Riabilitazione e completamento del castello di Deutschlandsberg
Il nostro progetto di riabilitazione e completamento architettonico del castello di Deutschlandsberg si fonda interamente sull'ipotesi di ricostruzione redatta da Jürgen Moravi (da poco completata - marzo 2000), nella quale vengono analizzate e utilizzate tutte le fonti e i documenti relativi all'antico edificio che a tutt’oggi sono a disposizione degli storici e degli archeologi.
Ciò che distingue il nostro lavoro da quello del Moravi è il diverso peso che viene attribuito al materiale preso in considerazione, cioè la sua valutazione ai fini del progetto e quindi le scelte di opportunità rispetto alla nuova ampliata destinazione d'uso e il diverso ruolo da attribuire a ciascun elemento proveniente dall'ipotesi di ricostruzione rispetto agli altri nel nostro progetto di restituzione architettonica dell'antico edificio.
Il nostro lavoro si divide in due parti che sono relative l'una al Burg e l'altra al Vorburg e che corrispondono anche a due diversi gradi di approfondimento del lavoro stesso. Quella relativa al Burg, con carattere di progetto particolareggiato, praticamente di progetto esecutivo, e quella relativa al Vorburg con carattere invece di progetto preliminare o di massima. Entrambe le fasi si basano esclusivamente sulla documentazione presa in considerazione nell'ipotesi Moravi e hanno l'obiettivo di restituire sia la figura architettonica nel suo insieme, sia la sostanza materiale e tipologico/costruttiva dell'antico complesso edilizio, visto alla soglia storica del 1820 circa (la stessa dell'ipotesi Moravi appunto). Figura e sostanza che dovranno altresì includere sinteticamente (cioè in qualche modo esprimere e rappresentare) anche la vicenda storica dell'edificio, ivi compresa la sua ultima fase, cioè la sua decadenza e rovina (cioè la possibilità di ritrovare nelle forme del ricostruito complesso anche i segni della subita rovina), e compresa naturalmente la sua attuale ricostruzione (una vera e propria Renaissance per il monumento), per una più completa e razionale destinazione museale, anch'essa chiaramente riconoscibile nella figura architettonica del nuovo castello.
Il nucleo antico del Burg
Per quanto riguarda la riabilitazione e il completamento architettonico del Burg, destinato fin d'ora a ospitare le diverse sezioni del museo storico/archeologico, i laboratori, i magazzini, gli uffici, i servizi, ecc., più una consistente possibilità di ampliamento, si è pensato anzitutto a un intervento regolatore sul piccolo cortile interno.
Un intervento che fosse immediatamente riconoscibile come elemento aggiunto e funzionale a una buon uso del cortile stesso, apparentemente un intervento provvisorio e facilmente reversibile e però un intervento coerente con l'architettura dell'edificio, con la sua costruzione e distribuzione, oltre che con la sua storia naturalmente. In pratica una galleria, sviluppata su tre lati del cortile (escluso quello della torre poligonale) e realizzata interamente in legno con tecnica tradizionale, destinata a collegare alle tre quote principali i diversi corpi edilizi, ma anche destinata a dare all'eterogeneo insieme di edifici di diversa altezza e carattere un'unità architettonica che potesse rappresentare la nuova e ampliata destinazione museale, cioè la nuova unità funzionale del rinnovato complesso del Burg: ai tre piani inferiori le sale per esposizioni (incluse quelle destinate alle mostre temporanee, ai convegni, ecc.), gli uffici, gli archivi e magazzini, gli spazi e i servizi per gli addetti e per il pubblico (guardaroba, biglietteria, piccoli negozi specializzati, ecc.) e ai due piani superiori (nella torre poligonale), direttamente accessibili al pubblico dalle sottostanti sale espositive, i laboratori di restauro visitabili e i relativi magazzini. Questi due piani sono anche serviti da un robusto argano esterno posizionato all'altezza della gronda della torre poligonale sul lato del cortile dove si trova anche uno scivolo in legno per uso dello stesso argano.
Per la cosiddetta Burgkapelle/Brunnenstube, che nell'ipotesi ricostruttiva unirebbe, in modo per la verità poco attendibile e un po’ maldestro, il Palas alla torre poligonale, ci siamo discostati dall'ipotesi Moravi (Grabendach) e abbiamo preferito adottare una soluzione che non identificasse questo spazio come uno spazio interno definito e chiuso (vista anche la sua antica destinazione e la probabile esistenza di un cortile) e, a protezione dei reperti archeologici che si trovano qui, abbiamo previsto soltanto una copertura in legno con la pendenza rivolta verso il cortile.
Il complesso edilizio del Vorburg
Nell'ipotesi ricostruttiva del Moravi il Vorburg nella sua fase più completa e compiuta è costituito da una serie di edifici di diversa consistenza edilizia disposti, senza soluzione di continuità, lungo il muro di cinta da questa parte del Burg. Due di questi edifici in epoca relativamente recente sono stati riabilitati e riportati alle condizioni in cui si trovavano grossomodo in epoca barocca, si tratta del Kuhenburgertrakt e della cosiddetta Rittersaal attualmente destinati ad albergo l'uno e a ristorante l'altra. Anche la torre rotonda all'estremità del Kuhenburgertrakt ha subìto nello stesso momento un trattamento analogo, anche se in forma più rustica e con minor decisione.
Nel nostro progetto di massima questi due edifici insieme alla torre rotonda mantengono naturalmente l'attuale destinazione d'uso, il progetto interviene soltanto su alcuni elementi particolari e di dettaglio, come sulla ridefinizione, in base all'iconografia storica, delle finestre sul lato a valle della Rittersaal, sulla ridefinizione dell'elemento di testata a est dello stesso edificio e, per quanto riguarda la torre rotonda, riportandola all'altezza originale presunta di 25 metri circa (Moravi), rimodellandone le aperture ai piani, il volume della copertura e liberando il suo attacco al suolo da quella specie di corona circolare in legno aggiuntasi di recente (e che contiene alcuni servizi dell'albergo, fra cui una sauna).
Quanto al resto del perimetro, interamente edificato secondo l'ipotesi Moravi, abbiamo voluto insistere sopratutto su quel complesso di piccoli edifici accostati fra loro che dà luogo, in corrispondenza del grande portale d'accesso al cortile del Vorburg, a una specie di piccola macchina bellica 'da parata' (vista la presunta datazione: più che altro il segno araldico di un sistema difensivo a protezione della porta), che si materializza nella disposizione arroccata dei volumi, in alcune parti in aggetto, nelle feritoie e caditoie, ecc. della cui esistenza ci testimoniano le antiche stampe sette/ottocentesche.
Per il resto e come già detto all'inizio, il nostro progetto di riabilitazione e completamento del Vorburg vuole che nella sua restituzione volumetrica sia incluso, in modo da essere altrettanto riconoscibile di quanto viene completamente ricostruito, anche il segno della distruzione patita dal monumento in un determinato momento della sua storia, cioè che nel completamento volumetrico del Vorburg, per alcune parti di questo considerate minori o meno significative rispetto alla figura architettonica d'insieme, appaia con evidenza e nelle forme stesse della ricostruzione del castello anche il segno della sua rovina, in quanto appartenente appunto a una fase definita della sua storia, in quanto elemento reale di quella storia, cioè in quanto parte ineliminabile della vita storicamente vissuta del castello.
Questo segnale concreto e la sua riconoscibilità come tale è secondo noi importante proprio perché la restituzione architettonica del castello dai noi avanzata possa non solo essere attendibile, cioè apparire verosimile, ma diventare vera, cioè a sua volta (e per la seconda volta nella sua storia) storica e quindi vera, anche se fondata soltanto sui dati provenienti dai documenti storico/archeologici in nostro possesso.
Abbiamo quindi scelto, per quelle parti del perimetro del Vorburg che sono adiacenti dai due lati al piccolo complesso di edifici presso la porta di cui si è detto e che lo tengono separato sul lato nord dalla torre circolare e dal Kuhenburgertrakt e sul lato sud dalla Rittersal, una ricostruzione parziale e molto schematica, cioè una ricostruzione soltanto di quelle parti murarie degli edifici scomparsi che corrispondono ancora oggi all'antica cinta muraria del Vorburg, soltanto della loro fabbrica rustica, come se appartenessero appunto alla rovina di quegli edifici, o come se fossero quegli stessi edifici ancora in costruzione, il che, dal punto di vista del risultato, è praticamente lo stesso (e inoltre risulta essere la cosa più vicina a quanto fatto effettivamente da noi). Sul lato a nord un muro soltanto, un muro dell'altezza degli altri elementi in aggetto dal muro stesso e su quello a sud poco più che un frammento dell'edificio scomparso (adiacente alla Rittersaal) e in prosecuzione un muro continuo e della stessa altezza con in evidenza soltanto i vani vuoti delle finestre dell'antico edificio (almeno secondo l'interpretazione che ce ne danno Vischer e Trost con la loro incisione). Entrambi lasciati completamente rustici, con l'incerta muratura e le pietre sconnesse in vista, come fossero ancora in costruzione o come fossero rimasti fortunosamente ancora in piedi, appunto come resti dell'antica distruzione.