Concorso Internazionale di Progettazione Piazza Castello - Foro Buonaparte
The design confers unitariness to Via Dante’s extension toward Largo Cairoli and Via Luca Beltrami, by introducing new forms which evoke, in a contemporary way, the character of the open spaces – i.e. piazzas and gardens – of Milan.
The parts that compose in a sequence the unitary whole are:
the masted podium in Via Luca Beltrami;
the granite paved quayside of the piazza’s hemicycle;
the Castle’s pomerium, with heptagonal tree beds upon the porphyry-made pavement;
the mastred islands’ plane, emerging as green bumps, in front of the Castle.
Nel corso degli ultimi due secoli Piazza Castello ha perduto il carattere che fu dato dalla grande scena unitaria proposta, in età neoclassica, dal Canonica, che definì formalmente lo spazio tra il Castello e il perimetro irregolare degli isolati, risultante dalla demolizione dei baluardi. Si venne invece a sostituire la sequenza episodica di rondò e aiuole circolari lungo l’asse di Via Dante, impostato sulla cosiddetta Torre del Filarete: Largo Cairoli, l’esedra dinnanzi al Castello dove oggi è collocata la fontana rotonda.
In alternativa a questa frammentazione, il progetto mira a riproporre il carattere di ‘giardino urbano’ dell’area su cui prospettano la facciata principale del Castello, e i palazzi della piazza a emiciclo, conferendo unitarietà al prolungamento di Via Dante in Largo Cairoli e in Via Luca Beltrami. La scelta è di introdurre due ‘piani’ a pianta rettangolare che evocano, in termini contemporanei, gli spazi verdi di Milano, con particolare riferimento ai progetti realizzati dal Piermarini e, in seguito, dal Canonica, per formare il sistema di strade, viali e spazi alberati compreso tra le direttrici nord-ovest e nord-est di Milano.
Queste due nuove figure caratterizzano la Piazza Castello e il suo ‘atrio’, distinguendoli chiaramente dal Parco Sempione, che risulta contenuto nel limite coincidente con il tracciato delle mura medievali innestate sulla Ghirlanda, della quale sopravvivono solo alcuni resti dopo la demolizione avvenuta alla fine dell’Ottocento, nell’ambito del restauro del Castello Sforzesco secondo il progetto di Luca Beltrami.
I presupposti determinanti del progetto risultano comprensibili immaginando di compiere, attraverso la sequenza degli spazi pubblici progettati, l’esperienza di una sorta di percorso di avvicinamento, vero e proprio itinerario di visita della città, dove immagini e segni sono rinvenuti e riutilizzati prendendo nuovo significato in coerenza con il contesto circostante: figure e oggetti, ma anche il disegno del verde, delle pavimentazioni, dei nuovi manufatti che modellano il suolo con lievi ma significative modificazioni dell’esistente.
Si tratta, quindi, in generale, di una attenta riscrittura che vuole evocare il palinsesto e proporre una nuova immagine unitaria attraverso la composizione di parti cui viene conferita spiccata individualità.
Il podio alberato in Via Luca Beltrami
La banchina dell’emiciclo e il chiosco
Il piano delle isole
Il pomerio del Castello
La percezione del Castello non è alterata, anzi, il valore dell’itinerario sta in questo, ovvero che solo nella sequenza delle viste prospettiche è possibile rilevare l’interezza delle architetture o dei frammenti di architetture, le loro relazioni, la loro ‘unità’.
Il disegno di insieme del progetto si propone dunque quale fatto urbano unitario, prolungamento e conclusione dell’asse di Via Dante fino al Castello stesso, comprendendo i diversi ‘pezzi’ a partire dal monumento a Garibaldi così da restituire l’immagine coerente di una sistemazione sviluppata in lunghezza, che trova un antecedente nei Boschetti tardosettecenteschi di Porta Orientale.
La testata verso il Castello di questo nuova sistemazione è costituita dal grande rettangolo, che prende le misure della corte maggiore del Castello stesso e che evoca, allo stesso tempo, la complessa conformazione del suolo, esito delle demolizioni e dei reinterri che si sono susseguiti a partire dall’inizio dell’Ottocento.
La curva dell’emiciclo dei palazzi eclettici di Piazza Castello, che è uno degli episodi urbani di maggior unitarietà e potenza della città di Milano, viene rimarcata dalla pavimentazione, che sottolinea, attraverso l’uso dei materiali lapidei più tipici nelle strade di Milano, i diversi usi compresenti: la strada di accesso ai palazzi e relativi portoni e androni di ingresso, la sede del tram, la sequenza di piani lastricati scanditi secondo il riferimento dei palazzi stessi e delle loro aperture, sui quali si svolgono le attività dei mercati, delle fiere, delle esposizioni.
In prossimità del Rivellino di Porta Vercellina e di quello, del tutto scomparso di Porta Comasina, il progetto segna la conclusione della Piazza Castello vera e propria, sul confine con il Parco Sempione recinto dalla sua cancellata, introducendo i segni evidenti delle opere d’arte, affidate all’interpretazione di scultori contemporanei.
Per quanto riguarda gli elementi di arredo urbano, il progetto propone le piccole architetture dei chioschi con struttura in legno e rivestimento esterno in lamiera di rame, pensati come aediculae, cioè minuscole case.