L’area di via Stephenson 86 a Milano appartiene a un comparto urbano compreso tra pezzi di città fortemente caratterizzati (Gallaratese, cimitero Maggiore) e reti infrastrutturali importanti (fascio ferroviario, Autostrada A4 e svincolo autostradale di Viale Certosa). Più recentemente ha risentito delle modifiche rapidissime che ha comportato Expo 2015, come l’allargamento della strada principale e la definizione di un sottopassaggio a scorrimento veloce che è di fatto ha compromesso ogni sviluppo “tradizionale” del fronte strada sud dell’area di progetto. Ogni elemento di prossimità tra corpo principale della tradizionale fabbrica novecentesca e la strada è saltato. Una modifica infrastrutturale di questo tipo comporta scelte e priorità differenti. Sullo stesso piano la realizzazione nel corso degli ultimi trent’anni di cinque edifici torre (cinque in parziale disuso e due di nuova concezione) svelano un altro punto di vista rispetto al tradizionale a vista d’uomo: l’attenzione al quinto prospetto come parametro per la progettazione di un nuovo edificio risulta fondamentale. Il nuovo Headquarters di Liuni è un edificio che rispetta i volumi della fabbrica novecentesca, si sviluppa a partire dai bordi del lotto con elementi dal forte carattere formale e materico per poi frammentarsi e definire un grande spazio pubblico a verde, un giardino nel cuore di un edificio a vocazione privata.
Tre azioni principali. La prima legata alla disposizione dei corpi edilizi principali. Un edificio a L chiude il fronte sud e il fronte ovest (ovvero il prospetto su via Stephenson e quello sull’edificio confinante) in modo da identificare un segno sul quale strutturare la composizione. Questo edificio ospita la maggior parte delle superfici dedicate ad uffici. Un edificio collocato sul lato nord del lotto, ospita il deposito. Da qui la scelta di individuare l’accesso principale pedonale su via privata Val Formazza e utilizzare il fronte su via Stephenson come elemento puro, caratterizzato da una pelle metallica cangiante e una grande apertura che svela le chiome degli alberi che svettano da un giardino interno. Una natura incorniciata, preludio di quello che caratterizza la vera essenza del progetto, un grande parco. La seconda azione è data dalla definizione dello spazio tra i due volumi principali. Si tratta di corpi edilizi vetrati al piano terra che dialogano con la tensione spaziale generata dalla prima azione che ospitano uffici open space e un sistema lineare che raccorda il fronte sud con il fronte nord che ospita lo showroom. L’alternanza di corpi edilizi che dialogano con il suolo attraverso ampie superfici vetrate ed elementi a sbalzo e a ponte generano e ritagliano scorci, sono il cuore della composizione. La progettazione del giardino è la terza azione. E’ un sistema di “placche” di vegetazione che si integrano con gli scorci generati dai volumi vetrati e dagli sbalzi e definiscono limiti e accessibilità in base al tipo di pavimentazione, e all’alternanza tra prato e arbusti tappezzanti. Si tratta di un giardino aperto e accessibile ma controllato visivamente in ogni sua parte. Uno spazio “tra”, un vuoto eloquente, un vuoto compreso e compresso tra edifici ma che diventa il vero elemento generatore dello spazio. Le “placche” svelano le priorità dei flussi di accesso, mostrano o nascondono alcuni ambiti spaziali, inquadrano scorci. Il giardino è uno spazio privato ad uso pubblico nelle sole ore diurne.
La superficie destinata a verde (giardino e tetto giardino) occupa di 55% del lotto, alternando superfici permeabili e semipermeabili in modo da avere un impatto ridotto come consumo di suolo e un controllo importante in tema di regimentazione delle acque in eccesso. In tema di sostenibilità ambientale oltre che l’attenzione per gli aspetti legati all’orientamento dell’edificio, grande importanza è stata dedicata alla scelta della definizione del giardino sia come spazio pubblico aperto alla città, che come miglioramento della qualità dell’aria, del miglioramento acustico, della riduzione dell’effetto isola di calore e della riduzione dal carico idraulico.
Gli interni sono stati pensati in totale continuità visiva con gli spazi esterni e le aree verdi. Sono stati scelte le pavimentazioni della serie Tatami collection di Bolon per tutte le pavimentazioni interne degli uffici e dello spazio espositivo. Totale permeabilità e flessibilità caratterizzano gli spazi interni; sono state date alcune gerarchie (uffici open space al piano terra, uffici dirigenti e sale riunioni al piano primo) ma ogni elemento è attrezzabile in modalità differenti in base alle esigenze. Lo showroom è ospitato nell’elemento lineare a ponte che connette il fronte nord e quello sud, è pensato come un percorso espositivo attrezzato in modo da esporre pannelli di pavimentazione di grandi dimensioni (almeno 150x150 cm) e in tre posizioni (verticale, obliqua e a terra) per consentire ai clienti di valutare le caratteristiche al calpestio e la percezione ai vari tipi di incidenza luminosa.