Tor di Valle Hippodrome
The hippodrome of Tor Di Valle, located at the 9th kilometer of the Via del Mare in Rome, Italy, was built to host harness racing competitions as part of the vast construction programme set up for the 1960 Olympics.
The structure is comprised of two large seating stands suspended from the ground on short ‘branching’ pillars, covered by an imposing cantilevering canopy and with a very high glazed facade with vertically pivoting frames on the back. It is a highly innovative project for its time: the reinforced concrete canopy is formed by combining 11 “umbrellas”, whose geometry is composed by combining four sections of an hyperbolic paraboloid - demonstrating an advanced level of research and understanding on thin shells (such as the ones of Antoni Gaudi in Catalonia) - and is supported on just a few sculptural pillars.
The idea is the very basic one of combining few materials, such as glass and visual concrete, in a powerful and essential form. The great quality of the boarded visual concrete, recognisable throughout all the structural elements of the project, is due to the high level of skill of builders and concrete foremen working in Italy in the 60s. Designed by the Architect Julio Lafuente and the engineer Gaetano Rebecchini with the structural engineer Calogero Benedetti, the construction of the hippodrome started on site in 1957. Finally, in 1959, the formwork for the last umbrella was struck slowly revealing the largest hyperbolic paraboloid structure in the world. Unfortunately, the structure today is in very bad repair. This is due to both a completely absent maintenance regime for the last decade as well as a series of architectural interventions, such as partitions that closed off part of the canopy’s cantilever, ceiling finishes that completely hid the “umbrellas” and a loss of the pivoting function of the glazing.
L’ippodromo di Tor di Valle viene realizzato al nono km della via del Mare per le corse di trotto, si collega al programma edilizio predisposto per le Olimpiadi di Roma nel 1960. Presenta due grandi tribune sollevate da terra, coperte da una svettante pensilina, e da una retrostante altissima vetrata, con apertura a bilico verticale. Si tratta di un’opera fortemente innovativa: la pensilina è composta dall’accostamento di 11 “umbrelle”, le cui geometrie sono costituite da paraboloidi iperbolici con un’avanzata sperimentazione sui gusci sottili, (utilizzati da Gaudí in Catalogna) e sostenuta da scultorei pilastri. L’idea è quella di un organismo potente ed essenziale, con l’utilizzo di pochi materiali come il vetro e il cemento armato faccia a vista. La grande qualità di questo cemento è il frutto della maestria e sapienza dei carpentieri attivi negli anni ’60 in Italia.
Progettato dall’architetto Julio Lafuente con l’ingegner Gaetano Rebecchini e l’ingegnere strutturista Calogero Benedetti, il cantiere inizia nel 1957 e nel 1959, con il fiato sospeso, viene lentamente disarmata la struttura considerata la più grande paraboloide iperbolica al mondo. Da qualsiasi punto di osservazione l’ippodromo rivela la forza iconica dell’impostazione progettuale, con l’imponente copertura, la sospensione delle tribune e la spettacolare grande vetrata. Purtroppo la struttura si trova ora in uno stato di grande degrado, dovuto anche agli interventi realizzati negli anni, che ne hanno compromesso il carattere, con un ampliamento del solaio, tribune e parterre inscatolati, controsoffitti che occultano le “umbrelle”, oltre alla perdita di funzionalità della vetrata posteriore.