COPERTURA ARENA DI VERONA
un “muro” cavo di quattro metri di larghezza, in lega metallica, di forma ellittica si adagia in sommità al perimetro dell’Arena, quasi a ricostruire il terzo anello mancante dell’anfiteatro. Gli appoggi strutturali tengono il muro cavo metallico sollevato rispetto l’Arena, come se questo fluttuasse su di essa senza mai toccarla. Questa caratteristica consente di evidenziare in maniera netta e chiara, attraverso la porzione di ombra e con uno stacco reale, la distanza tra ciò che è antico e ciò che è nuovo; sottolineando, perimetralmente, la distanza temporale, materica e formale delle due parti. Per evidenziare ancora maggiormente questo concetto, si è pensato di rivestire, nella parte esterna, il muro metallico con una parete ventilata composta da listoni di pietra naturale locale; in continuità con la pietra degli arcovoli sottostanti. Questa parete di rivestimento si pone, per tutta la sua lunghezza, ad una distanza di circa un metro rispetto al margine frastagliato della sommità dell’Arena. Ne consegue che il margine inferiore della parete in pietra segua un andamento non uniforme, ma zigzagato, che asseconda la disomogeneità della superficie lapidea dell’Arena. Concettualmente il muro cavo contiene al suo interno tutta la tecnologia necessaria (composta da cavi di acciaio, teli, sistemi idraulici e meccanici, impiantistica, ecc) per chiudere, con una membrana elastica, l’intero spazio sovrastante la cavea gradonata, il palco e la platea. Questo tipo di meccanismo consente una rapida fase di apertura e chiusura totale della copertura, garantendo quelle caratteristiche di versatilità e reversibilità prevista dal bando. Inoltre l’anello metallico, essendo dislocato lungo il perimetro interno dell’Arena non intralcia lo spazio dell’ala che rimane dietro senza essere lambita. Dall’interno, la presenza del nuovo elemento non interrompe la percezione visiva attuale della grande cavea; anzi, quando la copertura è totalemte aperta, il muro metallico diventa una fascia di separazione tra le gradonate di pietra e l’azzurro del cielo, che ritorna ad essere il vero “tetto” sull’Arena di Verona.