Ampliamento scuola materna Tagliaferro
Un nuovo volume di modeste dimensioni, destinato ad ospitare la mensa per i piccoli alunni, si innesta nell’articolazione a padiglioni della scuola materna Tagliaferro, ubicata a San Piero a Sieve in provincia di Firenze. Si tratta di un frammento che lavora per differenza nei confronti dell’edificio preesistente, pur nel tentativo di rappresentarne una armonica estensione. Assunta infatti la continuità con la logica della composizione a padiglioni, la diversità materica tra il laterizio faccia-vista dell’edificio preesistente e le superfici in intonaco del nuovo blocco, segna una tensione volta a ristabilire un dialogo interrotto con i luoghi ai quali la nuova architettura appartiene. Allora, la stereometria dei volumi diafani, riflesso sereno ed austero della vita che, nel tempo, ha dato forma e significato a quelle terre, aspira a rivivere nelle nude superfici in intonaco e legno poste a recingere lo spazio geometrico della mensa.
Ma qui il dialogo con l’intorno si arricchisce delle suggestioni offerte dal carattere dell’edificio per bambini innescando un inedito sviluppo: i paramenti in intonaco, come materia plasmata per gioco, si inflettono sotto l’azione della luce innescata da una sottile scossalina in acciaio e, sulla loro superficie liscia e disponibile, misurano lo scorrere del tempo tramite il divenire delle ombre in nuove figure e inattesi profili.
La materia acquisisce una doppiezza che ammicca al carattere ludico di questo spazio destinato alla vita quotidiana dei piccoli alunni e, all’interno, si spoglia della propria sembianza pesante per farsi sostanza lieve che continuamente muta aspetto per azione della luce, dando vita all’incanto di una spazialità fantastica sempre diversa e sempre uguale a sé stessa.
La grande parete curva, posta in reazione con la pianta di forma rettangolare, è infine soglia labile che, se al contempo offre il conforto del senso di protezione rispetto allo spazio esterno, allo stesso modo si configura come una sorta di magico velo pronto a dissolversi nell’alternarsi di luci e ombre, per accogliere la fuga dell’immaginario infantile.