Area dell'ex Prinz Albrecht Palais a Berlino
II progetto prevede la ricostruzione del complesso edilizio del Prinz Albrecht Palais, compreso il giardino all'inglese disegnato da Lenné, la ricomposizione delle "rovine" del perimetro interno all'isolato degli edifici compresi fra il Martin Gropius-Bau e il Prinz Albrecht Palais lungo la ex Prinz Albrecht Strasse.
Si tratta di due interventi distinti che hanno la loro ragione di essere in un programma di utilizzo dell'area e delle sue risorse che intende tener conto sia delle principali questioni di ordine funzionale (ad esempio la richiesta di un'ampia area a verde pubblico, la destinazione a museo storico tedesco del vicino Martin Gropius-Bau ecc.), sia delle aspettative di carattere più generale, politico e civile, espresse dal bando di concorso. Ma sono anche e soprattutto il risultato della considerazione razionale dei caratteri architettonici dell'area; in particolare del riconoscimento del ruolo determinante svolto dal Prinz Albrecht Palais in questa parte della città antica: il riconoscimento della naturalezza e precisione della soluzione originale a confronto con l'approssimazione e l'arroganza delle soluzioni della città più recente (questa in realtà è una vecchia storia, che comincia già con la costruzione del Martin Gropius-Bau e con l'apertura della Prinz Albrecht Strasse).
Ad ampi intervalli lungo il lato esterno della Wilhelmstrasse, da nord verso sud: Pariserplatz, Leipziger-platz e il Prinz Albrecht Palais. Una piazza aperta verso il bosco, una piazza racchiusa alla francese e un vasto complesso architettonico, inseparabile dal suo grande giardino. Tre punti fissi di riferimento, tre conclusioni monumentali per la trama regolare di questo settore della città così formalmente individuato: unici e inseparabili nella loro sequenza gerarchica.
È tutta qui l'idea architettonica del fronte occidentale della Friedrich Stadt, semplice e perentoria. Così convincente nelle vecchie planimetrie, quanto nella città costruita, ben riconoscibile ancora oggi malgrado tutto. Quale soluzione migliore? Quale soluzione migliore ancora oggi, malgrado la città distrutta, malgrado la città divisa, deformata (lo spostamento del centro e la condizione nuovamente periferica della Wilhelmstrasse), malgrado le rozze avances formali della città contemporanea? In coerenza con questo giudizio specificamente tecnico sull'area e sul valore architettonico della sua configurazione, il progetto assume perciò come obiettivo prioritario la ricostruzione del Prinz Albrecht Palais. Il programma del progetto è diviso in due parti. Una prima riguarda l'istituzione di un museo storico destinato ai ragazzi e comprendente una sezione di storia urbana, due sezioni sull'arte figurativa e una sulla vita quotidiana nel periodo del Terzo Reich. Collegato al museo vi è un centro di documentazione sulla letteratura giovanile nello stesso periodo. L'istituzione, intesa come una sezione specializzata del futuro museo di storia tedesca, troverà posto nel Prinz Albrecht Palais. La seconda parte del programma prevede invece l'istituzione di una Gedenkstàtte sui luoghi che furono il principale teatro e sono ancora oggi il simbolo della dittatura nazionalsocialista a Berlino. Questo istituto, inteso come un itinerario della memoria, riguarda esclusivamente le "rovine" degli edifici già appartenuti all'apparato del regime e, poiché una parte di esse compare anche nel basamento del nuovo Prinz Albrecht Palais, Gedenkstàtte e museo risulteranno alla fine strettamente collegati.
Il museo didattico trova posto in quattro distinti corpi di fabbrica. La sua caratteristica è di trasmettere la storia mediante un itinerario costruito soprattutto per immagini. Il suo scopo è anche quello di concorrere alla formazione di una coscienza civile. L'itinerario didattico inizia da una realtà immediatamente comprensibile per i ragazzi (in questo senso va visto il settore sullo sviluppo urbano del quartiere nel Sùdpavillon) per passare poi agli esempi più tipici della vita durante il Terzo Reich. Questi esempi (quasi tutti copie o riproduzioni di opere artistiche famose e significative sui vari temi: della razza, della famiglia, della donna, del soldato, del nemico ecc.) mostrano allo stesso tempo uno spaccato delle condizioni delle arti figurative in quel periodo: "Geartete Kunst" (Sùdflùgel) contro "Entartete Kunst" (Nordflùgel). Questa contrapposizione consente una semplice (ma non per questo superficiale) lettura dei conflitti culturali e politici sotto la dittatura. Questa contrapposizione fra "arte generata" e "arte degenerata" rispecchia un confronto globale fra una visione del mondo falsificata, univoca, bellicista e monolitica e una concezione di vita vicina e aderente alla realtà, pacifista e pluralista. Al termine di questo percorso si trova il settore dedicato alla vita quotidiana a Berlino sotto il Terzo Reich (Nordpavillon). Qui, al ragazzo, è consentito un confronto diretto e immediato fra la vita di allora e quella di oggi; e questo avviene attraverso gli oggetti e le immagini di ogni giorno (la strada, la scuola, la famiglia, lo sport ecc.).
Le diverse sezioni del museo trovano una sintesi nel centro di documentazione e nella biblioteca che raccoglie la letteratura giovanile del periodo nazista.
Complessivamente questo programma risponde all'odierno bisogno di supporti e strumenti didattici relativi all'argomento "Nazionalsocialismo", con particolare riguardo alla vita quotidiana, e consente ai ragazzi soprattutto la ricezione dell’esperienza della scuola di allora.
Molte manifestazioni di questi ultimi anni (le mostre sulla scuola e i bambini tenute ad esempio a Berlino, Duisburg e Karlsruhe) attestano l'importanza della questione e l'attualità di questo programma.
Nella ricostruzione del complesso edilizio del Prinz Albrecht Palais il monumento è "maestro". Sono rispettati i confini, i tracciati, le gerarchie fra le parti: la ripetizione dei perimetri è meticolosa. Senza eccezione i muri del nuovo si impostano sulle fondazioni del vecchio. Gli elementi della composizione del vecchio complesso edilizio trovano una nuova formulazione e una nuova destinazione che però non entra mai in contraddizione "tecnica" con la vecchia. Ciò che cambia dal punto di vista tecnico è la densità edilizia, i nuovi edifici non superano i due piani fuori terra (anche se le altezze interne invece variano rispettando le gerarchie degli spazi). La densità edilizia fortemente ridotta riporta l'edificio a un più stretto legame con il parco e l'edificio diventa, per così dire, una "parte" del parco, com'è caratteristico delle residenze suburbane (anche a Berlino, basti pensare all'esempio bellissimo di Klein-Glienicke). Ciò crea una profonda contraddizione con l'edificazione circostante, specie quella più recente (ma questo confronto inevitabile non è certo a scapito della chiarezza del nuovo Prinz Albrecht Palais). Mentre la bassa densità edilizia non può che accrescere il carattere di eccezionalità che l'intervento deve comunque avere.
Nulla del vecchio viene omesso, le stesse denominazioni rimangono valide per identificare le parti del nuovo. L'antica distinzione fra "Corps de Logis" e "Communs", fra l'edificio principale e il sistema delle due ali trasversali di collegamento e dei due padiglioni sulla strada, individua anche le nuove diverse destinazioni d'uso. Nell'edificio principale, il centro di documentazione e la biblioteca, distribuiti su due piani; nelle due ali laterali, la parte del museo dedicata alle arti figurative (nel Terzo Reich) e, nei due padiglioni sulla Wilhelmstrasse, anch’essi a due piani, le parti del museo dedicate alla storia urbana e alla vita quotidiana.
Nel progetto il sistema dei "Communs" si amplia lungo la Wilhelmstrasse, fino alla Anhalterstrasse, a riprodurre l'antica cortina edilizia. In questo nuovo edificio a doppio corpo, aperto prevalentemente sulla via interna (che in qualche modo si misura idealmente con il bellissimo progetto di Schinkel per il prolungamento della Wilhelmstrasse), trovano posto alcuni servizi di uso pubblico fra cui gli spazi espositivi e per la vendita (libri, manifesti ecc.), gli atelier, la foresteria e lo spazio coperto per il gioco annesso al campo-giochi che è incluso nel parco.
Il monumento è costituito materialmente dalle rovine degli edifici preesistenti già appartenuti all'apparato del regime. Queste rovine sono in parte autentiche (è il caso ad esempio del basamento del Prinz Albrecht Palais), in parte ricostruite, "artificiali". In questo senso il monumento è molto più una scenografia che non un'architettura: del resto non potrebbe essere altrimenti, trattandosi di una celebrazione in negativo (di un fatto da negare, oltre che da non dimenticare), intraducibile in architettura. Si tratta, in pratica, di un muro di mattoni alto e continuo che percorre il perimetro interno all'isolato degli edifici compresi fra il Martin Gropius-Bau e il Prinz Albrecht Palais. Ma il monumento vero e proprio è in realtà il percorso stesso, che si sviluppa lungo questo muro sinuoso, ininterrotto, che va dalla Wilhelmstrasse fino alla breve discesa che porta alle Folterkeller nell'ex Kunstgewerbeschule. Rare aperture, vani vuoti di finestre chiusi solo da inferriate, permettono di gettare un'occhiata sullo spazio vuoto retrostante, fino al Berlinermauer. Questo spazio vuoto, inutilizzato e inaccessibile, è, oltre che il complemento necessario delle rovine, la testimonianza della prima naturale reazione della memoria collettiva, quella di cancellare ogni traccia, di esorcizzare, dimenticare. Il monumento è anche il segno del superamento di questa fase.
Colonne, modanature, frammenti decorativi riportati alla luce e allineati lungo il lato opposto al muro del percorso, specie sulla parete cieca dell'ala nord del museo, ricordano gli edifici distrutti e frettolosamente demoliti.
Lungo il percorso, in un'ansa più ampia del muro (corrispondente all’ex Vier-Jahreszeiten-Hotel) il suolo è lastricato ed è prevista la collocazione (affidata ai diversi gruppi, associazioni confessionali, politiche ecc.) di piccoli monumenti a ricordo e testimonianza sui luoghi stessi del non inutile sacrificio di molti.