Centro polifunzionale di Campotenese nei pressi di Morano Calabro (CS), nel parco nazionale del Pollino.
La struttura formale dell’edificio destinato a centro polifunzionale nasce dalla considerazione di accettare le condizioni naturali di suolo liberato dalle costruzioni attuali in grave stato di degrado, annullando la percezione del volume in favore di una visione di piani orizzontali.
Per questo motivo l’edificio, verso i massicci del Pollino e del Dolcedorme, affonda nel terreno come un manufatto ipogeo - disposto traverso alla pendenza del lotto - quasi senza prospetto architettonico, per riaprirsi al paesaggio affacciandosi ampiamente verso le colline che concludono la piana di Campotenese verso il mare.
Il territorio della Tenuta della Principessa è compreso nella sua totalità nell’ambito del Parco Nazionale del Pollino. Situata nel versante calabrese del Parco, la Tenuta si articola dal valico di Campotenese e dal margine rappresentato dall’autostrada A3, fino ad arrivare alle quote elevate del Colle del Dragone e della Serra del Prete, che ne delimitano il margine superiore. La Tenuta della Principessa si articola dal valico di Campotenese, con il margine dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, al margine superiore composto dai Cozzi dell’Anticristo, il Cozzo Ferriero e la Serra del Prete. In posizione baricentrica rispetto ai flussi turistici che da strade e autostrade raggiungono i rifugi montani situati ad alta quota, il territorio della Tenuta si presta alla realizzazione di azioni mirate alla valorizzazione e alla fruizione del territorio del Parco. Il valico di Campotenese rappresenta la “porta virtuale” della Tenuta della Principessa e uno degli accessi privilegiati al Parco Nazionale del Pollino, punto fondamentale e passaggio obbligato tra la Calabria e le regioni poste a nord. Da Campotenese, infatti, passava l’antica via Popilia, di cui è possibile trovarne traccia lungo la gola a ridosso dell’A3 e lungo il tracciato della ferrovia Lagonegro-Castrovillari, chiusa da qualche decennio.
L’area oggetto dell’intervento di complessivi circa 10000 mq risulta parzialmente edificata da quattro costruzioni, in grave stato di fatiscenza ed attualmente abbandonati. Il lato sud-est si affaccia verso l’antica stazione ferroviaria della linea calabro lucana, oggi ormai completamente dimessa. Un edificio di proporzioni maggiori degli altri borda l’area verso il mare.
Il progetto del Centro Polifunzionale del Parco del Pollino, dal punto di vista metodologico, rivolge particolare attenzione alle relazioni significative con l’ambiente: il luogo - inteso come insieme delle caratteristiche materiali, tipologiche e culturali di uno spazio antropogeograficamente determinato – si ritiene sia l’elemento complesso da osservare e da cui “estrarre” ragionamenti progettuali.
Al di là di fragili meccanismi di riduzione espressiva e di mimesi naturalistica, il progetto si pone come sintesi architettonica di necessità funzionali espresse dall’Ente Parco: centro conferenze, spazi espositivi e didattici per visitatori e scolaresche, uffici delle guide del Parco, uso dell’energia grigia, abbattimento dei consumi ed impiego di energie rinnovabili.
La struttura formale dell’edificio nasce dalla considerazione di accettare, il più possibile, le condizioni naturali di suolo liberato dalle costruzioni attuali in grave stato di degrado, annullando la percezione del volume in favore di una visione di piani orizzontali.
Per questo motivo l’edificio, verso i massicci del Pollino e del Dolcedorme, affonda nel terreno come un manufatto ipogeo - disposto traverso alla pendenza del lotto - quasi senza prospetto architettonico, per riaprirsi al paesaggio affacciandosi ampiamente verso le colline che concludono la piana di Campotenese verso il mare.
L’osservazione dell’edificio dall’alto della strada provinciale e dal lato nord-est offrirà, dunque, una vista di bassi muri in pietra grigia, allungati longitudinalmente, che contengono piccole sistemazioni a prato; da questi piani ancora di valore naturale e territoriale emergono quattro torri – che costituiscono la ventilazione ed il condizionamento dell’edificio - uniche emergenze architettoniche rispetto al piano di campagna.