Il progetto raddoppia la superficie di un fabbricato preesistente, di costruzione non ultimata.
La situazione contestuale è sicuramente tra le più felici: la casa, sul crinale della collina prevalentemente coltivata a vigneti, resta permeabile alla vista a trecentosessanta gradi godendo di ottimi affacci; il progetto raccoglie vecchi e nuovi volumi in una scatola più grande, vetrata, e poi scompone di nuovo tutto. nell’ipotesi di progetto è dato doppio accesso carraio dalla strada sia alla quota del giardino che in interrato a mezzo di un tunnel che collega direttamente la strada all'edificio, approfittando di un dislivello esistente.
L’edificio esistente, letto in pianta come un’aggregazione di rettangoli tra loro sfalsati, sceglie di affacciare il suo lato più lungo verso sud.
Il progetto d’ampliamento accetta questa condizione adagiandosi alla figura preesistente, rimodellandola. Risultato è una casa dai grandi spazi, dalla struttura chiara, un assemblage di ambienti interni resi all’esterno come volumi singoli, massicci del loro rivestimento in intonaco, dura scorza di alti muri e da un volume più basso, trasparente di un’ampia vetrata a struttura di metallo brunito che si apre alla veduta dell’intera valle. Con la stessa attenzione rivolta ai materiali e allo spazio sono stati disposti i volumi tecnici, che diventano architettura e riposano in segni rigorosi nelle piante, come forme compiute e indispensabili.
L'architettura si frantuma per mediare la scala col paesaggio, nel gioco dei piccoli volumi, delle superfici preziose calpestabili e delle scatole fragili.
L’intero edificio affaccia su un dehor pavimentato condiviso da uno snello volume barbecue, utilizzato anche come ricovero attrezzi.
Quotidiano il confronto con il volgere delle stagioni fino a quando, nell’estate aprendosi su terrazze rivolte al paesaggio la casa quasi raddoppia la sua superficie di pianta. (E la scelta progettuale di rendere calpestabili le coperture va in questa direzione: anche i tetti diventano ampie terrazze rivestite di legno).
Testo da LGB Architetti