Casa della finestra
La ristrutturazione per uso abitativo del lembo esterno del convento di San Salvatore di Camaldoli e del suo chiostro propongono un tema funzionale vincolato dagli aspetti tipologici distributivi interni esistenti e un tema formale ispirato a un ragionevole completamento del frammento di fabbrica rivolta verso piazza Tasso e aderente alle Mura della città, attualmente rimasto incompiuto.
È infatti necessario garantire una autonoma funzionalità agli alloggi previsti al diversi piani, ma anche al chiostro, disciplinando altresì gli sbalzi di rapporto della fabbrica con le Mura e con piazza Tasso, per decenni rimasti negletti, e le accessibilità contemporanee agli alloggi ed agli spazi di relazione a uso pubblico collettivo che hanno principio nel grande caseggiato all'ultimo piano di questa ala della fabbrica. Dove era la barriera di Bellosguardo, sul tracciato delle mura di Firenze, il progetto è pensato come un progetto di "vista". Confine della città antica, piazza Tasso trovava nella chiesa e convento di San Salvatore di Camaldoli e nella Postierla i monumenti estremi prima della salita verso Siena. Dalla collina, luogo d'osservazione della città per eccellenza, l'occhio individuava in quel punto la strada per entrare in Firenze.
L'addizione al complesso dell'antico convento, poi Scuola delle Leopoldine, nel punto più prossimo alle mura feconda l'idea di salita e raggiunge la dimensione, in sommità, della veduta. Il paramento basamentale posticcio - che istituisce una falsa unitarietà dell'edificio proprio a partire dalla parte demolita - viene rimosso dal piano di facciata, per restituire leggibilità alle parti preesistenti della fabbrica, anche in rapporto al nuovo intervento di completamento. In tal senso l'inopportuna prosecuzione del medesimo paramento, la cartella in elevazione, che chiude l'antico pomerio sulle mura, viene demolita anche per riaprire la vista verso le scale e l'albero esistenti all'interno, lungo il pomerio.
Un corpo parzialmente chiuso all'esterno, si assesta sulle tracce delle antiche fortificazioni di Cosimo, in passato parzialmente demolite, e le reinterpreta disponendosi attraverso due setti murari sfalsati, complessivamente rispettando la sagoma stradale esistente.
L'ingresso alla salita avviene attraverso il taglio verticale che deriva dallo sfalsamento.
A partire dall'impianto planimetrico dell'antico bastione vengono rimessi in evidenza gli imponenti spessori murali e l'orditura da costruzione, come pure, verso il pomerio, la scarpa esterna del muro, liberato dalla cartella posticcia. Si traspone sul piano di facciata lo scarto esistente in planimetria tra la giacitura muraria dei muri di spina della fortificazione - profittando per creare, in quell'interstizio, il vano ascensore - e il muro perimetrale che chiude il corpo di fabbrica lungo la via Camaldoli. Un lieve avanzamento rispetto al filo stradale contribuisce a rendere leggibile il diverso orientamento del muro di facciata rispetto a quello, più arretrato, che annuncia l'orditura del bastione. Le scale interne, che guidano la salita, incontrano diverse soste dello sguardo: verso la Cupola, verso palazzo Pitti, verso Bellosguardo, fino a giungere alla grande loggia che si sviluppa su entrambi i lati esterni. Da lì il panorama e l'accesso alla loggia esistente, che può introdurre un percorso in quota tra altre logge e altane.
La loggia è l'unico elemento architettonico in grado di coniugare, con estrema sintesi, il rapporto di scala tra la fabrica costruita sui resti del bastione e il territorio circostante, in particolare quello extra moenia, ed affonda la propria ratio nella significativa eredità progettuale di Baccio d'Agnolo e della finestra crociata da questi realizzata in palazzo Bartolini-Salimbeni. Il tema viene sviluppato con un risvolto dietro il piano di facciata, rendendolo in tal modo elemento compiutamente tridimensionale e contribuendo a svuotare l'angolo dell'edificio nuovo. Così un cortile, un albero e una torre di testata con una grande finestra crociata che conclude la fabbrica verso la piazza sono gli elementi del quadro e inducono un solo fine: osservare Firenze.