Restauro e riabilitazione dell'Almudín di Xátiva come museo municipale
L'Almudín era l'edificio destinato al deposito, alla contrattazione e alla vendita dei cereali. Le tracce del primitivo Almudín di Xátiva appaiono nell'attiguo edificio del Banco de España. Nel 1530 il consiglio della città ne decide l'ampliamento. Il nuovo edificio viene costruito in aderenza al vecchio e a questo collegato (il muro comune reca tracce di porte ai due piani). I lavori iniziano nel 1545 e durano tre anni: l'insegna in pietra che sta sopra al portale reca scritto «L'obra del present Almodí fon acabada en MDXLIII».
Alla fine del XIX secolo l'edificio diventa museo archeologico. E nel 1918, includendo anche una piccola pinacoteca civica, diventa museo municipale. In questa occasione, al piano superiore vengono ricostruite le pareti perimetrali del patio e vengono aperte finestre, sia verso il patio che verso strada, di dimensioni diverse secondo le necessità degli oggetti esposti. Viene anche invertita la pendente del tetto verso la facciata principale per consentire la collocazione di un grande retablo gotico. Allo stesso tempo si costruisce una scala in legno a due rampanti per collegare fra loro i due piani del museo. L'edificio si presenta come un blocco compatto e chiuso fra due muri di frontespizio e due strette via parallele. Si sviluppa intorno a un piccolo patio, porticato al piano terra con colonne ioniche e archi di pietra nel rapporto di tre a uno (11 x 4 metri circa). I capitelli risultano curiosamente ruotati di 90 gradi. Si sa ben poco di come fosse in origine il piano superiore. Dopo gli ultimi interventi si presenta privo di qualsiasi elemento architettonico che lo metta in relazione con l'ordine che scandisce il piano terra; inoltre, manca del tutto del cornicione di raccordo con la copertura a spioventi. Del resto, come già ricordato, il cambio di pendenza del tetto verso la facciata principale e la conseguente maggiore altezza del corrispondente fronte sul patio ne avevano già cancellato completamente l'originaria figura a impluvium. Per quanto riguarda il progetto, due sono le annotazioni preliminari: 1. L'unico elemento che rievoca il ruolo storico dell'edificio sono le iscrizioni, dipinte o graffite nella parte alta dei muri perimetrali del portico, che riportano la data, la quantità e il prezzo del grano che si trovava depositato in quel luogo in quel momento (la più antica è del 1614): l'insieme di questi documenti e la loro collocazione in alto è stata il dato di partenza per l'ordinamento su due fasce espositive, separate dallo stretto ballatoio, dell’Antiquarium al piano terra; 2. La cornice in pietra (molto consunta), che conclude l'ordine inferiore e marca la separazione fra i due piani del patio, in realtà si trova circa 50 centimetri più in basso del corrispondente solaio: questo aspetto anomalo della costruzione è stato invece il dato di partenza per la composizione della facciata interna, per il dimensionamento delle aperture, per la collocazione dei davanzali, ecc.
Il presente progetto di restauro e ristrutturazione prevede - oltre al risanamento e consolidamento delle strutture esistenti, al rifacimento del tetto com'era in origine e alla chiusura delle finestre al primo piano nelle due facciate dell'edificio - principalmente il rifacimento del fronte interno del patio, con l'apertura di otto nuove finestre in asse con gli intercolumni sottostanti. Ciò modifica soprattutto l'assetto della pinacoteca al primo piano, dove le opere vengono tutte disposte sulle pareti perimetrali e illuminate esclusivamente dalle finestre aperte sul patio. Inoltre, poiché nel nuovo museo la pinacoteca diventa accessibile al pubblico dall’edificio adiacente, viene eliminata la scala in legno a due rampanti e sostituita con una piccola scala di servizio.
Nel progetto le otto finestre sono collegate fra loro dalla linea continua del davanzale che, per proporzionarsi correttamente rispetto alla linea della cornice inferiore di pietra e a quella di un supposto cornicione in alto, risulterà in una posizione molto più bassa di quella di un normale parapetto. Questo sfalsamento è stato risolto mettendo in opera dei grossi davanzali a forte pendenza (45 gradi), tali cioè da assorbire nello spessore di muro la differenza di quota. Le parti sporgenti dei davanzali non sono però continue, ma collegate fra loro da una scanalatura della stessa altezza: punto d'appoggio o d'incastro apparente di tale incompiuto elemento di continuità.
La stessa soluzione si ripropone nel punto iniziale e in quello terminale della nuova facciata. Una facciata realizzata cioè sovrapponendo alla vecchia un paramento di 5 centimetri circa di spessore finito a intonaco civile (sabbia gialla e calce): paramento che ha inizio là dove termina la cornice in pietra dell'ordine inferiore (evidenziando anche di questa le parti parzialmente mancanti), che s'interrompe in corrispondenza della fascia dei davanzali e che termina là dove dovrebbe iniziare l'aggetto del cornicione di raccordo con la copertura a spioventi. In tal modo i tagli orizzontali "in negativo" della nuova facciata fanno leggere, oltre che l'assenza di impossibili modanature sostitutive, anche la finitura del vecchio muro sottostante: un encofrado di malta e pietrisco di diverso spessore alla maniera araba, di colore bruno.
Al piano inferiore l'intervento di progetto riguarda quasi esclusivamente le pareti perimetrali del portico. Si è detto delle antiche iscrizioni in alto che hanno suggerito di ripartire le pareti dei due lati lunghi in due fasce espositive separate da uno stretto ballatoio per consentire una visione da presso del materiale esposto in alto; al ballatoio corrisponde a terra una zoccolatura delle stesse dimensioni destinata a sostenere i pezzi appoggiati al suolo. L'Antiquarium che in tal modo si viene a formare segue un principio espositivo cronologico (da destra a sinistra: dai reperti romani a quelli del XVII-XVIII secolo) e anche, per così dire, un principio di logica distributiva, nel senso che nella parte bassa dei muri vengono sistemati i pezzi che già in origine avevano questa collocazione (statuaria, basi di colonne, cippi, ecc.) e reciprocamente nella parte alta (capitelli, fregi, chiavi di volta, mensole, ecc.). Ai ballatoi si accede mediante delle piccole scale a sbalzo dal muro in pietra artificiale (la stessa usata anche per i davanzali, per i ballatoi e la zoccolatura). All'estremità di quella di destra si trova la scala di servizio che collega con la pinacoteca al primo piano, anch'essa in pietra è racchiusa da una scatola di legno perlinato e verniciato.