ERA PIZZA GOURMET
Il locale si trova a due passi dall’attuale centro storico, in quella che nella Monza dell’800 era una fabbrica di cappelli di cui rimane la curiosa struttura articolata in tanti piccoli ambienti e su livelli diversi. Tale conformazione lo rende ampio eppure raccolto perché, in effetti, ogni sala accoglie un numero contenuto di persone.
Lo spazio trova il suo fulcro nella cucina a vista, divisa dalla sala principale da una struttura in ferro e vetro armato, realizzata completamente a mano, su ispirazione delle vecchie vetrate industriali che un tempo caratterizzavano la zona.
La doppia altezza della sala principale è stata invasa da quattro strutture metalliche che cadono dall’alto in corrispondenza dei lucernai, e sulle quali si adagiano dolcemente vasi di edera cadente.
La zona bar, come la prima sala contenente la vineria, è stata completamente rivestita di ceramiche smaltate verdi, le quali creano un sorprendente gioco di riflessi, impreziosendo le superfici e lasciando percepire la naturale imprecisione della posa artigianale del materiale.
Il tutto é coronato da una fascia in ferro naturale che conclude lo spazio, marcandolo in altezza, e che riporta la scala al livello della persona. In questa sala a farla da protagonista è il bancone bar, un monolite sospeso in ottone naturale spazzolato a mano, con un sottile frame di facciata che ne scandisce il ritmo e rimanda alla propria composizione funzionale interna.
Le pareti delle sale principali sono state scrostate, portando alla luce i mattoni che le compongono risalenti ai primi anni dell’800, lasciando intravedere la trama strutturale che diventa quasi un decoro con il sapore del non finito michelangiolesco.
Lunghi bracci d’ottone si appendono alle capriate del tetto per sostenere le lampade scatolari, anch’esse d’ottone naturale, realizzate su disegno dello Studio Mabb, garantendo l’illuminazione e creando un’atmosfera soffusa ed accogliente.
Su alcune pareti si scorge una composizione di luci, realizzata con un intreccio di cavi di seta bordeaux e dischi d’ottone, i quali connotano lo spazio con un sapore quasi scenografico e che sembrano rimandare alle costellazioni astronomiche.
Gli arredi si alternano tra pezzi unici realizzati su disegno dei progettisti, come i tavoli alti in vetro armato retro laccato e ottone, e pezzi vintage di recupero.
Sempre di ispirazione industriale è il parapetto della scala che conduce alle sale del soppalco, realizzato in ferro con le reti utilizzate per le inferiate delle vecchie fabbriche, al quale sono accostati dei vassoi contenenti un’attenta selezione di piante aromatiche che lo chef utilizza in cucina, creando così una sorta di orto verticale a km zero.