Ricostruzione postbellica di via Cristoforo Colombo
La fascia litoranea di Napoli sin dall'antichità venne destinata ad attività portuale, già durante la conquista romana il porto rivestì un ruolo fondamentale nel bacino mediterraneo fino alla prima guerra civile quando Silla spostò la flotta militare da Neapolis a Puteoli.
Il porto e la sua fascia litoranea tornarono ad assumere un ruolo strategico a partire dal basso medioevo quando s'insediò la corte angioina nel Castel Nuovo ubicato proprio in prossimità dell'antico porto piccolo greco/romano, gli stessi governanti commissionarono la costruzione del molo angioino. Quest'ultimo ben visibile a partire dalla Tavola Strozzi del 1472 fino alle vedute della prima metà del Novecento. Durante il periodo aragonese e spagnolo il porto con la sua fascia litoranea furono interessati a lavori di adeguamento della difesa della città, diventata da più di un secolo Capitale del più esteso regno della penisola, vennero edificate nuove cinte murarie anche sul versante marino separando la città dal mare.
Il nuovo regno illuminato di Carlo III di Borbone promosse un piano urbano di riorganizzazione della fascia costiera a seguito della demolizione delle mura spagnole dove al loro posto venne configurata la nuova passeggiata a mare con una palazzata con decori più omogenei. La strada venne aperta nel 1748 e comparve nella pianta del Duca di Noja del 1775. A partire dalla seconda metà dell'Ottocento l'intera costa fu investita da pesanti interventi di adeguamento delle infrastrutture portuali, intanto divenute insufficienti per il volume dei passeggeri e delle merci in transito verso la città e non.
Negli anni del regime fascista il porto divenne strategico per la politica coloniale con ulteriore potenziamento delle infrastrutture del porto e della costa. L'Alto Commissariato alle Opere Pubbliche, allora retto da Castelli in una prima fase e da Baratono in quella successiva, commissionò la progettazione ex novo della prima parte della strada litoranea di Carlo III. In questi anni vennero demoliti alcuni isolati compresi tra via Depretiis e via Marina in continuità con il programma del Risanamento del 1885 e venne aperta l'arteria di collegamento tra via Marina e via Depretiis, l'attuale via De Gasperi. Il litorale del capoluogo campano venne gravemente danneggiato dalle incursioni aree alleate che miravano alla completa distruzione delle infrastrutture portuali della città, all'epoca considerate altamente strategiche. Gli attacchi militari alleati miravano alla neutralizzazione delle risorse utili al sostentamento della popolazione portandola allo stremo e alla resa incondizionata dopo aver colpito il morale collettivo. Nel 1943 saltò in aria la nave militare della Regia Marina Caterina Costa, l'esplosione causò danni per un raggio di diversi chilometri con l'espulsione di frammenti di armamenti e di lamiere anche sulla collina del Vomero. A risentirne dei danni fu la strada litoranea aperta nel 1748 da Carlo III di Borbone. Archiviate le fasi belliche si pensò immediatamente di dover ripristinare le infrastrutture del Porto civile e fu allora che la prima giunta comunale dell'età repubblicana commissionò a Luigi Cosenza lo studio di un nuovo piano regolatore della città che tenesse conto dei problemi generati dal secondo conflitto mondiale. Sulla zona interessata venne redatto un piano particolareggiato di esecuzione che prevedeva la ricostruzione totale dell'intera fascia litoranea secondo i dettami del movimento moderno ma filtrati con le istanze compositive del luogo. Vennero pensati degli edifici con un basamento occupato da uffici pari al sedime dell'edificio preesistente sul quale s'innesta una stecca destinata ad abitazioni orientate secondo l'asse est/ovest. Per l'affidamento delle opere esecutive fu incaricato Marcello Canino. Sotto la dierezione di questi il piano di Cosenza fu completamente tradito nelle sue intezioni iniziali lasciando progressivamente ai singoli progettisti libertà di azione.
La fascia interessata dal reportage presenta caratteri edilizi più convenzionali, rispetto al resto dei nuovi interventi, con edifici in cemento armato sviluppati a blocco, pseudoblocco e in linea e con il basamento leggermente arretrato per le tipologie con priorità lungo via Cristoforo Colomboj. In tempi più recenti il tratto finale di via Nuova Marina venne dedicato al celebre esploratore. La caratteristica tipica di questo tratto è la omogeneità temporale degli interventi essendo il primo macrolotto ad essere realizzato dopo la guerra e terminato prima del 1960. Lungo la fascia analizzata si susseguono interventi di Marcello Canino (edificio ad angolo con piazza Municipio), Antonio Scivittaro (ex palazzo della Flotta Lauro ed attualmente albergo di lusso), Sirio Giammetta (edificio del Catasto) e Renato Avolio De Martino (I.N.P.S.). La qualità dei manufatti non raggiunge sempre le aspettative imposte dal piano Cosenza. Il palazzo della società di costruzioni S.U.D.I.T.A.L.I.A - attualmente sede dell' Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (I.N.P.S.) - di De Martino che pur rispettando l'idea base dell'isolato imposto dal piano esso svetta per più di dieci piani dal suolo generando un disturbo nello skyline della fascia costiera.