Ampliamento Polo Produttivo ICR
Il progetto interessa l'ampliamento del polo produttivo e logistico ICR (Industrie Cosmetiche Riunite), azienda leader nel settore della profumeria selettiva, che fornisce servizi di ricerca e sviluppo, produzione, confezionamento e logistica per prestigiosi marchi italiani ed esteri. La crescita e la tensione al costante miglioramento testimoniano la dinamicità di questa realtà imprenditoriale, che negli anni ha saputo divenire punto di riferimento del lusso made in Italy. Sorta nel 1975 a Milano assorbendo la società Marvin, specializzata in prodotti farmaceutici, dal 1987 si stabilisce nel territorio lodigiano occupando un’area industriale dismessa.
L’area si trova nel territorio del Comune di Lodi, lungo la Strada Provinciale Numero 25 (SP 25) per Boffalora, ed è individuata quale “Ambito d’interesse paesistico ambientale” oltre ad essere inserita all’interno del perimetro del Parco Naturale Adda Sud. Lo studio architettonico dell’ampliamento si è confrontato con il tema dell’impatto ambientale che il nuovo complesso potrà avere sull’ambiente circostante. L’area presenta le caratteristiche tipiche del paesaggio rurale della zona dell’Adda, con cascine sparse accompagnate da elementi antropici di carattere non agricolo, quali gli edifici del polo ICR e la cava sul lato orientale della SP 25.
L'intervento, di 32.000 mq, interessa il lotto a sud dell'insediamento preesistente, in aderenza ad esso sul lato nord e prospiciente la statale verso il lato ovest. Sono stati realizzati due nuovi edifici, uno (indicato nella planimetria come B7) di 7.000 mq, altezza esterna 8 m, dedicato alla produzione, e uno (B8) di 3.000 mq, altezza esterna 18 m, dedicato allo stoccaggio, i relativi piazzali per una superficie di circa 10.000 mq, un nuovo svincolo d'accesso al polo produttivo e un parcheggio esterno al recinto della fabbrica (P3) di circa 12.000 mq.
Il complesso edilizio di nuova costruzione è suddiviso in due volumi che occupano una posizione sostanzialmente arretrata rispetto alla strada provinciale, con il parcheggio alberato e le aree di verde ad alta intensità come elementi filtro tra il sistema viario e il polo produttivo.
Si è sviluppato uno studio di facciata che attraverso semplici accorgimenti potesse mitigare la presenza dell’edificio. La scelta progettuale è ricaduta su pannelli in cemento lisciato, alcuni dei quali - lungo il Parco Adda Sud all’angolo sud-ovest dell’immobile - propongono un disegno che permette di creare degli sfondati nella struttura a geometria variabile, secondo due differenti moduli.
La presenza di questi sfondati, che rappresentano delle ipotetiche “finestre”, introduce nel linguaggio industriale un elemento tipico dell’architettura abitativa, producendo una frammentazione del volume volta ad alleggerire l’impatto dell’immobile e a smaterializzare il fronte.
Questo elemento architettonico è stato arricchito con il tema illuminotecnico: all’interno degli sfondati sono alloggiati fogli di policarbonato alveolare color bianco alcuni dei quali retro-illuminati con lampade a LED che si accendono nelle ore notturne, creando un rapporto di pieni/vuoti della facciata.
L'ampliamento è stato realizzato con struttura in cemento armato precompresso. I plinti su cui sono ancorati i pilastri, poggiano su una struttura di fondazione realizzata tramite sistema jet grouting, che consiste nell'iniezione nel terreno di una miscela cementizia attraverso piccoli ugelli con pressioni molto elevate, disgregando il terreno e miscelandolo nel contempo con una sospensione cementizia al fine di consolidare i terreni di fondazione.
Le strutture in elevazione dell'edificio di stoccaggio hanno un’altezza di 16 m sotto tegolo, con luci nette di 22 m, mentre l’edificio per la produzione è alto 7 m sotto tegolo, con luci nette di 24 m.
L’impianto di climatizzazione degli ambienti è stato ingegnerizzato e realizzato con l’impiego di una pompa di calore (PDC) del tipo Acqua Aria con funzionamento polivalente a recupero totale. La PDC produce contemporaneamente acqua cada a + 45°C e acqua fredda a + 7°C, con differenza di 5°C tra andata e ritorno per la climatizzazione; inoltre produce acqua calda per gli utilizzi igienico-sanitari dei dipendenti e di alcuni lavaggi di fine ciclo.
Con questo tipo d’impianto si è evitato l’utilizzo di una caldaia a combustione e quindi si è evitata totalmente la produzione di gas serra e gas incombusti inquinanti come CO2; CO; NOx; ecc.
Inoltre, l’esigenza produttiva di controllare e mantenere costanti le condizioni climatiche ambientali per tutto l’arco dell’anno - magazzino creme; magazzino essenze; reparto prodotto finito - rende particolarmente vantaggiosa ed efficiente la PDC che produce contemporaneamente acqua calda, acqua fredda ed acqua sanitaria.
Questo tipo di funzionamento è definito “polivalente” e permette di ottenere un TER (Total Efficiency Ratio) molto elevato anche alle gravose condizioni di progetto che si verificano, statisticamente, non più del 5% delle ore totali di funzionamento.
Considerando che l’impianto funziona h 24 è verosimile ipotizzare che la PDC abbia un funzionamento polivalente tra il 30% e il 70% delle condizioni previste, con un TER medio stagionale di oltre 6 kW elettrici per kW termico prodotto. La diffusione dell’aria in ambiente è ottenuta con l’impiego di elementi induttivi microforati a dislocamento che permettono una diffusione omogenea dell’aria in tutto il volume climatizzato impedendo la stratificazione verticale e quindi lo spreco energetico per dispersione.
Le opere di mitigazione ambientale sono finalizzate a compensare sulla medesima area d’intervento gli impatti derivanti dall’esecuzione del progetto, mitigandone gli effetti sulla componente paesaggistica in considerazione soprattutto della localizzazione di parte dell’ampliamento all’interno del perimetro del Parco Adda Sud.
La mitigazione ambientale è avvenuta attraverso due modalità d’intervento: la prima, indiretta, proponendo un’architettura che limiti percettivamente la propria presenza rispetto il paesaggio circostante come descritta precedentemente, la seconda, diretta, introducendo significative presenze arboree. La sensibilità del sito d’intervento ha suggerito l’utilizzo di una vegetazione autoctona specifica.
E' opportuno sottolineare che si è provveduto alla dotazione di un patrimonio arboreo ed arbustivo in quantità superiore rispetto a quella richiesta dalla normativa vigente. Sono stati scelti due sistemi di verde: il filare arboreo, che richiama alla memoria il tipico paesaggio agricolo lombardo fatto di “stanze verdi” per cui sono stati piantati 600 alberi e le presenze arboreo-arbustive, circa 1200, più dense che creano dei volumi di verde. Il filare arboreo permette inoltre di creare diaframmi verdi in elevazione che possono confrontarsi con la scala architettonica degli edifici industriali e limitarne la percezione rispetto al paesaggio circostante.
All’interno della cinta muraria di ICR è stata realizzata una fascia verde alberata, che prosegue nel parcheggio limitandone la vista per chi arriva da Lodi. Il parcheggio stesso è stato significativamente piantumato con filari frapposti agli stalli per le vetture orientati di circa 45 gradi rispetto alla SP 25, in modo da contenere l’impatto per chi transita sulla provinciale.