La sala originaria prende il nome dal ballerino e imprenditore Attilio Lutrario che a metà degli anni venti del Novecento si stabilì a Torino e acquistò il dopolavoro ferroviario localizzato accanto alla piccola stazione Dora.
Dal 1926 il Plateau Dansant Lutrario è una sala da ballo estiva con cinema in un distretto all’epoca dedicato al divertimento e frequentato dagli artisti futuristi. Minacciato dal fascismo e bombardato durante la Seconda Guerra Mondiale, proseguì l’attività fino agli anni cinquanta, quando un rinnovamento complessivo fu commissionato a Carlo Alberto Bordogna, che affidò all’amico e collega Carlo Mollino il progetto dell’interno della sala da ballo.
Spazio luccicante interamente destinato al divertimento, è concepito come un padiglione fra i boschi, evocati nelle immagini che sulle pareti si alternavano alle tende rosse, e alterna luci colorate, riflessi e trasparenze. L’interno è un volume a doppia altezza a cui si accede da un corridoio stretto e lungo, mentre la sala è continua e ininterrotta su cui si affaccia un mezzanino che sembra abbracciare la pista da ballo.
L’accesso al mezzanino è possibile attraverso cinque scale di varie forme curve, più numerose del necessario viste le dimensioni e la capienza della sala, con balaustre d’acciaio ornate di elementi che rievocano i rami.
Il soffitto della sala è decorato da una spirale per l’illuminazione già usata da Mollino nell’interno di Casa Miller, mentre le luci sono in compensato sagomato con lampade di plastica colorata. La spirale è riflessa nella pavimentazione in ceramica, ora coperta da un nuovo pavimento di laminato rimovibile che protegge quello originale
Il locale guardaroba lungo il corridoio è delimitato da una balaustra barocca rivestita di specchi i cui punti di raccordo al pavimento sono segnati da un’ellisse ocra.
Le decorazioni sono opera di diversi artisti. Victor Cerrato, che lavorava a stretto contatto con Bordogna, è autore delle borchie in ceramica delle balaustre e del binario in rame a rilievo del soffitto, mentre le lampade colorate sono di Otto Maraini. La porta d’ingresso di vetro decorato è opera degli artigiani della Cristal Art.
Ancora sala da ballo, oggi il Dancing è uno degli interni di Mollino meglio preservati sebbene gli arredi, i bagni e il bancone del bar non siano originali e alle pareti siano state apportate alcune modifiche.
Tratto da: “Guida all’architettura di Torino”, Cristiana Chiorino, Giulietta Fassino, Laura Milan, Michela Rosso, DOM Publishers, Berlino, 2016