Restituzione del Bellveret di Xátiva
II progetto interessa un'area verde relativamente pianeggiante compresa fra la costa a strapiombo del monte che col suo castello domina la città da sud e una seconda balza rocciosa che delimita, dalla stessa parte, l'edificazione della città antica. È probabilmente su questo pianoro che la città si è sviluppata in età romana; di essa resta ben poco, se si esclude la traccia continua del muro urbano situato proprio sul ciglio della balza. Scavi in corso hanno mostrato invece tracce consistenti di una successiva urbanizzazione (musulmana/età media). Singolare è la frequentazione assidua di questo luogo da parte dei molti "colombofili" della città per i loro lanci (una specie di sport regionale questo degli allevatori di colombi viaggiatori: riconoscibile per le molte, caratteristiche, incastellature di legno sopra le case).
L'area è compresa fra l'antica porta dell'Aljama a est, situata nell'attuale Monasterio de Sant Josep, e quella della Almela a ovest, situata un tempo in corrispondenza della Ermita de las Santas e oggi della strada che sale al castello. Fra le due porte, la muraglia era una volta alta e continua (come mostra ancora nei luoghi poco distanti in cui riprende sia a est che a ovest); oggi, come già ricordato, ne rimangono solo pochi frammenti in elevazione, oltre al segno continuo della fondazione. Il tratto di muraglia che corrisponde al Bellveret mette in evidenza tre segmenti di rovina, tre tratti di muro interessati ciascuno da una torre quadrata sporgente a nord, probabilmente con funzione anche di contrafforte. Il permanere di questi tre segmenti in parziale elevazione è senz'altro dovuto alla funzione di contenimento del terreno verso l'abitato che ancora svolgono. Dei tre, l'ultimo a ovest presenta soltanto una massa informe di conglomerato, avendo perso completamente la faccia esterna di rivestimento in pietra (alcuni blocchi staccatisi più di recente sono ancora visibili presso la rovina).
Il progetto prevede, grossomodo, la ricostruzione di questi tre segmenti, con l'obiettivo non tanto di riedificare il tratto di cinta muraria andato perduto col tempo, quanto piuttosto di restituire la figura complessiva e la scala di questo grande impianto, che ha sempre fatto da fondale alla città, e anche, in qualche misura, il suo uso, cioè il modo di percorrerne la sommità e gli elementi architettonici salienti.
A partire dal punto di massima altezza di ciascun segmento, assunto come quota zero di ciascun percorso, viene eretto un muro, con stessa giacitura e lo stesso spessore dell'originale, che si sviluppa in orizzontale fino al punto terminale dei resti esistenti.
Tre tratti di muro a scalare l'uno rispetto all'altro intervallati in modo da lasciare aperta la visuale dal pianoro retrostante. Tre tratti di muro costruito con casseforme a perdere di mattoni pieni e riempimento di conglomerato dello stesso tipo dei resti esistenti, dove la faccia esterna della muratura si trova sullo stesso filo dell'antico rivestimento in pietra sottostante. Il tratto superiore del muro, quello a est, dopo aver cambiato direzione in corrispondenza di una piattaforma esistente, si collega alla chiesa di Sant Josep immorsandosi alla muratura della fabbrica antistante, per interrompersi solo là dove si apre la piccola piazza a lato della chiesa stessa, in modo da consentire il collegamento con uno dei numerosi calvari che salgono dalla città e riproporre così anche il varco dell'antica porta Aljama.
La piazza è delimitata, sul lato ovest, da due piccoli edifici di progetto che sono una sorta di appendice sghemba della muraglia in questo punto: sono destinati a contenere una caffetteria e un piccolo museo dedicato alla storia urbana di Xátiva. Il tratto intermedio del muro è quello che con la sua presenza stabilisce una relazione più stretta con i resti recentemente scavati dell'antica urbanizzazione del Bellveret. Qui, gran parte del muro corre alla stessa quota di una vasta piattaforma in parte rocciosa che conserva chiaramente le tracce delle fabbriche che un tempo si trovavano in quel luogo addossate all'alta muraglia.
Infine, il tratto inferiore, quello più a ovest, che s'interrompe là dove sono stati ritrovati i resti dell'antica porta dell'Almela, è quel tratto di muraglia che si trova ormai a contatto diretto con la città costruita; che entra a far parte della città costruita, che si misura con i suoi volumi, con la sua struttura architettonica. È per questo forse principalmente che si è voluto "urbanizzare", per così dire, parte di questo tratto di muraglia: riportarlo cioè a misura dell'edificazione urbana, includerlo in parte, come fosse esso stesso un edificio come gli altri, anche se di tipo particolare.
L'uso "colombofilo" della cornice attuale del Bellveret, di cui si è detto, ha suggerito di dotare la parte terminale del muro di una serie di ballatoi e di dispositivi adeguati a questo uso particolare. Ciò ha consentito, mediante l'apertura di piccole finestre, feritoie ecc. sui due lati e il parziale svuotamento dello spessore della muraglia, di far assumere alla vasta superficie di questa verso la città quella connotazione che sembrava necessaria per un più armonico inserimento del nuovo intervento nella struttura urbana preesistente.