Peccioli, innesti architettonici in centro storico: la scuola del gusto e il centro spa
Il progetto di tesi fonda le sue basi sul centro storico della città di Peccioli e sulle problematiche che lo affiggono. L'obiettivo è stato quello di prendere quelle problematiche che hanno portato al progressivo abbandono del centro storico, come la sua chiusura, la lentezza, la mancanza di network con le realtà vicine, unendole ai cosiddetti nuovi lussi del centro storico, come l'armonia, la linea dell'orizzonte, la bellezza, il silenzio, il valore del tempo, sfruttandole come risorse per risolvere le problematiche che lo affiggono. E ciò è stato possibile tramite interventi di innesti architettonici, interventi contemporanei in un contesto fortemente storicizzato.
Nello specifico il problema è stato affrontato andando ad utilizzare quello che è il cosiddetto "Metodo Munari". Munari, infatti, nel suo libro "Da cosa nasce cosa, appunti per una metodologia progettuale" dedica un capitolo intero alla spiegazione su come affrontare un problema, intitolandolo appunto "Che cos'è un problema". In tale capitolo viene fatto uno stretto parallelismo tra la ricetta di cucina, nello specifico la ricetta del "Riso verde", e la progettazione di un oggetto di design. Munari spiega come sia impossibile passare dal problema alla sua soluzione in maniera diretta per mezzo di un'idea geniale: tale è un'ottica del tutto romantica ed irreale. Per risolvere un problema bisogna invece conoscerlo, definirlo, analizzarlo, così da trovare, mediante la creatività e l'innovazione, la via per arrivare alla sua soluzione, verificando che essa sia quella adatta e corretta. Così come in fondo si fa nella preparazione di un piatto: si segue una ricetta, un metodo, un procedimento derivato dall'esperienza, da prove ed assaggi, la cui peculiarità consiste nella variabilità, ovvero nella possibilità di variare il metodo secondo tentativi, così da renderlo ancora migliore.
Si è quindi andati ad utilizzare questa metodologia di ricerca nell'elaborazione della soluzione per il problema dei centri storici.
Il problema principale del centro storico è il suo abbandono, derivato da quelle che sono le caratteristiche peculiari che lo contraddistinguono, ovvero la chiusura, la lentezza, la mancanza di network con le realtà vicine, la mancanza di attività ricreative che possano attirare i giovani. Munari ci consiglia quindi di andare a vedere chi ha cercato di risolvere problemi simili in condizioni al contorno simili: si trovano quindi i casi di Salluzzo e di Modica, centri storici nei quali si è cercato un rinnovamento generale attraverso progetti di recupero architettonico, innesti di architettura contemporanea, aggiunta di funzioni pubbliche. Ed è solo dopo l'analisi accurata dei dati raccolti che entra in campo la creatività nell'andare a stilare il proprio progetto di miglioramento, in questo caso nello specifico per il comune di Peccioli.
Si cerca quindi di fondare le basi di progetto in quelle che sono le caratteristiche del centro che possiamo considerare un nuovo lusso, che manca alla città fortemente industrializzata, come ad esempio l'armonia che caratterizza il borgo storico, la linea dell'orizzonte forte e demarcata, che fa da quinta a tutto il centro storico, la bellezza, il silenzio, il valore del tempo, elementi a noi prevalentemente estranei. Si vuole quindi sfruttare la grazie orientata del borgo storico come risorsa per risolvere quelle problematiche che lo affliggono.
E lo si fa tramite l'innovazione, utilizzo in questo caso di interventi di architettura contemporanea che vanno ad innestarsi in un contesto fortemente storicizzato, in modo tale da enfatizzarlo e valorizzarlo per contrasto.
Masterplan | Peccioli
La scuola del gusto
“Lo spazio esiste per come lo vediamo e lo pensiamo, senza qualcuno che lo attraversi lo spazio rimane inerte, lo attiviamo dunque con la nostra presenza e con l’esperienza che ne facciamo. La nostra posizione è dunque importante per capire e apprezzare lo spazio; esso ci guida parlandoci con segni chiari o misteriosi. Abbiamo l’illusione di essere liberi di muoverci e scegliere il tragitto che più ci piace, ma è lo spazio stesso che alla fine ci porta dove vuole.” (Filippo Lambertucci)
Il concept | Lo scorcio
La prima area di progetto è quella della Café Haus, che va a definire la parte terminale del borgo di Peccioli, in quanto si trova al suo estremo Sud, affacciandosi sul centro storico a Nord e sulla campagna negli altri tre lati. Tale area si pone in una posizione filtro tra il borgo ed i suoi elementi caratteristici e la campagna, dando le spalle ad uno ed il fronte all’altro: si cerca quindi di ricucire, di rendere permeabile questa area di progetto, in modo tale che si trasformi in un vero filtro tra pubblico e privato, progettando una struttura che possa ospitare non solo la funzione di Scuola del Gusto, ma anche varie funzioni pubbliche. Per farlo si ricerca quello che è lo scorcio tipico nel centro storico, ovvero due case con copertura solitamente a falde, dalle quali si può scorgere una striscia di paesaggio ed una porzione di cielo. L’idea del “chiasso”, dello scorcio visibile dal vicolo, che è così forte a Peccioli, viene riportata sul volume della Café Haus, che si decide di demolire a favore di una nuova costruzione. Tale idea si trasforma in un taglio netto non solo di facciata, ma dell’interno volume, che va ad addizionarsi e a trovare la sua regola di composizione della facciata. Il risultato finale vede dei tagli di dimensioni sempre maggiori, con l’ultimo, il più grande, corrispondente in linea d’aria al Campanile Bellincioni, che si trova esattamente sul cono ottico che viene così a formarsi.
L'esterno | Il sistema orto-giardino
Il punto di partenza per la progettazione della Nuova Scuola del Gusto di Peccioli è stato proprio il giardino della Café Haus, nel quale si è cercato di creare un collegamento tra i due innesti architettonici, la Scuola del Gusto ed il ristorante.
Per farlo, dopo aver tagliato i due volumi, si sono proiettati i fili fissi dei suddetti tagli, che sono andati a formare una griglia; tale griglia è stata oltre modo rotta da un cono visivo nella direzione del Campanile Bellincioni, per enfatizzare ancora di più l’importanza che questo elemento ha per la città e per come si relaziona visivamente con la campagna intorno ad essa. Data la funzione dell’innesto, si è ritenuto opportuno andare ad utilizzare la zona del giardino come ambiente che possa supportare la funzione stessa della Scuola, ma allo stesso tempo creare un luogo che possa avere anche una valenza pubblica, per la cittadinanza, così da creare un luogo di ritrovo.
Si è quindi deciso di andare a creare un sistema di orto-giardino, con riferimento ai modelli storici dell’orto, l’“Hortus Conclusus” e l’“Hortus Simplicium”, cercando di rendere contemporanei questi schemi, aggiungendo alla coltivazione delle erbe officinali anche la coltivazione di ortaggi e erbe aromatiche, così che esse fossero di sostentamento per le attività della Scuola, ma anche per il ristorante. Per differenziare le tre colture, si è deciso di creare tre tipologie di orti differenti, la cui suddivisione deriva del disegno di proiezione dei due innesti architettonici: si vengono quindi a creare orti rialzati da terra per la coltivazione degli ortaggi; orti ribassati per la coltivazione delle erbe aromatiche e infine orti a terra, destinati alla coltivazione delle erbe officinali, che vanno ad intervallare il cono ottico pavimentato nella direzione del Campanile Bellincioni.
Il sistema si arricchisce ancora di più grazie alla gradonata panoramica che costituisce la parte terminale del giardino: essa infatti, scendendo di 3.80 metri, permette non solo un nuovo punto di vista sulla campagna circostante, ma rende possibile anche il collegamento con il piano interrato della Scuola. Essa, quindi, diventa non solo un punto di aggregazione per gli studenti della Scuola, ma anche una piazza pubblica per tutti i cittadini di Peccioli e per i turisti. Tale gradonata è intervallata da alcuni orti rialzati, destinati alla coltivazione di alberi da frutto, che permettono di renderla ancora più dinamica e vivace per mezzo degli affacci che vengono a crearsi.
Planimetria di progetto | Pianta PT
Vista 1 | Il sistema orto-giardino e la scuola del gusto
Schema 1 | Gli orti
Gli spazi interni | Il principio dell'osservazione
Per quanto concerne l’interno della Scuola del Gusto si è ritenuto opportuno per prima cosa stilare quella che va a costituire la tipologia di questo genere di scuola, chiedendosi quali fossero le funzioni che una Scuola del Gusto dovesse ospitare e in che modo coniugare al meglio tali funzioni con gli spazi architettonici. Ciò che è emerso dalla ricerca è l’importanza del principio dell’osservazione, ovvero un luogo attraverso il quale sia possibile osservare le attività laboratoriali all’interno della scuola, così che uno studente più giovane possa imparare dall’attività di uno studente più anziano. Il principio architettonico spaziale che si è seguito è quindi quello del doppio volume, in modo tale che si venissero a creare degli spazi che affacciassero su altri, così da sfruttare i primi per le attività osservative. Si delinea quindi la necessità di collocare le attività laboratoriali principali al piano interrato e al piano terra, spazi sui quali affaccia il piano primo che, presenta doppi volumi che vanno ad appoggiarsi ai setti portanti presenti in facciata e ai pilastri interni centrali. Il grande spazio di osservazione che viene così a delinearsi è rappresentato quindi dai collegamenti verticali e dagli spazi di collegamento orizzontali tra i blocchi che vanno a comporre la Scuola. Per avvalorare tale spazio si è ritenuto opportuno caricarlo di un’altra funzione, che è quella di “percorso dei cinque sensi”. Il rivestimento interno di facciata va a svuotarsi per accogliere l’alloggio dei vini da esposizione e da degustazione, lasciando spazio lungo il percorso ad ambienti aperti al pubblico dove si possa degustare il vino. Tale percorso è ben riconoscibile matericamente, in quanto rappresentato dall’acciaio corten che all’interno fa da padrone: così come scale e parapetti, anche l’interno degli alloggi per i vini è in corten, così da creare una riconoscibilità della funzione all’interno dell’architettura.
Per quanto concerne le funzioni della scuola al primo piano troviamo una grande aula didattica, destinata alla lezione frontale, i servizi ed una biblioteca dotata di aule studio interne. La biblioteca presenta un accesso in quota dal lato Nord, dovuto ad un dislivello di terreno, e quindi può avere accesso direttamente dall’esterno, senza bisogno obbligato di attraversare la Scuola dall’interno. Al secondo ed ultimo piano troviamo invece la grande sala conferenze, che si presenta come un triplo volume, staccandosi su due lati dai setti in facciata.
Pianta P1 | Aula didattica, percorso dei cinque sensi, spazio osservativo, Biblioteca
Pianta P2 | Sala conferenze
Sezione 1 | I laboratori, l'aula studio
Sezione 2 | Il doppio e il triplo volume, il giardino
Vista 2 | Spazio distributivo interno
Vista 3 | Tagli di luce
Il centro spa
Il secondo intervento progettuale ha luogo nel Palazzo Dufour Berte, detto anche Palazzo della Carraia dal nome della via in cui si trova, e si tratta di uno dei più antichi palazzi nobiliari del borgo di Peccioli. La sua costruzione, che si attesta prima della nascita del catasto Leopoldino, è stata abitata fino agli anni ‘90 del secolo scorso, mentre oggi si presente come un rudere disabitato. La sua posizione, però, fa si che sia un punto strategico per la progettazione di un elemento di innesto architettonico che enfatizzi ancora di più il suo relazionarsi con la campagna che ha di fronte. Il concept di progetto nasce da alcune meditazioni riguardanti la conformazione dell’antico palazzo: come si può vedere, infatti, esso si presenta con due grandi parti di massa piena scavati al centro dalla presenza di una corte, che nella conformazione si stabilisce come elemento anomalo. La strategia di progetto è stata dunque quella di portare fuori questo vuoto e trasformarlo in un pieno, al di sotto del Palazzo, andando a creare un grande cannocchiale in parte a sbalzo sulla campagna, che dia modo di immergersi dentro di essa. Obiettivo di progetto è stato la creazione di un'area wellness che si sviluppasse al di sotto del Palazzo.
Gli spazi interni | L'area wellness e i quattro elementi
Il punto di partenza per la progettazione degli ambienti interni della spa è stato il principio di funzionalità, secondo il quale ad ogni funzione debba corrispondere uno spazio adeguato e ben dimensionato; si può quindi vedere in pianta come sussista una netta divisione in due grandi aree, quella funzionale e quella dedicata alle attività dell’area wellness vera e propria.
Il primo ambiente che si incontra è un ambiente di filtro, chiamato “piedi nudi-piedi calzati”, ed è un ambiente di deposito, sia per uomini che per donne; di seguito sulla destra e sulla sinistra si trovano i due grandi spogliatoi, uno per uomo e l’altro per donna, ognuno dei quali è dotato di bagno con servizi adeguati alla funzione prescelta per il progetto. La zona di filtro si presenta in discese verso un ambiente, che si scopre solo percorrendola, che è l’ambiente di partenza del percorso benessere: questo avviene per staccarsi in qualche modo da quella che è la dimensione funzionale della parte di complesso vista fino a questo momento. Per il progetto degli ambienti interni dell’area wellness, il punto di partenza è stata una meditazione in merito ai quattro elementi, acqua, aria, fuoco e terra. È risaputo come spiritualmente l’unione dei quattro elementi regali la salute mente-corpo, quindi è sembrato opportuno trasferire tale caratteristica a quello che vuole essere l’intento del percorso benessere, ovvero regalare un relax tale che sia garantita la salute mente-corpo. Inoltre, ad ogni elemento corrisponde una peculiarità ben trasferibile nella concezione del benessere e ancora di più tra elemento ed elemento si presenta una caratteristica che si sposa alla perfezione con la funzione oggetto d’esame. Ad esempio, tra acqua ed aria troviamo l’umido, tra aria e fuoco troviamo il caldo, tra fuoco e terra troviamo il secco e, infine, tra terra e acqua troviamo il freddo. Il processo ha visto quindi far corrispondere ad ogni elemento o caratteristica fisica un ambiente della spa. È importante inoltre sottolineare quanto sia impossibile progettare qualcosa di innovativo senza aver prima compreso ciò che è stato fatto in passato, quindi sicuramente il primo modello di riferimento nella progettazione di un’area benessere sono le terme romane. Le terme romane vedevano la conformazione tipica costituita da tre vasche principali, il tepidarium, il calidarium e il frigidarium, tre vasche che presentavano temperature diverse e anche profondità di acqua diverse, in modo tale che esse non fossero solamente delle vasche d’acqua per nuotare o rilassarsi, ma anche dei luoghi di incontro, dove confrontarsi e dibattere, anche di argomenti importanti per la cittadinanza. Il progetto quindi degli ambienti interni della Nuova Area Benessere di Peccioli si innesta su questi due modelli, sui quattro elementi e sulle terme romane. Gli ambienti vengono quindi disposti a formare un percorso circolare che vede una vasca centrale dedicata al tepidarium, alla quale segue il calidarium, dal quale parte un percorso a corridoio, percorribile a piedi o a nuoto, che va a collegare il calidarium con il frigidarium, quindi un percorso caldo-freddo. Tale percorso vuole essere anche scenografico, dotato di getti d’acqua che si attivano al passaggio dell’uomo. Abbiamo quindi il frigidarium, vasca di acqua fredda, e poi troviamo le quattro stanze principali dedicate alle saune. La prima che incontriamo lungo questo percorso è la sauna aromatica, poi abbiamo la sauna fillandese, poi la grotta del sale, il bagno turco e infine le docce emozionali. Nella parte centrale del complesso, si sviluppa invece l’area relax, divisa in due parte, una leggermente rialzata, che favoriscono la vista verso il punto di maggiore attrazione dell’area wellness.
Pianta P-1 | Accesso, zona distributiva, filtro, zona Relax, parte umida, parte bagnata
Sezione 1 | La corte, l'area wellness, la piscina a sfioro infinito
Sezione 2 | Le vasche, il cannocchiale, la foresteria
Il cannocchiale | La finestra sull'orizzonte
Senza dubbio il punto di maggiore interesse dell’area wellness è costituito dalla due vasche a sfioro infinito. Il progetto vede appunto il proprio concept concretizzarsi nella progettazione di un cannocchiale, a sbalzo sulla campagna, che non è percorribile se non attraverso l’acqua. Tale cannocchiale permette una vista totale sulla campagna di Peccioli. La piscina a sfioro infinito è inoltre arricchita da giochi di luce e giochi d’acqua e dalla presenza di un grande piedistallo, che permette la seduta dell’ospite del complesso, sul quale è posto un cipresso, emblema della campagna toscana. L’albero, insieme all’acqua, è da sempre simbolo di vita e di rinascita, quindi è sembrato opportuno andare a richiamare questa concezione, per rendere questo luogo non solo un luogo di relax, ma anche un luogo di rinascita interiore. L’albero non solo arricchisce la vasca, ma fuoriesce dalla copertura della stessa, emergendo al livello zero dove è presente una piazza pubblica: chi percorre la piazza può quindi affacciarsi sul foro presente in copertura, dal quale entra anche la luce naturale, seppur filtrata dalla presenza dell’albero. Sulla sinistra è presente una seconda vasca a sfioro infinito esterna, questa volta in senso longitudinale, dalla quale si può scorgere un paesaggio meno inquadrato e più totale. Tale piscina gode inoltre della vista del cannocchiale nella sua interezza, godende anche dei giochi di luci ed ombre, naturali e artificiali, che esso va a comporre. La vasca esterna è inoltre completamente visibile dalla piazza superiore al cannocchiale, il che permette sempre un affaccio vario e differente e permette sempre nuovi punti di vista e mai una visione statica dell’oggetto.
Vista 2 | La finestra sull'orizzonte
Vista 3 | Il cannocchiale