Un progetto per Atene
COMMENTO IN MARGINE AD UN PROGETTO PER ATENE
Il tema della ristrutturazione delle aree di Atene che insistono intorno alle stazioni ferroviarie Larissa e Peloponneso è stato assunto nel progetto come occasione per rimettere in discussione anzitutto la topografia di questa parte di città. Una topografia che sembra esser stata governata dal caso e dall' improvvisazione e poi anche dall' indifferenza nei confronti delle sue tracce più antiche (che affiorano oggi come muti, irriconoscibili reperti archeologici). Una topografia che mostra altresì il suo disinteresse per la città come luogo pubblico, per il problema dei luoghi a uso pubblico nella città, specie nelle sue fasce intermedie.
Il tema della ristrutturazione delle aree di Atene che insistono intorno alle stazioni ferroviarie Larissa e Peloponneso è stato assunto nel progetto come occasione per rimettere in discussione anzitutto la topografia di questa parte di città. Una topografia che sembra esser stata governata dal caso e dall' improvvisazione e poi anche dall' indifferenza nei confronti delle sue tracce più antiche (che affiorano oggi come muti, irriconoscibili reperti archeologici). Una topografia che mostra altresì il suo disinteresse per la città come luogo pubblico, per il problema dei luoghi a uso pubblico nella città, specie nelle sue fasce intermedie.
La parte di città presa in considerazione dal progetto ha il suo vertice nell' antico Ceramico ed è grossomodo compresa fra la direttrice dell' Akadimia Platonos e quella dell' Ippios Kolonos (incluse naturalmente le aree ferroviarie subito a est di quest'ultima).
Questa ipotesi di lavoro si è sviluppata quindi secondo due direzioni. Da una parte nel senso di affrontare direttamente la questione che da sempre è cruciale per la città di Atene, cioè il suo rapporto con la città antica (nel senso cioè di riaprire nel progetto una dialettica con quest' ultima e di restituire, almeno a questa parte di città, una topografia più coerente con la sua storia). Dall' altra nel senso di riqualificare l' attuale tessuto urbano degradato (nel senso cioè di porre una premessa concreta a quel processo di riappropriazione della città che è tantopiù inderogabile ad Atene, città sfuggita ad ogni controllo fino a diventare un incredibile continuum urbano). Due direzioni che hanno portato l' una alla riproposizione nel disegno della città moderna dei tracciati più importanti di quella antica, l' altra all' individuazione di due poli uno culturale e l' altro per gli scambi commerciali in un luogo significativo per il confronto fra le due città.
La città dei tracciati
La città antica era costituita da luoghi diversi e diversamente specializzati e la sua particolarità, ciò che la faceva unica, stava proprio nell' insieme di quei luoghi. Questi erano uniti da dei percorsi, anch' essi diversamente specializzati, dei tracciati, che erano una parte importante della città tanto quanto i luoghi che collegavano. La forma della città, la sua architettura, stava quindi nell' evidenza monumentale dei suoi luoghi, ma altrettanto in quella dei percorsi che la tenevano unita sul territorio. E gli uni e gli altri erano chiaramente distinti. Questo era la città antica e non altro. E bene lo avevano capito i romani, che si erano limitati a ricostruirla e a dotarla di servizi più efficienti e moderni.
La decisione di sovrapporre a questa città (la cui forma era ancora ben riconoscibile proprio in tali tracciati) uno schema geometrico astratto, il tanto celebrato triangolo, che all' opposto aveva come obiettivo quello di unire luoghi e tracciati in un unica figura architettonica, è stata certo la causa principale della frattura mai più ricomposta fra la città moderna e quella antica. E così è stato fino a oggi, grazie ai piani che si sono succeduti. Del resto il piano neoclassico (un piano da città coloniale) era un punto di partenza troppo allettante nella sua aproblematicità e nel suo princìpio di crescita tanto semplice quanto efficace. Nel frattempo però l' altra città scompariva, per lasciare di se frammenti archeologici sempre più isolati, sempre più irriconoscibili come luoghi di quella stessa città.
Il nostro progetto ha tentato, quantomeno in questa parte della città, di ripristinare la leggibilità della topografia antica. In particolare riproponendo l' antica Demosion Sema e per frammenti la parallela strada carrabile fino al luogo ridelimitato dell' Akadimia Platonos e poi della strada che dalla Porta Eriai conduceva a Tebe quel tratto compreso fra il torrente Kyklovoros (nel sito dell' attuale via Ahileos) e il colle di Kolonos. Entrambi gli interventi sono stati previsti come parchi archeologici aperti (anche all' indagine archeologica beninteso) e interamente percorribili: ampi varchi aperti nell' edificazione che consentono di cogliere simultaneamente gli elementi della loro stessa triangolazione. Essi si configurano come veri e propri 'sventramenti' nel tessuto compatto della città e fanno vedere insieme alla loro violenza, segno della violenza subìta dalla città antica, anche un loro nuovo ruolo nella città circostante, appunto come intervalli, come elementi di separazione e quindi d' individuazione delle parti di città, come segni di identificazione dei diversi quartieri, della loro ubicazione, della riconoscibilità dei confini, ecc..
La città pubblica
I luoghi pubblici di una certa importanza nella città contemporanea sono ancora in gran parte quelli del piano neoclassico e dei suoi primi ampliamenti. Oltre ad essere inadeguati alle nuove dimensioni della città, quei luoghi, cioè l' Accademia, l' Università, la Biblioteca, i Musei, ecc., sono lì anzitutto per confermare e rafforzare il disegno di una città fatta di assi e di cortine stradali, dove il luogo pubblico e il tracciato stradale, come già detto, s' identificano e si confondono. E' comprensibile quindi che non si sia mai stabilito alcun tipo di relazione fra i principali luoghi pubblici della città moderna e quelli della città antica (diventati anch' essi nel frattempo luoghi pubblici della città attuale). E lo sfasamento non avrebbe potuto essere più totale e definitivo, né più decontestualizzante per i reperti antichi che venivano via via alla luce. - Infatti, ad esempio, chi visita oggi il parco che si trova nel sito dell' Akadimia Platonos che possibilità ha di riconoscerlo come uno dei luoghi più significativi della città antica? E come potrebbe esserlo della moderna?-
Per questo motivo, di fronte al problema di dotare di un luogo pubblico adeguato la parte di città presa in considerazione dal progetto, abbiamo voluto partire anche qui dalla città antica, dai suoi modi costitutivi, da come si sono modificati senza entrare in contraddizione coi motivi originali, ecc., prendendo come esempio la città romana, la lezione di realismo e di chiarezza della città adrianea.
Nel punto in cui l' antica via di Kolonos esce dal perimetro più esterno del piano ottocentesco (via Ahileos) e la città neoclassica esaurisce la sua influenza sulla trama della città, in un' area approssimativamente triangolare per via della linea sghemba della ferrovia, un' area contigua a quella lasciata libera dalle stazioni Larissa e Peloponneso, trova posto nel nostro progetto un complesso edilizio destinato a polo culturale della città.
A cavallo dell' antica via di Kolonos, in un luogo di ritrovamenti archeologici, esso è formato da due grandi corti chiuse e affiancate che contengono una grande biblioteca, auditorium e sale per conferenze di diverse dimensioni, sale teatrali e spazi per la sperimentazione teatrale, atelier e aule di diverse dimensioni per corsi e seminari, bar, piccoli ristoranti, negozi, uffici e archivi con relativi impianti e servizi, ecc., oltre a un parcheggio sotterraneo raggiungibile direttamente dagli edifici.
Le due corti ricordano per molti aspetti il complesso della biblioteca e del mercato romani, per la loro collocazione nella città e per la disposizione reciproca, per l' impianto tipologico, per le loro misure, ecc. In realtà i due edifici appartengono idealmente alla città romana e vogliono ripeterne i modi insediativi. Come la città romana vogliono anzitutto confermare e integrare l' idea della città più antica. Della città moderna recepiscono il livello dei bisogni, le esigenze nuove e diverse, cioè la qualità e la quantità dei servizi, ma non la logica insediativa, né quella costruttiva.
L' area verde in cui si trovano le due corti (e che le tiene separate dalla città costruita) continua verso nord fino ad occupare il sedime delle vecchie stazioni, in quest'area di forma allungata che assorbe nella sua sezione minore una differenza di quota di quattro metri trova posto nel progetto un complesso edilizio destinato a polo per gli scambi commerciali. In analogia con quello culturale è anch' esso formato da due grandi corti uguali, qui allineate nord-sud e separate da una piazza che si trova alla quota più bassa. Le due corti sono tenute insieme da un corpo edilizio lungo la via Diligianni destinato ad albergo e contengono l' una la stazione ferroviaria unificata e gli uffici dell' O.S.E. e l' altra la stazione degli autobus e un centro congressi. La ferrovia è interrata e corre in trincea nelle due direzioni.
Nella corte a nord la stazione vera e propria ha accesso dalle due diverse quote della città, mentre al palazzo dell' O.S.E. si accede dalla via Diligianni. Nella corte a sud la stazione degli autobus ha accesso dalla piazza, mentre l'edificio per i congressi ha accesso dalla via Diligianni e contiene tutte le strutture e i servizi necessari a un complesso di questo tipo. Tutti gli edifici sono collegati direttamente con la metropolitana e con un parcheggio sotterraneo di quattro piani.
Qui il rapporto con la città antica diventa indiretto: è mediato, per così dire, dalla città ottocentesca, nel senso che le misure trasversali del complessso edilizio (pur essendo le misure delle corti sempre le stesse: 88X115 m.) coincidono con quelle della città costruita (cioè il complesso edilizio si inserisce in giustezza fra la via Diligianni e la via Konstantinoupoleos). Qui il legame con la città antica passa piuttosto attraverso la conferma di un impianto tipologico e delle sue misure: è per analogia con l' altra parte del progetto che questi edifici possono ancora considerarsi dei pezzi di città antica. Ma la cosa è meno netta e ciò è dimostrato dalla loro forma: il fronte sulla via Diligianni è aperto verso la città e così i fronti sulla piazza aperta verso il Kolonos. Il carattere introverso, la caratteristica chiusura verso l' esterno, che fanno vedere le due corti del polo culturale qui viene ripresa solo dall' edificio per i congressi. La stazione è con evidenza una stazione e così l' albergo.
Mentre il vecchio edificio della stazione Peloponneso, perduta la sua funzione originale, diventa un antiquato padiglione immerso nel verde del parco pubblico (un edificio per esposizioni? un Caféhaus?).