Palazzo Imondi si trova lungo uno dei rami secondari dell’antica via Latina e interno al centro storico di Ameglio, un borgo immerso tra i castagneti ai piedi del vulcano spento di Roccamonfina. Uno schizzo a matita dell’edificio, realizzato da un anonimo militare tedesco durante la battaglia di Cassino nell’inverno del 1944, e la spoliazione delle superfici eseguita durante la nostra fase conoscitiva, sono stati la traccia culturale del recupero architettonico. Il disegno dal vero evidenziava chiaramente il tentativo ingenuo di rendere omogenee e stilisticamente coerenti le superfetazioni durante la sua evoluzione. Le indagini in loco hanno, di contro, messo a nudo la triade strutturale tra impianto tardo_ottocentesco dell’originario palazzo borghese, successivo accostamento di una rampa a collo d’oca nel primo Novecento e accostamento di un volume in cemento armato negli anni 50’ oltre vari interventi minori operati in continuum fino al definitivo abbandono degli anni ‘90. La scelta architettonica è caduta sulla spudorata emersione di quella stratificazione pur consolidata dal tempo e delle nostre inevitabili addizioni. Una linea di marrone scurissimo lungo l’intero perimetro sommitale lascia leggere l’intervento recente in copertura, un cieco parallelepipedo grigio dice dello sbalzo contenente i servizi igienici realizzati nel dopoguerra, i nudi conci di tufo rendono ora giustizia alla maestria costruttiva della scala accostata all’edificio principale, il bianco assoluto sul lato del giardino interno denuncia la ulteriore manipolazione di quest’ultima fase. Un’architettura tormentata dalle necessità progressive della famiglia proprietaria. Durante la rimozione delle parti strutturali e di finitura è stato inventariato e selezionato tutto il materiale riutilizzabile facendone ulteriore ossatura o semplice apparato decorativo: travi e porte interne di castagno, abete della pavimentazione, rivestimenti in graniglia, ceramica o terracotta, lastricati in pietra vulcanica o calcarea, tracce di ferro lavorato. I nuovi solai a vista in legno lamellare contrastano con la bianca semplicità metallica dei collegamenti verticali e con i muri portanti trattati superficialmente con silicati dalla forte policromia. L’eliminazione di alcuni orizzontamenti restituisce all’interno doppie altezze per la lettura della copertura anche dai piani inferiori.