Costruire con l'Aria
Secondo classificato al concorso internazionale di idee per la copertura dell’Anfiteatro Romano Arena di Verona.
Le riflessioni per porsi dinanzi ad un intervento su una preesistenza, su un monumento, su un simbolo dal valore storico-culturale come quello dell’anfiteatro romano di Verona devono considerare tutto il corso della vita dell’Arena: le fasi e gli eventi che ce lo consegnano nel suo attuale stato di conservazione e nelle sue richieste di trasmissibilità al futuro. L’Arena nel corso dei secoli ha subito perdite e trasformazioni, nel suo stato attuale la pavimentazione si trova ad un livello più basso rispetto a quella dell’intorno: di Piazza Bra; la facciata con i suoi ordini è quasi del tutto perduta, rivelandosi solo in una porzione superstite di anello, la cosiddetta Ala, più alta rispetto all’attuale facciata dell’anfiteatro poiché ancora superstite l’Ordine superiore, che con il coronamento ospitava il portico sulla “summa cavea”. La lettura dello stato di conservazione, la comprensione della storia del monumento indicano come unica strada ai fini di intervenire progettualmente sull’organismo architettonico devono, naturalmente, seguire la via dell’intervento minimo. Il progetto del velarium ha privilegiato, i gesti misurati, quelli che in prevalenza coniugano la tutela del monumento e le soluzioni tecniche e tecnologiche più consone. Le prime suggestioni sono arrivate dalle teorie parallele all'architettura neoclassica del XVIII e XIX sec., quello dell'Architettura Visionaria: guardando ai monumentali e utopici progetti di Étienne-Louis Boullée, come nel Cenotafio di Newton, i marchingegni e le ideazioni di Jean Jacques Lequeu; Xiphilino, in alcuni scritti, riferisce come Nerone avesse fatto dipingere di porpora il velario, a simulare un cielo stellato e coinvolgendo ulteriormente gli spettatori. Questa immagine, si è riproposta alla memoria guardando la scenografia per “Il flauto magico” di Mozart, realizzata da K. F. Schinkel nel 1815. Dal ready made, quindi dal Dada Duchamp è stato uno dei principali “consulenti” del progetto, indicando la possibilità di prendere spunto dalla sua famosissima e provocatoria ruota di bicicletta del 1913 per progettare la struttura autoportante e non spingente dell'anello di copertura. Dall'esterno la copertura a velario è discreta. Soltanto a distanza si evince lo stacco delicato tra il monumento e la struttura anulare. L'anello sommitale è mediato lungo l'appoggio del monumento da un giunto che ordina e armonizza il contatto con lo stesso edificio. A distanza ravvicinata, dal basso, camminando nella piazza, la copertura risulterà -invisibile- quasi non percepibile anche per via dell'arretramento dal bordo esterno dell'Arena e anche grazie all'inclinazione verso l’interno della struttura costituente il sistema telaio del velario di copertura.
Costruire con L'Aria
Nelle rappresentazioni negli anfiteatri, a necessità, si aprivano i velari, compito questo che apparteneva ai marinai, che come con delle vele nautiche manovravano l’ingegnosa struttura del sistema di copertura. L’evoluzione della tecnica e della tecnologia ci ha permesso di poter compiere lo stesso rituale, con la stessa impostazione ma con un ben chiaro miglioramento delle condizioni per farlo. Nonostante l’evoluzione continua della tecnica, il legame con l’antico resta un valore chiave e fonte inesauribile di conoscenza. La grande corona reticolare ellittica si poggia sulla parte sommitale dell’anfiteatro, capace di garantire il suo sostegno mediante un sistema realizzato con una raggiera di funi, permettendo, in tal modo, di conferire alla copertura ed all’intervento in generale una leggerezza altrimenti impossibile con strutture di copertura di natura ordinaria.
Questo grande anello ellittico diventa il sostegno del sistema di copertura: una struttura pneumatica tipo “gonfiabile” e retrattile realizzata con tessuti di derivazione aeronautica che, quando ricevono l’aria, si muovono lungo il corso delle funi; permettendo così di coprire tutta la superficie della cavea grazie alla movimentazione di aria, che diventa, perciò, un vero e proprio materiale del progetto. La soluzione proposta garantisce grande reversibilità e flessibilità del sistema di apertura e chiusura del velario. Nel caso specifico l'aria è utilizzata come “materiale da costruzione”, I singoli spicchi o settori diventano simili a delle “travi” autoportanti ottimali per resistere alle avverse condizioni meteorologiche. La scelta del sistema pneumatico, inoltre, garantisce massima sostenibilità, reversibilità e riciclabilità: l'aria è disponibile ovunque, è parte del globo. Una volta utilizzata si può reimmettere -non alterata o inquinata- nuovamente nell'atmosfera. L'aria utilizzata non si consuma e non si perde.
Come nei drappi delle vesti romane, il velario retratto diventa scultoreo e rivestimento mutevole dell’anello strutturale: inserendosi nel carter di protezione simile ad un festone. L’anfiteatro romano, stravolge le percezioni del teatro e avvolge l’arena aprendo infiniti punti di vista e, quindi, infiniti modi di percepire lo spettacolo. L’allestimento scenico attuale dell’Arena, ha in parte perduto quelle possibilità di coinvolgimento totale dello spettatore; l’intervento, diviene parte dell’allestimento aprendosi a nuovi possibili. Sperimentare nuove scenografie, balletti, arie, per richiamare anche nuovo pubblico, concerti e grandi eventi di portata internazionale compatibili con i caratteri del Monumento. La copertura, può così, rispondere ai principi della conservazione del monumento ma, al contempo, diventare parte della scenografia: nuovi scenari possibili per un coinvolgimento totale nella rappresentazione. Possibilità di realizzare video-mapping dell'intradosso nella copertura, miglioramento generale del supporto tecnico alla regia e scenografia – rimuovendo le torrette funzionali attualmente poggiate sulla sommità dell'anfiteatro, pur mantenendo le attuali procedure di montaggio-smontaggio dell'apparato scenico. Lo spazio scenico, in questo modo, si libera dalle attuali configurazioni, permettendone di nuove e quindi anche nuove tipologie di spettacolo: dall'internazionale stagione lirica a nuove possibilità di intrattenimento, anche durante la stagione invernale.
La scelta della composizione strutturale ha come idea di partenza quella di trasmettere sull'Arena il minor aggravio possibile in termini di peso nonchè quello di evitare di eseguire un nuovo com- parto fondazionale che possa dar luogo a interferenze con il sito archeologico perimetrale. Si opta quindi a usufruire in termini di appoggio, della parte sommitale dell'ossatura del manufatto originario. La composizione prevede l'impiego di una strutturale reticolare realizzata in carpenteria metallica e posizionata a coronamento dell'Arena; la funzione del reticolare è quella di assolvere ad anello di compressione in grado di sostenere mediante idoneo sistema di funi in acciaio, una sequenza composta da nove pignoni centrali distribuiti tra i fuochi geometrici dell'ellisse. Mediante l'impiego delle funi viene garantito il sostegno della copertura retrattile con sagoma a forma di volta, concepita mediante una struttura pneumatica; questa struttura ha la peculiarità di essere progettata impiegando tessuti di derivazione aereonautica e navale, cuciti tra loro a for- mare camere d'aria aventi sezione variabile. Le camere d'aria vengono mantenute in pressione, acquisendo la rigidezza necessaria e quindi la capacità in termini strutturali ad assolvere appieno al comportamento membranale tipico delle volte. La rigidezza del reticolare perimetrale assolve alle spinte trasmesse dal sistema voltato e dalle funi di sostegno e controventamento.
Montaggio della Struttura Reticolare
L'opera è concepita in grado di garantire l'effetto copri-scopri in virtù dell'impiego di retrattile della struttura pneumatica, ma anche di essere completamente rimossa all'occorrenza. Si è pensato infatti di suddividere l’anello reticolare di coronamento in 35 conci prodotti in carpenteria metallica delle dimensioni massime di circa in pianta di 12.0 x 3.30 metri e altezza 4.30 metri.
Si sono previsti 5 postazioni di stazionamento per l’autogru secondo lo schema riportato di seguito nel quale viene evidenziato il raggio di portata di 48m. Caratteristica principale di questa tipologia di copertura è la leggerezza, infatti a parità di prestazioni strutturali, ogni altro sistema costruttivo ha carichi decisamente maggiori. Questo ha permesso di avere una struttura di supporto minima e di progettare un sistema di 48 elementi pneumatici indipendenti in tessuto speciale che, dalla struttura reticolare ad anello ove sono stivati, vengono gonfiati e sorretti da cavi guida si estendono verso il centro coprendo l’Arena. Una volta raggiunta la massima pressurizzazione, questi elementi si sigillano fra di loro diventando strutturali, autoportanti ed ermetici alle infiltrazioni meteoriche. La pressurizzazione avviene tramite una “sistema di gonfiaggio” alloggiato all’interno del carter superiore di copertura dell’anello reticolare. Le operazioni di gonfiaggio e gonfiaggio della copertura sono molto rapide: in 6 ore è possibile coprire ermeticamente l’Arena ed altrettanto per scoprirla. I gruppi di pressurizzazione sono uno per ognuno dei 48 elementi pneumatici e sono alloggiati all’interno del vano tecnico superiore dell’anello strutturale, opportunamente nascosti dal carter di rivestimento, ma accessibili per effettuarne la manutenzione. Ogni elemento è quindi indipendente ed autonomo rispetto agli altri. A riposo gli elementi pneumatici vengono stivati sotto al carter perimetrale, componendo un morbido panneggio classicheggiante. La movimentazione degli elementi di scenografia non subirà sostanziali variazioni. Gli accesi da terra resteranno invariati così come l’operatività degli automezzi all’interno dell’arena. L’utilizzo della gru da 50 m è garantito dalla completa apribilità della copertura; una luce di sei metri fra un cavo e l’altro nello spazio centrale permetterà di calare dall’alto anche gli elementi più ingombranti. All’occorrenza sarà possibile sganciare temporaneamente alcuni cavi per permettere il passaggio di elementi di grandi dimensioni. In caso di incendio in platea o sulle gradinate, la copertura viene parzialmente o integralmente sgonfiata e ritratta per permettere la fuoriuscita dei fumi di combustione. Inoltre lo “spazio vuoto” presente fra il carter superiore ed inferiore dell’anello strutturale sarà un’ulteriore via di sfogo per i fumi.