Ampliamento scuola media-elementare Stefanacci
L’ampliamento della scuola Stefanacci, a San Piero a Sieve in provincia di Firenze, si compone di un nuovo blocco atto ad ospitare spazi relativi alla didattica, alcuni locali da destinare alla segreteria ed una sala polivalente utilizzabile dagli utenti della scuola e dalla cittadinanza. L’edificio si configura essenzialmente come una compenetrazione di due volumi di matrice rettangolare, convenientemente disassati tra di loro a ricalcare gli allineamenti della scuola esistente ed il confine del lotto. La stereometria dei volumi e la loro articolazione compositiva, sono in vero mutuate dall’architettura tradizionale toscana e, in particolare, dall’architettura spontanea che punteggia le colline circostanti. In questa esatta cornice, la luce è strumento privilegiato per animare superfici e formare spazi attraverso la contrapposizione dialettica fra una cortina muraria continua ed opaca e un volume intessuto di una varietà di bucature che infrange quella cortina e letteralmente vi si incastra. Se la massiva superficie di intonaco, rimembranza dei muri di delimitazione delle proprietà delle ville della campagna circostante, viene interrotta, esclusivamente in corrispondenza dell’ingresso principale, da una tessile increspatura d’ombra che conduce all’interno dell’edificio, l’immagine del blocco finestrato che ospita gli uffici e i laboratori, tenta un’interpretazione del principio di necessità che informa l’architettura spontanea di quel frammento di paesaggio.
La sequenza intermittente di bucature, ottenuta per arte di levare dalla presenza della massa muraria, è generata dal di dentro, calibrando dimensione e disposizione delle aperture in risposta all’uso degli spazi interni, e al contempo temperata da un riferimento costante al carattere dell’opera, che coniuga il percorso dell’apprendimento e della conoscenza del bambino con la sua dimensione ludica. Il contrappunto tra le cornici in pietra serena e le superfici in intonaco è, infine, diretto riflesso di quell’armonia cromatica e materica dalla quale traspare l’anima severa ma cordiale di quei territori e delle loro genti. Il legame di assoluta interdipendenza che regola il rapporto tra i due volumi caratterizzanti l’intera composizione, pervade anche la spazialità interna dell’edificio e ne legittima una evidente tridimensionalità messa in opera tramite l’attento utilizzo della luce. L’intercapedine che si viene a formare tra il grande paramento murario e il blocco finestrato è concepita come prosecuzione dello spazio urbano e lega indissolubilmente l’edificio ai percorsi cittadini.
Entrando, si sosta in una loggia a doppia altezza di modeste dimensioni che è il vero fulcro della composizione. Da qui è possibile accedere direttamente alle varie parti dell’edificio. Si può accedere direttamente alla zona di ingresso sulla quale si innestano i collegamenti verticali che conducono alla segreteria dislocata al piano primo, oppure, ci si può incamminare nel grande corridoio che, inteso come una strada coperta che garantisce anche il collegamento con l’edificio scolastico esistente, riceve l’illuminazione dall’alto tramite un taglio longitudinale praticato sul piano di copertura. Su questa sorta di strada interna si affaccia, nei modi di una quinta urbana tratteggiata da bucature di varie forme e dimensioni, il volume disposto su due livelli e contenente, al piano terra, i laboratori scientifici e la biblioteca. Anche l’accesso alla sala polivalente avviene direttamente dalla loggia di ingresso, in modo da poterne garantire una funzionalità indipendente anche quando i locali della scuola sono chiusi. Qui, in uno spazio a doppio volume, la luce piove ancora dall’alto sulla zona del palco e si diffonde uniforme in tutta la sala, sulla quale si adagia un flessuoso drappeggio atto a governare la propagazione del suono e della luce.