MICRONNECTIONS
In occasione della mostra “RAFT - viaggio dentro il pianeta FARM” organizzata per il sesto anniversario della nascita del centro culturale Farm Cultural Park, CLAB è stato invitato, assieme ad altri sei giovani studi di architettura nazionali emergenti, ad immaginare il futuro di Farm rispondendo alla domanda:
"Se Farm fosse una micronazione... quali sarebbero i suoi confini geografici? da quale comunità sarebbe abitata?"
Le micronazioni si definiscono tali per la dimensione esigua del loro territorio, dei loro confini e, molto spesso, delle singolari condizioni geografiche in cui sorgono. Inoltre altrettanto spesso sono costituite da un numero esiguo di abitanti. Al contrario delle loro ristrette condizioni, l'eco dell'esistenza di queste comunità non riconosciute giuridicamente in modo ufficiale, assume proporzioni ben più grandi dei limiti in apparenza così circoscritti.
Farm, una micronazione definita e costruita da ponti materiali e immateriali, fisici ed effimeri, che possono esistere per pochi secondi, per interi anni o resistere ininterrottamente. Ponti lunghi pochi metri o milioni di chilometri. Ponti che consentono in modo continuo uno scambio tra Farm ed il resto del mondo, di persone, storie, culture, arte, architettura. Chiunque, in qualsiasi parte, in qualsiasi momento, attraverso queste connessioni può entrare in contatto con Farm e la sua storia, la sua cultura, diventare parte di essa, contaminandosi in modo reciproco.
Immaginando Farm come una delle città invisibili di Calvino, sarebbe per noi una città-micronazione abitata da una comunità che incessantemente innalza, disfa, crea collegamenti valicando i limiti fisici imposti dalla propria limitata condizione, per accrescere sempre più la propria storia e quella dei nuovi abitanti con cui entrarà in contatto.
Farm Cultur Park, una micronazione abitata da costruttori di ponti.