Colita Flamenco. The endless journey │Palace of Charles V, Alhambra
La mostra, realizzata nella sede del Palazzo di Carlo V all’Alhambra di Granada (Spagna), espone 79 fotografie che permettono seguire la scia della fotografa Isabel Steva, in arte Colita, lungo il suo viaggio all’interno del flamenco, che comincíò nel 1962 giungendo fino ai giorni nostri. L’allestimento trova ispirazione nelle radici del flamenco e dell’arquitecttura ispano-musulmana.
La fotografa Colita mi disse in un'occasione che, secondo lei l’arte del flamenco si poteva riassumere in due parole: eleganza e mistero. Nell’allestimento l’eleganza si può riconoscere nella cura dei dettagli costruttivi ed il mistero nella scenografia, intesa como il luogo in cui la trasformazione degli spazi, i colori e le sensazioni trovano una loro ragion d’essere.
Il percorso espositivo risponede a una logica sequenziale che passa dall’oscurità alla luce. La prima sala è uno spazio in penombra che si comprime in un passaggio buio, per arrivare a sfociare nell’intensa luce della sala chiamata “Cappella”.
In questa seconda sala si stabilisce una relazione tra le fotografie, l’architettura e lo spettatore. Si tratta di un grande spazio a pianta ottagonale di 20 m. di altezza, in cui le fotografie di grande formato sistemate al centro di ciascuno dei lati dell’ottagono, ridimensionano la monumentalitá architettonica fino a recuperare la scala umana, se si osservano dal centro. Da questo punto il visitatore non può però distinguere le fotografie di piccolo formato, è obbligato ad avvicinarsi perdendo così la dimensione architettonica della sala, e stabilendo un dialogo a tu per tu con le opere.
Ispirata dalla tipologia dell’adiacente reggia d’epoca islamica, nella mostra la transizione tra le sale non avviene in modo diretto: l’entrata è a gomito, il passaggio si china verso la luce e l’uscita è una piegatura della pelle espositiva che avolge le pareti della Cappella. Niente è palese, ogni cosa è celata.
L'ultimo lato dell'ottagono della Cappella è occupato da una piccola sala di proiezione che, come in una basilica cristiana, occupa il luogo di una cappella laterale ed invita al raccoglimento e alla riflessione.
Al suo interno è ricoperta di pannelli ad assorbimento acustico che attutiscono il suono e offrono una sensazióne di isolamento. L'esterno, in legno grezzo, stabilisce una relazione cromatica con la nuda pietra della sala.
Alcune tradizionaIi sedie di legno e vimini, tipiche dei luoghi della cultura flamenca, occupano il centro della sala. Sono dipinte di giallo e disposte in cechio, su di un gran punto negro. Servono al riposo del turista e allo stesso tempo si trasformano in scultura.