Lastre
Opera in travertino realizzata ed esposta per la mostra Origine curata da Luca Porqueddu.
Immagini assemblate durante la fase di lavorazione dell'opera, presso l'azienda Mariotti a Tivoli Terme, aprile 2016.
Assistere al taglio meccanico di un blocco di pietra può far germogliare in noi una verità. Si risvegliano, in quegli attimi di osservazione silenziosa, ricordi sopiti, immagini e pensieri di momenti trascorsi, chiamati a confrontarsi con lo spettacolo di tonnellate di roccia in trasformazione.
Il suono acuto del disco poco prima di intercettare il blocco, l’acqua che piove dagli ugelli per raffreddarne le superfici diamantate e ripulirle dalle polveri terrose, quella coreografia di nugoli attorno alla pietra che pigra sale verso il tetto del capannone, ci mostrano una natura non più indifferente all’umana presenza.
Mentre la prima scintilla del contatto si avvicina, noi, con la nuda pietra, siamo in cerca di una interazione.
Di colpo si è in bilico tra due realtà, ancorati a uno spazio fisico del tutto definito, e al tempo stesso levitati in un cielo nebbioso apparecchiato nella nostra immaginazione.
Da qui si spalanca alla vista un paesaggio roccioso su cui è in procinto di scatenarsi un temporale; un manto terrestre sopra il quale stanno per calare lampi che sezionano la roccia secondo nuovi tracciati.
Ricordi di infanzia... l’addensarsi delle nuvole sulla cima della montagna e la maestra delle elementari che spiega il ciclo dell’acqua... Così sospesi su questo meccanico diluvio universale, si avverte fortissima la sensazione di presenziare a un atto rigenerativo.
È incredibile come la lavorazione di materiali così pesanti possa trasmettere un senso di leggerezza, di levigatezza e vitalità.
Eppure, in quei secondi in cui si attraversa il limite tra la piena forma, appena sbozzata, del blocco unico e le decine di configurazioni delle nascenti lastre, il peso della pietra, così come la sua immota impenetrabilità, si sublimano per aprirsi a nuove immagini.
Sensibilità all’umidità ora si registreranno quotidianamente sulla faccia rivelata di ciascuna lastra e forze dettate da rinnovate compressioni si dipaneranno all’interno di esse.
La ricomposizione sul tavolo autoptico di questo corpo tranciato è il rito di riconoscenza che abbiamo celebrato in onore della pietra.
L’immagine primigenia del blocco inanimato lascerà ora il passo a quella di un anellide terrestre, creatura umida nata dalla stessa acqua generata per il taglio meccanico.