aggregazioni abitative intorno ad una corte
Appena sopra la via Emilia, accostato al bacino fluviale dello Stirone alle porte di Fidenza, sorge una piccola frazione, Fornio, risalente come Pietraformia già al 625 d.c..
All’estremo dell’edificato in localita’ “Rocca di Sotto”, a sud-ovest, al di là di un piccolo torrente, dove i campi coltivati incominciano a “salire” verso le prime pendici appenniniche a fianco del podere “Ca Marocchi”, il Piano Regolatore vigente dava la possibilità di costruire una piccola volumetria destinata a Residenze in adiacenza ad una strada oramai abbandonata, risalente all’epoca napoleonica (1807), di cui si chiedeva la riapertura (ad oggi non ancora avvenuta).
Interpellati dopo un primo progetto a “villette” singole sparse in lotti geometricamente quanto astrattamente suddivisi, la nostra riflessione si è focalizzata fin da subito sulla volontà di dare una centralità di carattere collettivo (seppur limitativamente al nostro lotto progettuale) ad un intervento già posto ai margini dell’abitato, in cui per di più la Committenza desiderava comunque mantenere un certo grado di indipendenza tra le varie unità abitative da realizzare (all’inizio ne erano state previste cinque, ma nel proseguo, a permessi già ricevuti, la Committenza ha imposto di farle diventare 6, peggiorandone notevolmente la qualità). Si è deciso perciò di ricorrere ad una tipologia non molto frequente in Emilia, e cioè quella dell’aggregazione intorno ad una Corte centrale, che fungesse da collettore e centro, intorno alla quale si dispiegassero i diversi corpi di fabbrica. Peculiarità di questo progetto è il tetto “volante”, elemento separato soprastante, in grado di tenere in unità l’articolarsi e il differenziarsi delle singole parti e dei singoli “accidenti”, dettati da ragioni interne (leggeri bow-windows, finestre di diverse dimensioni, etc.). Altra peculiarità è il trattamento materico diverso tra il corpo esposto a sud, posto sotto il lungo tetto a falda, intonacato di bianco, percorso da una balconata “abitabile” in cui erano previste alcune opere in cemento armato a vista, quali fioriere, sedute, che avrebbero dovuto arricchire l’effetto chiaro-scurale delle facciate; e i corpi a nord, il cui primo progetto prevedeva un rivestimento in lamiera ondulata, una superficie quindi molto vibrante che doveva essere letta insieme agli arbusti boschivi posti nelle vicinanze per farne cogliere un certo senso di leggerezza.
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Il progetto definitivo invece ha visto la sostituzione di questa soluzione con lastre un fibrocemento sovrapposte in senso orizzontale, in cui i serramenti sono stati posti a filo esterno per mantenere questo effetto di involucro superficiale.
Gli interni, variati nel corso della costruzione sia in termini di numero di appartamenti che in alcuni casi in termini tipologici, erano stati progettati ponendo al centro delle unità abitative un soggiorno a doppia altezza, attorniato dagli spazi di servizio con un’altezza contenuta, e “attraversato” da una passerella “panoramica” (verso sud, verso le pendici appenniniche) che metteva in collegamento le due differenti parti notte in cui erano allocate le camere da letto e i servizi a loro dedicati. Molta attenzione è stata posta agli ombreggiamenti delle parti vetrate; l’ampio sporto di gronda del tetto e le fiorere/sedute fanno ombra ai locali del primo piano, mentre l’ampia balconata ombreggia le finestrature del piano terra.