Adeguamento del presbiterio della cattedrale di Pisa
Questo progetto propone l'allestimento di un nuovo presbiterio separato da quello attuale. Situato fra il vecchio presbiterio e il pergamo di Giovanni Pisano, nel luogo del grande frammento ad opus alexandrinum che si trova sotto alla cupola, il nuovo presbiterio sarà contiguo all'altro, in modo da poter demandare a quest’ultimo alcune funzioni, come quelle che interessano gli stalli del coro e la cattedra episcopale (che si prevede di spostare in avanti al posto dell'altare).
La scelta di un nuovo presbiterio, più baricentrico rispetto alla pianta cruciforme, dipende certo dalle esigenze della riforma liturgica, ma dipende in questo caso anche da altri motivi. Dipende dalla oggettiva difficoltà di intervenire positivamente sul presbiterio attuale, una parte del monumento che, per le molte trasformazioni e rimaneggiamenti specie dopo il grande incendio, è diventata anche la sua parte meno chiara e coerente col resto, come una parte separata dal resto. Ma dipende anche dal fatto che l'ipotesi di una più antica area presbiteriale estesa fin sotto alla cupola risulta oggi un'ipotesi verosimile e concreta, in base a reperti e documenti attendibili. (Il che vorrebbe dire che in questo caso le nuove prescrizioni liturgiche sono andate a coincidere con l'antico progetto del Duomo).
Il nuovo presbiterio sarà quindi un presbiterio più rispondente alla nuova liturgia, ma anche più coerente con il monumento, con la storia della sua edificazione. Un nuovo presbiterio che evoca con la sua presenza un momento di grande unità espressiva, ma soprattutto di grande unità degli obiettivi operativi, del monumento, appunto il momento della sua edificazione.
Questa è anche la ragione principale per cui si é scelto di realizzare il nuovo presbiterio esclusivamente reimpiegando elementi architettonici e decorativi già appartenuti al monumento stesso e pertinenti al periodo della sua costruzione. Ci ha incoraggiato in questa scelta il fatto che si tratta in fondo dello stesso procedimento già ampiamente adottato proprio al tempo della costruzione del Duomo: l'uso insistito e ricorrente del materiale di spoglio a ogni titolo e in ogni forma, il riuso di reperti architettonici e decorativi antichi, indifferentemente in contesti analoghi oppure in contesti diversi, la disinvoltura e insieme la precisione e la specificità di queste 'contaminazioni'.
Gli Elementi della Composizione del Presbiterio
Gli elementi architettonici e decorativi che s'intende reimpiegare nel nuovo presbiterio sono: 1) il grande frammento di pavimento ad opus alexandrinum che si trova nel rettangolo sotto alla cupola e di cui si é già detto, 2) tre formelle della Taglia di Rainaldo e sei plutei della Taglia di Guglielmo, già appartenenti alle transenne dell'antico presbiterio, 3) il sarcofago romano detto 'della Fedra', già nella parete del transetto, 4) il leggio di Giovanni Pisano, già appartenente al pergamo del Duomo, 5) un frammento di colonna della Taglia di Rainaldo, già nella facciata principale, 6) il grande crocifisso ligneo di provenienza borgognona, già sopra all'altare maggiore.
Per rispondere alle diverse esigenze liturgiche questi elementi intervengono nell'allestimento del nuovo presbiterio secondo le seguenti modalità:
Il Presbiterio
La parte centrale del pavimento ad opus alexandrinum viene rialzata di 30 cm. (portata alla quota del presbiterio attuale) a definire l'area del nuovo presbiterio. Lungo il suo perimetro, appoggiati al gradino intermedio che corre tutto intorno si trovano i frammenti di transenna che lo delimitano parzialmente sui due lati lunghi: da un lato i cinque plutei della Taglia di Guglielmo ricavati da un frammento di trabeazione con delfini proveniente dalla Basilica Neptuni di Roma, dall'altro un pluteo della Taglia di Guglielmo e tre formelle o plutei della Taglia di Rainaldo. Alla facciata interna di questi ultimi sono accostate le sedi per i ministri. Gli stessi montanti metallici che sostengono i frammenti di transenna proseguono lungo il perimetro, a intervalli regolari e uniti fra loro da un tondino, a delimitare sui tre lati rivolti verso l'assemblea l'area del presbiterio.
L'Altare
Al centro del presbiterio, nel punto d'incontro dell'asse del transetto con quello della navata centrale, sotto al crocifisso ligneo pendente dal centro della cupola, viene collocato il sarcofago romano detto 'della Fedra', con funzione di altare. A proposito di questo famosissimo reperto archeologico, rimasto nella parete del Duomo per ottocento anni come una vera e propria pietra della sua costruzione, é perfino inutile dire qui della sua importanza, relativa in particolare allo stretto legame che lo unisce alla statuaria dei Pisani, ai rilievi del pergamo di Nicola, ma anche a quelli di Giovanni, da tutti riconosciuta, dal Vasari in poi.
L'Ambone
Nella zona centrale del presbiterio, a destra dell'altare e più avanzato verso la navata, trova posto il nuovo ambone. E' costituito da due frammenti, da un frammento di colonna a girali della Taglia di Rainaldo, già appartenuta al portale centrale del Duomo, e dal leggio di Giovanni Pisano, rappresentante il busto di Cristo 'in pietà', già facente parte del pergamo del Duomo ed escluso insieme ad altri pezzi importanti dalla ricomposizione di questo compiuta nel 1926.
Il Crocifisso
Il crocifisso ligneo gigantesco, considerato di provenienza borgognona, appeso qui sopra all'altare maggiore fino al 1362, torna a pendere sopra al nuovo altare dal centro della cupola all'altezza dei capitelli della navata centrale.
Il Presbiterio come Museo
Gli elementi architettonici e decorativi che andranno a formare il nuovo presbiterio subiranno tutti un processo più o meno importante di adattamento, anzitutto per via della nuova funzione liturgica, ma anche proprio per via di quel loro apparire di nuovo in un luogo che però non é più esattamente quello cui hanno appartenuto. Ciò vuol dire che essi dovranno far vedere questa condizione di sfasamento rispetto a quel luogo, affinché il loro esserci di nuovo possa apparire storicamente verosimile. Perché se lo scopo principale di tali elementi compositivi resta comunque quello di mostrare la coerenza del loro insieme rispetto alla storia dell'edificazione del Duomo, cioè in ultima analisi la loro appartenenza a quella storia, é ovvio che essi, essendone stati esclusi, non possono più identificarsi con quella storia. Quella che faranno vedere non potrà essere che una specie di storia parallela, sfasata appunto, una storia artificialmente ricostruita e per un fine essenzialmente didascalico.
Ora tutti i pezzi che sono qui raccolti in una composizione unitaria appartengono tutti di nuovo a quel luogo, ma con modalità ed elementi di relazione affatto nuovi (incluse le transenne che pure in passato svolgevano la stessa funzione, se non qui non lontano da qui, inclusa quella parte del pavimento antico che pur restando al suo posto modifica la sua quota). E queste modalità e queste nuove relazioni devono far apparire questo loro ritorno (appunto il loro reimpiego nella costruzione) in modo esplicito, perché il nuovo presbiterio possa essere vero e non soltanto un pretesto.
Di qui l'importanza della funzione, per così dire, straniante ad esempio dei sostegni metallici delle transenne oppure della balaustra leggera che corre su tre lati del perimetro, o anche delle alzate metalliche dei due gradini che raccordano la nuova quota del pavimento a quella originale e che contribuiscono a far vedere questo scarto fra il significato storico dei pezzi e il loro ruolo oggi nello stesso luogo. Giacché questo scarto può essere mostrato solo dal 'come' di questa operazione di montaggio, cioè da come si costruisce concretamente il presbiterio. E questo 'come' non può essere altro, specie in questo nostro caso, che il 'come' straniante, il 'come' decontestualizzante di un allestimento museale. Il che vuol dire, nel nostro caso, che i pezzi recuperati in un museo (o nel magazzino del museo) e riportati nel loro luogo d'origine a svolgere di nuovo una funzione pratica devono, per apparire veri, tornare ad essere dei pezzi da museo. Non ci sono alternative a questo, perché la sola alternativa é la loro falsificazione.
Paradossalmente il nuovo presbiterio per essere vero dovrà apparire contemporaneamente come una piccola unità museale. Un po' come una sezione distaccata del museo dell'Opera del Duomo, una sezione particolare perché distaccata nel Duomo stesso.
La Centralità della 'Fedra'
Naturalmente la collocazione del nuovo presbiterio in questo punto più avanzato della navata stabilisce anche una relazione privilegiata dei suoi elementi compositivi con il pergamo di Giovanni. Anch'esso del resto ha subìto un analogo processo di decontestualizzazione nella sua ultima collocazione e ricomposizione e, a parte tutti gli altri motivi, questo processo lo include a pieno titolo in questa singolare, e sempre più unitaria, sezione distaccata del museo dell'Opera. Ma, al di la di questo, é evidente che ciò che tiene uniti i diversi pezzi di questa composizione, oltre al luogo naturalmente e oltre alla straordinaria unità di obiettivi e di mezzi espressivi che essi manifestano, ciò che li tiene idealmente e didascalicamente uniti é quel particolarissimo reperto archeologico che é detto 'il sarcofago della Fedra'. Esso rappresenta in modo paradigmatico e più di qualunque altro pezzo contenuto in quello 'scrigno di antichità' che é il Duomo il legame straordinario col mondo antico della esperienza costruttiva di questo. Il sarcofago della Fedra rappresenta qui, per la sua stessa vicenda storica e più di qualunque altro pezzo dello sterminato antiquarium pisano, l'incontro con l'antico, la sua scoperta, il riconoscimento del suo primato e poi l'imitazione, la copia, ecc., fino alla scelta ardita del reimpiego, sono tutti passaggi obbligati questi che si rivelano come momenti specifici e insostituibili del processo di apprendimento. Dell'apprendimento come avventura intellettuale e come scoperta tecnica, come riscoperta delle regole del 'fare', come unico fondamento sicuro per la costruzione di una espressività e di una tecnica nuovi e autentici.
Il sarcofago della Fedra rappresenta tutto questo nella storia dei monumenti pisani, per non parlare della sua diretta incidenza, da sempre riconosciuta, come vero e proprio modello nella definizione tecnico/espressiva del pergamo di Nicola e quindi più in generale di tutta l'arte plastica pisana, ivi compresa la sua lettura 'critica' nel pergamo di Giovanni.
E' quindi inevitabile, oltre che logico e conveniente, che il sarcofago compaia qui proprio al centro del nuovo presbiterio. Cioè il sarcofago della Fedra come elemento centrale sia della liturgia che della composizione architettonica e plastica, a rappresentare sinteticamente la linea obbligata di ogni buon progetto, cioè l'imprescindibile legame con la storia che ogni grande opera sempre fa vedere nelle sue stesse forme.
Milano, dicembre 1997