DIALOGO
PrimoPremio.
riconversione Ex Cinema.
Il dialogo come idea di progetto architettonico, che recupera l’immagine di due attori sul palco del teatro, alla ricerca di un secondo tempo dell’ex cinema. La natura bilaterale del programma richiesto (uffici amministrativi e locali pubblici) viene interpretata sia in pianta che in alzato attraverso distinzioni chiare degli interni. Ognuna delle metà del corpo di fabbrica viene polarizzata intorno a due fuochi: la scala elicoidale che distribuisce gli uffici e la gradonata che collega sala polivalente e biblioteca. In sezione gli spazi si sviluppano anularmente a una coppia di volumi gemelli a tutta altezza, che mantengono la verticalità e l’atmosfera dello spazio originario. Due attori che si compenetrano e si distinguono, dialogando tra loro in modo flessibile ed in economia di gestione.
Lettura del luogo. In ordine alla lettura del contesto la situazione attuale deve essere analizzata immaginando il nuovo intervento di sottopassaggio della ferrovia, che chiude la strada carrabile e produce una situazione di risulta di fronte all’edifico dell’auser, spunto per una progettazione che si estende sullo spazio pubblico. Dall’altra parte si ricollegano la via principale del centro cittadino e piazza XXVII aprile con il relativo parcheggio. Approcciando il sito oggetto di concorso si percepisce subito una grande difficoltà nell’incontrarlo, sia visivamente, a causa degli edifici e delle superfetazioni che lo circondano, sia fisicamente, considerato l’angusto passaggio da percorrere per raggiungere l’ingresso. Questa condizione non è certo mitigata dalla natura del patrimonio edilizio in questione, che presenta una condizione frammentata spesso frutto di aggiustamenti indipendenti tra loro.Infine risulta molto insistente la prossimità con la ferrovia, una presenza sicuramente di disturbo per il carattere di centro civico che dovrà assumere il progetto ma anche un’infrastruttura che lo apre ad una spazialità di margine forte, visibile non solo dalla strada ma anche all’arrivo in treno.
Concetto urbanistico
Continuità urbana. La prima operazione ricerca una continuità con Via Giacomo Matteotti attraverso una nuova pavimentazione che nobiliti l’ingobro del sottopassaggio per evitare la sensazione di dispositivo ostile alla città come spesso assume questo genere di interventi. L’ampliamento dell’area pedonale cerca di completare un tessuto pubblico alla portata del cittadino, interdetto al traffico e servito dal parcheggio esistente. La nuova viabilità garantisce comunque ai residenti di raggiungere le pertinenze delle relative abitazioni. Inoltre la strada di vicinato presente a nord del cinema funziona come ingresso di servizio logistico per scarico merci ed utilizzo del magazzino.
Il percorso di accesso. Continuando verso il margine sud l’intervento ha l’obiettivo di convogliare il flusso principale di accesso alla struttura considerata verso un nuovo percorso, parallelo alla ferrovia, in luogo di quello utilizzato al momento, stretto ed affogato tra gli edifici. Questo passaggio viene comunque mantenuto come accesso secondario al complesso, soprattutto per la disposizione degli ambienti dell’auser, che non hanno subito modifiche sostanziali in fase di progetto. Attraverso una doppia pelle in acciaio, sovrapposta al prospetto Ovest di questo fabbricato, si configura una nuova facciata che ristabilisce l’unità dell’insieme, rispettandone i flussi e l’apertura esistente. Il sistema di pannellature diventa un dispositivo che contiene i cancelli (si aprono scorrendo dentro all’involucro) dei due percorsi, aspetto non secondario nell’ottica della gestione dell’intervento. Questo intervento ricrea una visibilità che cerca di trasmettere ai cittadini sia la rappresentanza dell’istituzione pubblica che la domesticità di un ambiente abitato.
Relazioni con l’asse ferroviario. Il rapporto con il treno viene mitigato attraverso un diaframma che si piega in una pensilina rastremata, con la stessa inclinazione del nuovo sistema di facciata. Oltre ad attutire i rumori e limitare l’interazione con la ferrovia, questo elemento convoglia il pubblico in un percorso più grande ed arioso di quello attuale, che termina in una piazza aperta in luogo dell’ex bocciodromo demolito. L’assetto viene rimarcato dalla parte di schermatura corrispondente all’attuale ingombro della strada. Qui alcuni elementi precisi comunicano ai fruitori un primo incontro con il carattere urbano del progetto. Un grande albero, che segna lo spazio come luogo pedonale, una seduta di sosta, per l’attesa in prossimità dell’ingresso, il logo del progetto, come nuovo simbolo permeabile verso la ferrovia. L’incremento della visibilità avviene in maniera diffusa durante tutto il sentiero, oltre che dalla nuova pavimentzione esterna e dal punto d’ingresso. Il viale viene piantumato attraverso vegetazione arbustiva e manti erbosi che fiancheggiano la pensilina, un gesto semplice e sereno per accompagnare gli avventori fino all’entrata dell’edificio.
Riscoprire il cinema. Una volta raggiunta l’area adesso occupata dal bocciodromo ci si trova all’interno di una piazza aperta, dove la fabbrica dell’ex cinema domina la scena, completata dalle quinte del muro confinante e del prospetto est dell’auser. Questo luogo rappresenta non solo uno spazio di decompressione necessario per un edificio pubblico di questa natura, ma anche una propaggine per le attività della sala polivalente che si possono estendere all’aperto. La dimensione della piazza e la sensazione di enclosure comportata dal costruito ai suoi margini la rendono un’area pubblica dal calore domestico, per la vita quotidiana dello Spazio pieve. Inoltre arrivando dal treno i passeggeri intravedono il prospetto sud dell’edificio, percependo la sua vocazione aggregativa e la condizione di emergenza all’interno del paese, anche grazie alle due sculture (che simboleggiano il nuovo luogo) posizionate all’interno del giardino. I prospetti dell’edificio sono stati lavorati secondo la logica del massimo beneficio con il minor intervento. Si ricavano infatti grandi aperture a servizio dei vani contenute in cornici di acciaio, in modo da mantenere chiara la morfologia originale dei paramenti modificata secondo la logica dell’intaglio. In particolare il grande nastro di vetro rivolto a sud in corrispondenza del piano terra punta ad aprire l’edificio verso l’esterno, come si apre un palco verso la platea. Questo implica un continuo scambio tra dentro e fuori, una permeabilità visiva che estende il corpo di fabbrica oltre i confini dell’involucro.
Concetto architettonico
Una volta entrati ci si trova in uno spazio filtro baricentrico all’edificio, che accoglie i fruitori e controlla gli ingressi attraverso il front office di gestione in asse con l’ingresso. Da questo punto si presenta chiaro il primo elemento che caratterizza gli interni: la scala elicoidale che permette l’accesso al piano superiore. Tutta la parte amministrativa di uffici occupa la parte Ovest dell’edificio e viene distribuita attraverso questo elemento. Il progetto ha voluto mantenere intatta la porzione a piano terra destinata alla scala esistente per raggiungere la cantina con i vani tecnici aperti all’esterno. Nonostante il vincolo gli spazi serviti si integrano in modo da non denunciare questa porzione che si mantiene accessibile e non di intralcio per i nuovi flussi.
Nella direzione opposta si accede alla sala polivalente che occupa una posizione privilegiata all’interno del progetto. Il grande spazio infatti non vuole solo essere un servizio utilizzato occasionalmente per eventi speciali ma un punto di studi, passaggio e risalita verso la biblioteca collocat al primo piano. L’ampia gradonata si configura allo stesso tempo sia come altro elemento di distribuzione verticale che come sedute per il pubblico della sala polivalente. L’orientamento dei gradoni verso sud implica un continuo scambio con la piazza esterna mentre la chiusura verso nord (dove superfetazioni e zone pertinenziali non risultano essere molto appetibili per il progetto). Nei periodi di inutilizzo gli avventori della sala lettura possono spingersi fino ad occupare quest’area, in modo da sfruttare al meglio gli spazi a disposizione. Gli ambienti laterali che affiancano la gradonata al piano terra sono di servizio per un’utilizzo autonomo di questa, senza interferire con gli altri flussi dell’edificio. Oltre ad un’ampio magazzino la sala polivalente viene dotata di servizi igienici indipendenti. L’altro blocco di servizi si trova in posizione baricentrica impilato sui due livelli, in modo da servire sia la biblioteca che tutti gli uffici.
Corteggiare il cinema. Le due dinamiche appena descritte trovano un corrispettivo sviluppo anche in sezione. Una coppia di volumi gemelli a tutta altezza, mantengono la verticalità e l’atmosfera dello spazio originario e enfatizzano i fuochi del progetto, la scala e la gradonata. Attorno a queste corti coperte si distribuisce il primo piano dell’edificio, che recupera la quota attuale della porzione esistente a +3,80 metri. Questo impianto genera una distribuzione anulare simmetrica tra uffici e biblioteca che condividono in maniera gemella rispetto al piano terra una fascia centrale di accesso a servizi e ascensore. Lo spazio centrale al piano terra e quello baricentrico al livello in quota presentano delle aree di attesa aperte. Queste aree sono complementari all’attività d’ufficio, sia come luogo di sosta dei cittadini in caso di apertura dei servizi al pubblico che come area relax durante le pause dei dipendenti. Dall’altra parte la biblioteca si presenta come un ampio spazio frazionato secondo la disposizione degli arredi e polarizzato intorno all’affaccio sulla sala polivalente. Si distinguono tre aree diverse: il pozzo librario, che occupa la posizione con minor apporto di luce in prossimità alla partizione verso la porzione degli uffici; lo spazio consultazione, un luogo di confronto che si apre a nord dotato di un grande tavolo; la zona lettura, che si svolge attorno al doppio volume con arredi lineari integrati ocn il sistema di parapetti. Quest’aree e la corrispondente zona di distribuzione degli uffici beneficiano della luce diffusa proveniente dai due nuovi lucernari aperti in copertura. L’utilizzo di questa ulteriore fonte di illuminazione rafforza il valore dei due doppi volumi, che assumono le caratteristiche di spazi luminosi e ariosi, in accordo con la natura dei loro utilizzi. L’apertura dei lucernari non manifesta il sistema di irrigidimento a griglia esistente che viene rivestito con elementi di diffusione e rimane leggibile in trasparenza.
Layout gestionale e compartimentazione. Particolare attenzione è stata dedicata alla gestione quotidiana dell’edificio, secondo i vari scenari di utilizzo ed autonomia che si possono intuire dal programma funzionale. La sala polifunzionale è totalmente indipendente dall’interno edificio, separabile attraverso un sistema di pareti mobili che scorrono all’interno di setti contenitore a piano terra. Questo meccanismo riesce di conseguenza anche a metterla in relazione con l’intero livello dell’ingresso, in modo da dilatarla od esibirla qualora l’evento in questione ne richiedesse l’espandibilità. Alla stessa maniera si riesce ad ottenere una piena permeabilità verso l’esterno, aprendo la sala verso la piazza, dalla quale è separata dalla grande superficie vetrata. Viceversa in occasione di proiezioni o eventi privati un sistema di oscuranti in lamelle ne permette l’isolabilità. Gli uffici ricalcano il passo strutturale dell’edificio esistente ma mantengono un’alta flessibilità di utilizzo. Infatti i vari ambienti sono suddivisibili in base alle necessità dell’amministrazione, considerata l’ampia libertà di utilizzo permessa dal sistema strutturale.
Materiali, finiture, dettagli
Le apparecchiature murarie si conservano come elementi originari dell’involucro perimetrale dell’edificio. Queste vengono intagliate con le nuove aperture e isolate grazie ad un intervento di cappotto esterno (approfondito in seguito). L’operazione presuppone non solo di presentarsi come gesto semplice ed economico ma costituisce anche elemento di contrasto per esaltare il lavoro sugli interni.
Qui si è privilegiato l’utilizzo di un rivestimento in legno che evidenzi e nobiliti i due simboli del progetto, la scala e la gradonata. In questo modo il contrasto tra questi grandi arredi e il resto della fabbrica si manifesta chiaro, grazie anche alla pavimentazione uniforme su tutto lo spazio di distribuzione. Le partizioni verso i corridoi degli uffici sono pensate in vetro, in modo da trasmetterne il carattere pubblico (mantenendo la possibilità di isolarle con delle veneziane a parete) e massimzzlare la luminosità degli spazi. Il sistema di pilastri e le grandi cornici delle aperture in acciaio verniciato evidenziano l’intervento sull’edificio esistente, sia per l’inserimento della nuova struttura che per il trattamento dell’involucro. All’esterno viene stesa pietra serena bocciardata, elemeno comune per gli spazi pubblici della regione.