Macchina Meccanismi Universali
114 “affinchè ostacolato dalla religione non ti accada di credere che la terra, il sole, e il cielo, il mare, gli astri la luna, debbano durare in eterno per la loro essenza divina, e per questo ritenga sia giusto che al pari dei Giganti paghino la pena d`una colpa nefanda quelli che forse presumono di abbattere le mura del mondo con la loro dottrina, e vogliono estinguere in cielo il sublime splendore del sole, violando con linguaggio mortale creature immortali;” 306 "Infine non vedi anche le pietre essere vinte dal tempo, le alte torri crollare e le rocce sgretolarsi, i templi e le statue degli dèi andare in rovina consunte, e il sacro nume impotente a protrarre i termini del fato e a tentare qualcosa contro le leggi dell natura? E non vediamo i monumenti degli uomini, schiantati al suolo, chiedere se tu creda che essi invecchiano, e i macigni precipitare staccati dalle alte montagne, incapaci di sopportare, resistedo, la dura forza di un tempo sia pur limitato?" Lucrezio, Libro V
Campocervaro 2000-2017
Guardavo il cielo, la terra sotto i piedi; l`acqua scorreva nel fruscio rilassato del tempo, ruscello di un fosso che non riesco a chiamare artificiale perché lo scavò mio nonno a mani nude, con le mani, "quei cosi" alla fine delle braccia che servivano a pregare, a mio nonno. Gardavo il cielo, la terra, sentivo l'acqua cantare, immaginavo il mare biancheggiare nell'oscurità. Era tutto in relazione.
Un ricordo fa bene o fa male, dipende da che parte lo si piglia. Ecco, quel fosso oggi non c'è più. Penso: -degna sepoltura- dentro dei tubi di cemento ricoperti dal cemento del pavimento di una fabbrica costruita in pannelli prefabbricati di cemento precompresso dove si lavorano, almeno da quello che son riuscito a capire, le componenti in plastica del tostapane. E mi fermo a pensare ma non trovo relazione.
Prendo la bici, un giro, d'estate la sera mi va. Il buio soffoca l'informe e lascia spazio alla fantasia. Giganti sono le stelle spegnendo le luci del mondo; non c'è fine allo spazio, non c'è inizio né fine. Alla fine decido di girare bruscamente a destra giusto di fronte alla fabbrica di plastica per tostapani, ma cado goffamente nel cemento ancora caldo dal meriggio. Mano-ginocchio; sento improvvisamente il sangue scorrere a fiumi e inondarmi le ciabatte di sughero; mi fermo, penso e realizzo - cazzo, il fosso di mio nonno!!! - Tutto torna in relazione.
MACCHINA MECCANISMI UNIVERSALI
1)Paesaggio. Il gesso, purezza delle forme; minuziosa riproduzione in scala 1:500.000, del paesaggio tri-Veneto. Evidente l'ambivalenza tra micro-macro scala: quello che sembra essere un semplice pezzo di pietra dolomia, contiene al suo interno l'orografia del reale; un rapporto specifico, che riprende in qualche modo quello aureo, nel quale la parte maggiore sta alla minore come l'intera sta alla parte maggiore e così via, in un loop profetico.
2)Macchina. Il ferro simboleggia l'opera dell'uomo che delimita e delinea (specialmente nell'ambito del contemporaneo) un'orizzonte privo di qualsiasi spirito di relazione. Dominare - Rovinare, nel dominio della Tecnica su qualsiasi poetica.
3)L'acqua simbolo di vita, completa la triade del paesaggio con Terra (1) e Cielo; sarà proprio la sua reazione chimica con la vasca metallica (2) a generare il lento logorio del gesso colorandolo di rosso sangue.
4)Il progetto. Una diga al contrario, una diga che non contiene ma che cerca di arginare e proteggere dalla devastazione incombente dell'opera dell'uomo, il ricordo di una bellezza ormai compromessa dal disincanto del nostro tempo.