Da un sistema murario, introverso e invariabile, ad uno a scheletro, flessibile ed estroverso. La divisione materica in due parti di una facciata muove da motivazioni che vanno ben oltre gli aspetti tecnico costruttivi e funzionali. Se da una parte la separazione denota due destinazioni d’uso (attività collettive e attività didattiche) dall’altro disegna due definite geometrie, due entità: una più tettonica e organica con l’invaso urbano; l’altra più aerea e astratta che dialoga con la città.
L’architettura della scuola cerca un’immagine sobria e ordinata, integrata al carattere urbano di Ariano Irpino, ai suoi valori tipologico-costruttivi e materico cromatici. Qualità e caratteri da ricondurre alle tecniche della tradizione consolidate nell’architettura dell’entroterra irpino.
È da questa considerazione che assume riconoscibilità il basamento/platea d’attacco a terra dell’edificio, rivestito in lastre di calcare (una soluzione consolidata nell’immagine della città), sul quale si elevano, solari, i palazzi destinati alle attività didattiche. Un elemento d’ordine primario legato al suolo, di regolarizzazione e compensazione altimetrica rispetto all’andamento irregolare del sito. Analogie e risonanze che si evidenziano anche nei partiti compositivi che ordinano l’architettura dei Palazzi, contraddistinti, sui fronti Nord e Sud, da sobrie e astratte facciate intonacate con i colori della tradizione. Schermi sui quali compaiono, in corrispondenza degli ambienti comuni, le grandi finestre, grandi vuoti d’affaccio aperti sul paesaggio.
Ben altro carattere rispetto a quello che contraddistingue i fronti orientati ad Est ed Ovest, in cui si descrive, nell’ indifferenziata sequenza dei montanti lignei delle tamponature, la vitalità dell’attività didattica, comparabile, in qualche misura, all’immagine della quotidiana vita domestica di una piccola città di provincia.
Un’architettura realizzata dalla giustapposizione di due qualità figurative: una che si confronta con la scala del territorio, tutta esteriore ed enfatizzata di contrappunto al territorio e all’invaso della piazza San Francesco; ed una laterale e minuta, tutta interiorizzata, in scala con l’articolazione degli spazi pubblici che permeano l’intorno.
Una composizione sensibile nel riconoscere le molteplici suggestioni generate dallo spazio urbano: un basamento rivestito per i primi tre livelli di pietra calcare, a sottolineare una continuità con i parterre urbani; e dei volumi astratti e geometrici posti al di sopra che si aprono alla visione del paesaggio. In corrispondenza del vuoto interposto prende forma un belvedere e un sistema di collegamento urbano (rampe e cordonate) a risolvere in continuità il salto di quota presente tra piazza e strada.
La concezione architettonica della piazza
L’intervento di qualificazione e valorizzazione di piazza San Francesco è indirizzato a perseguire i seguenti obiettivi:
1- dissuadere l’uso di mezzi di locomozione privati nel contesto del Centro Antico caratterizzato dalla presenza di edifici di pregio storico architettonico;
2- rimuovere le attuali aree destinate a parcheggio pubblico a raso incentivando una mobilità di tipo pedonale salvo garantire la possibilità di sosta per gli utenti disabili, di accesso ai passi carrabili e di attraversamento per i mezzi di servizio e di soccorso. Ne consegue l’eliminazione dell’attuale parcheggio a raso presente nell’area contigua all’edificio conventuale e della fascia di stalli presenti lungo l’asse di via S. Mancini;
3- agevolare il parcheggio per gli utenti disabili, individuando, in prossimità dell’accesso all’edificio scolastico, tre parcheggi a raso. Degli stalli per motoveicoli vengono predisposti in ragione dell’utenza prevalentemente scolastica.
I parcheggi descritti risultano schermati dalla volumetria del complesso pastorale in modo da non entrare in conflitto con la spazialità della piazza sommitale e con lo scenario aperto sul paesaggio;
4- caratterizzare, in coerenza con le tecniche costruttive e con i materiali che connotano il centro antico e gli spazi aperti di Ariano Irpino (con particolare attenzione alle qualità dell’antica piazza del Palazzo Bevere), il nuovo assetto pavimentale della piazza San Francesco. È previsto, nelle forme e dimensioni coerenti con le varie tipologie di pavimentazione, l’uso del basalto e del calcare, materiali in grado di garantire durevolezza e resistenza all’uso pubblico e all’azione degli agenti atmosferici. Lastre, masselli e cordoli di basalto sono impiegati per rampe, cordonate e per la delimitazione delle superfici pavimentali. Quest’ultime, in cubetti di basalto, sono suddivise in campi discreti per garantire lo scorrimento e la regimentazione delle acque piovane;
5- nell’immediate vicinanze al complesso scolastico, quasi a delimitarne a terra il suo sviluppo sotterraneo, con una sequenza scalettata regolare, marcando la ripartizione del parterre pavimentale, affiorano dal suolo le asole de le cheminées de lumière: diffusori d’aria e di luce, ricavati lungo la parete di sostegno contro terra, elementi essenziali ad assicurare qualità e vivibilità agli spazi ipogei e arredo della piazza;
6- l’articolazione e la qualità del parterre urbano della piazza, costituita da slarghi, rampe, scalinate e cordonate, assicura, nel rispetto dei caratteri della tradizione, la presenza di elementi di arredo integrati alle forme, ai materiali e ai procedimenti costruttivi che, nella scala opportuna, consentono un uso confortevole e adeguato per la collettività.
L’obiettivo della proposta progettuale è quello di uniformare i diversi ambiti urbani che connotano l’attuale piazzale San Francesco, prefigurando una concezione unitaria ed omogenea dell’invaso urbano: da un lato una piazza chiusa passante, limitata dalle quinte di Palazzo Bevere, dal Centro pastorale, dal nuovo Complesso Scolastico, e dall’altro, attraverso la presenza della terrazza belvedere, assicurare permeabilità all’invaso urbano.
Aspetti tecnico-costruttivi
Il basamento del complesso scolastico, che occupa tutta l’area d’intervento, è confinante con via D’Afflitto verso Sud e con il muro contro terra di sostegno del piazzale san Francesco, a Nord.
È concepito con uno sviluppo fuori terra di tre piani sostenuti da setti configurati ad arco in cemento armato che, con andamento parallelo e rispettando il modulo geometrico di base, si estendono all’intera profondità del fabbricato fino ad intercettare la grande parete di sostegno diventandone i contrafforti.
Tale concezione strutturale garantisce stabilità, rigidezza e resistenza in campo elastico sotto l’effetto della spinta in fase di quiete e in condizioni sismiche, anche eccezionali.
La qualità estetica, la resistenza e durabilità del conglomerato cementizio faccia vista conferisce identità architettonica alle spazialità interne in coerenza con la natura tettonica del basamento. Sono previsti rivestimenti in pietra calcarea solo nei casi di strutture di tamponatura esterna. Le pavimentazioni della palestra sono in legno e le finiture dei servizi (cucine, servizi igienici etc.) prevedono rivestimenti lavabili atti a garantire igiene, facilità di pulizia e durabilità.
Gli edifici in elevazione sono sostenuti da una struttura a telaio in legno lamellare e da solai in X-LAM fondati, sulle sottostanti strutture in c.a.. Isolatori sismici fungono da dissipatori di energia.
I solai e i setti in elevazione, disposti nelle due direzioni, garantiscono la massima rigidezza ripartendo le azioni sismiche e assicurando un comportamento elastico.
Le moderne tecnologie del legno consentono il raggiungimento di alte performances di durabilità strutturale, flessibilità e gestione controllata del cantiere.
Le tamponature e i rivestimenti esterni rispondono alle diverse condizioni d’orientamento e di esposizione alla luce, garantendo livelli di isolamento termico, di controllo delle qualità ambientali e dell’ombreggiamento.
Le finiture esterne sono caratterizzate dall’uso di materiali naturali, integrati con il contesto, capaci di garantire durabilità nel tempo e limitati costi di manutenzione.
Le tamponature esterne opache sono realizzate con pannelli di fibrocemento rinforzato, intonacati e colorati in pasta, su sottostruttura lignea isolata; mentre per i serramenti sono previsti telai in legno lamellare o in alluminio a taglio termico con doppi o tripli vetri.
TAVOLE DI CONCORSO